Anastasiya Petryshak, il violino e l’Ucraina

“Un giorno, mentre passeggiavo per strada, vidi un violinista suonare le ‘Quattro stagioni’ di Vivaldi e fu per me una vera e propria folgorazione”

Di Gino Driussi

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

Violinista italo-ucraina, è nata a Ivano-Frankivs’k (Ucraina) il 12 aprile 1994. All’età di otto anni inizia a esibirsi in pubblico vincendo numerosi concorsi nazionali e internazionali. Nel 2004 si trasferisce in Italia per proseguire gli studi di violino con il maestro Salvatore Accardo all’Accademia Walter Stauffer di Cremona. Nel 2016 si trasferisce a Zurigo e dopo due anni ottiene il “master soloist” alla Zürcher Hochschule der Künste, sotto la guida del maestro Rudolf Koelman. La sua carriera la porta a suonare nelle più prestigiose sale concertistiche in Europa, Stati Uniti, Corea del Sud, Arabia Saudita, Libano e Sudafrica. Oggi vive sempre a Zurigo col marito, il finanziere francese Edouard Hurstel, col quale è sposata dal 2019, e con il figlioletto. Suona regolarmente un violino costruito appositamente per lei dal liutaio bolognese Roberto Regazzi nel 2012.

Ascoltare il suo lavoro Ange Terrible (uscito di recente Sony Music)e pensare alla guerra in Ucraina è struggente. Sì, perché Anastasiya Petryshak (“una violinista di grande talento in possesso di una intonazione perfetta, un suono molto affascinante, una tecnica brillantissima e una musicalità pura”, ha detto di lei il suo mentore Salvatore Accardo), sta vivendo con grande sofferenza e con il pianto nel cuore la devastazione del suo Paese d’origine. La sua speranza è di portare un po’ di luce in questi tempi particolarmente bui. La incontro a Zurigo e mi interessa sapere subito come tutto è incominciato nella sua città natale di Ivano-Frankivs’k, nella parte occidentale dell’Ucraina: “Non provengo da una famiglia di musicisti professionisti, comunque i miei genitori erano appassionati di musica, che eseguivano e ascoltavano per diletto. Così, quando avevo cinque anni, mi incitarono a suonare il pianoforte, a fare canto e danza, ma scoprii ben presto che la mia vera passione era il violino. Un giorno, mentre passeggiavo per strada, vidi un violinista suonare le Quattro stagioni di Vivaldi e fu per me una vera e propria folgorazione. Non più tardi dell’indomani, insistetti perché mia mamma mi iscrivesse a una scuola di violino, dove ebbi la fortuna di incontrare un’insegnante eccezionale, Marta Kalynchuk, molto severa, esigente, ma buona, con la quale sono tuttora in contatto”.


© Angelina Mueller

Il trasferimento in Italia

La passione e la motivazione la portano subito a dedicarsi a fondo a questa attività e ben presto arrivano concorsi e concerti, ma con la sua famiglia si accorge che l’Ucraina non è in grado di assicurarle quel futuro da professionista cui aspira, quindi con la mamma, il papà e il fratello maggiore nel 2004 si trasferisce in Italia, precisamente a Bologna. “Non sarò mai abbastanza grata ai miei genitori per aver fatto questo non facile passo – accettando anche lavori più umili perché il titolo universitario che avevano conseguito in Ucraina non aveva nessun valore in Italia – per agevolare i miei studi e ovviamente per la musica non c’era Paese migliore. Ma l’impatto fu problematico: piangevo continuamente e non riuscivo ad adattarmi a una mentalità completamente diversa da quella cui ero abituata. Dopo tre mesi insistetti con grande determinazione affinché i miei genitori mi lasciassero tornare in Ucraina, dove ritrovai la mia insegnante, con la quale con grande gioia ripresi le mie lezioni quotidiane. Mi ci volle un anno per capire che sarebbe stato meglio raggiungerli nuovamente a Bologna. Mi preparai mentalmente
e tutto si svolse un po’ più facilmente rispetto alla prima volta, sebbene notassi una certa freddezza e diffidenza, in particolare a scuola, nei confronti di me straniera”. Gli 11 anni che seguiranno saranno molto intensi e la porteranno a completare il massimo degli studi possibili in Italia per il violino, segnatamente sotto la guida di Salvatore Accardo. “Oltre a essere un grandissimo violinista, il maestro Accardo ha un modo di insegnare che tende a valorizzare con il massimo rispetto il talento di ciascun musicista, lasciando gli allievi ‘fiorire’ secondo la loro natura. Infatti dà loro grande libertà, per cui ognuno ha veramente modo di trovare sé stesso. Per otto anni è sempre stato presente, anzi lo è tuttora”.


