Destinazione Paradiso (idee e immaginari)
Ma una volta ‘esalato l’ultimo respiro’, come accidenti fa uno a finire lassù, in cielo?
Di Giancarlo Fornasier
Pubblichiamo l’editoriale apparso su Ticino7, allegato a laRegione.
Quando l’argomento sono nonni e parenti che non ci sono più, si finisce a confrontarsi con la morte. E se il quesito te lo pone un bimbo di scuola materna, non è facile cimentarsi con discorsi legati alla fede e a mondi diversi e felici. Anche buttarla sul filosofico – tirando magari in ballo, che ne so, il mito del soldato Er e le anime eterne di Platone che vanno di corpo in corpo, che poi è pure un’immagine notevole – rischi l’autogol. Per fortuna a sciogliere l’impasse piovuta una sera proprio all’ora di cena, ci ha pensato il provvidenziale intervento di un fratello maggiore. Il quale, rispetto al fascinoso quesito, anni prima si era creato un film tutto suo: a spedire i deceduti in cielo ci penserebbe un enorme cannone, nel quale si infila il ‘fortunato’‚ boom! e via a bucare le nuvole. Una spiegazione pratica e plausibile, già vista al circo e in parecchi cartoni animati, senza dimenticare il grande Francesco De Gregori. Certo, detta così, quando a due passi da noi si spara ben altro e le anime innocenti perdute non si contano, rischi grosso. Ma ai ragazzini non puoi raccontargli che il mondo è governato (pure) da imbecilli, e che ogni speranza è quasi persa. Lasciamoli fantasticare, progettare e sognare. Almeno per un po’.
Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno
Giuro che lo farò
E oltre l’azzurro della tenda, nell’azzurro io volerò
Quando la donna cannone d’oro e d’argento diventerà
Senza passare per la stazione l’ultimo treno prenderà.
E in faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà
E dalle porte della notte il giorno si bloccherà
Un applauso del pubblico pagante lo sottolineerà
E dalla bocca del cannone una canzone suonerà.
(da La donna cannone, F. De Gregori, 1978)