© Angelina Mueller

Dal 2016 a Zurigo

Nel 2016 Anastasiya si trasferisce a Zurigo, alla ZHdK, e due anni dopo, ottenuto il diploma di “soloist master” – che, mi precisa, è stato impegnativo perché il corso è riservato a pochissimi e per completarlo le esigenze della giuria sono molto alte – decide di rimanere nella città sulla Limmat. “Mi sono piaciuti molto, qui, l’ordine, il rispetto delle persone, l’interesse che si riscontra per la musica, per l’arte, per la cultura. Certo, è una città che bisogna conoscere a fondo per amarla. Un altro motivo per il quale sono rimasta è stato l’incontro con quello che sarebbe poi diventato mio marito”.

L’angelo terribile

Come detto, il suo secondo cd si intitola Ange Terrible nel quale, insieme con il pianista italiano Lorenzo Meo, interpreta brani dei tre compositori francesi più importanti del ventesimo secolo, Debussy, Ravel e Messiaen, scritti nel periodo che include le due Guerre mondiali. Ma perché Ange Terrible? “Il titolo si presta a molti significati, a tante interpretazioni e il bello è proprio la possibilità di lasciare spazio all’immaginazione, alla fantasia. Per quanto mi riguarda, siccome nella mia carriera spesso vengo paragonata a un angelo (lo fa, per esempio, Andrea Bocelli, con il quale ha tenuto decine di concerti, nda) perché gli angeli sono messaggeri e con il mio violino porto anche dei messaggi, con l’aggettivo “terrible” volevo dare un tocco di drammaticità, soprattutto dopo il Covid, il lockdown e con la guerra in Ucraina, e far vedere tutti i lati di Anastasiya, non solamente quello…angelico”.


© Sony Music

Un forte messaggio

Questo progetto è nato prima dello scoppio della guerra in Ucraina, ma chiaramente, alla luce del dramma che sta conoscendo ormai da più di un anno il suo Paese natale, adesso porta un messaggio ancora più forte. “Mi piacerebbe che questa musica potesse far riflettere le persone su quanto sta accadendo in Ucraina. Una parte dei miei familiari – in particolare mia nonna – ha voluto rimanere là e naturalmente seguo con molta apprensione gli eventi, tanto più che ho dei cugini al fronte. Tra l’altro con mia nonna mi sento tutti i giorni. Spero vivamente che tutto finisca il più presto possibile perché questa guerra è già durata fin troppo”.
Tra l’altro, Anastasiya Petryshak è impegnata a raccogliere fondi per l’Ucraina tenendo concerti negli Stati Uniti, in Spagna, in Francia e in Italia: “Collaboro in particolare con la TulSun Foundation in Olanda e con la Carano 4 Children Foundation in Belgio. La prima aiuta i bambini ucraini orfani, che spesso sono dimenticati. Molti di essi vengono portati fuori dal Paese e affidati a delle famiglie. La seconda, invece, promuove giovani talenti e raccoglie fondi a favore dei rifugiati ucraini con l’Unicef”. Quando con la musica ci si mette al servizio di una giusta causa, non si può che rimanere ammirati di fronte a una persona che, nonostante il suo notevole talento, dà indubbiamente prova di una grande modestia e di un encomiabile slancio umanitario.

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