La vera forza di Romeo Taddei (oltre alla musica)

Ha sempre avuto il ritmo dentro e da piccolo tamburellava con le dita su qualsiasi cosa. Sarà perché nella sua famiglia suonare è sinonimo di vita

Di Natascia Bandecchi

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

Nato a Montevideo (Uruguay) il 28 febbraio 1997, vive tra Roma e il Malcantone. Il suo piatto preferito è la Milanesa con huevos fritos e patatine (detto proprio un po’ in spagnolo e un po’ in italiano). I suoi tatuaggi parlano di lui, tra dipinti del suo babbo (Claudio) e rimandi musicali: Nirvana, Red Hot Chili Peppers e Mac Miller. Ama il mare, gli piacerebbe surfare bene, per ora ci sta lavorando mantenendosi in equilibrio, un po’ come fa nella vita. Non potrebbe fare a meno del suo mate (infusione di foglie di erba mate) quotidiano. Nomade dentro, ha in tasca un diploma da personal trainer, ma adora suonare la chitarra e cantare, e vorrebbe farlo diventare un mestiere. Cosa gli fa paura? Non essere all’altezza delle sue aspettative…

Ogni incontro che ho la fortuna di raccogliere per questa rubrica mi porta emozione, colore e un pezzetto di vita dell’essere umano che incrocio. Romeo Taddei ha un nonsoché in più, parlo di un legame affettivo che ci accomuna: il suo babbo Claudio, morto nell’agosto del 2019. I suoi occhi limpidi sono curiosi e friccicarelli, è vitale mentre si racconta. Chissà se da piccolo aveva la stessa energia scoppiettante di oggi? “Da quello che mi raccontano, ma la mia memoria è un po’ un disastro, ero un cucadores: all’asilo sbaciucchiavo le mie compagne e se mi capitavano sotto tiro le maestre, baciavo pure loro! Ero un fiume in piena, super vivace, allegro. Mi piaceva stare al centro dell’attenzione, cosa che oggi è cambiata, preferisco stare più in disparte”.


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Adesso

Porterò sempre con me una frase mantra di Claudio Taddei: “El presente es eterno”, affermazione che non si può spiegare ma che va vissuta. “Il babbo era molto spirituale e di questo ne sono grato perché ho avuto l’opportunità di assorbire molti suoi insegnamenti, soprattutto nell’ultima parte della sua vita. Una follia fatta insieme prima della sua dipartita: un seminario in Spagna dove si meditava quattro ore al giorno. Io, totalmente a secco di queste pratiche introspettive, mi sono immerso in un universo mai esplorato prima. Ricordo come fosse oggi il suo abbraccio per ringraziarmi di averlo accompagnato lì, era commosso e il suo grazie, detto a mezza voce, mi ha toccato l’anima”. Tornando alla sua frase: ‘il presente è eterno’ per me significa vivere senza permettere alla mente di distrarci da quel momento unico e irripetibile che è: ADESSO”.

Radici

Uruguay, piccola perla incastonata tra Argentina e Brasile che si affaccia sull’Oceano Atlantico e Svizzera, terra di laghi, montagne e verdi praterie. Romeo ha vissuto entrambe le energie, un po’ sui binari di casa nostra dove tutto è puntuale e funzionale e un po’ off-road in Sud America. La confusione o quel senso di smarrimento nel conciliare due mondi così apparentemente distanti l’ha mai toccato? “Ho sempre cercato di cogliere i lati positivi di tutte e due le realtà. Ogni tanto mi sento un pesce fuor d’acqua: qui devi essere sul pezzo e c’è poco spazio per l’improvvisazione, mentre in Uruguay anche se sei più sciallo va bene lo stesso. Diciamo che la via di mezzo è il modo migliore per esistere e non resistere, sia da una parte sia dall’altra”.


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Ritmo vitale

Romeo ha sempre avuto il ritmo dentro, da piccolo tamburellava con le dita su qualsiasi cosa. A poco più di due anni ha cantato con il babbo in “Dormite tranquilo” una ninna nanna reggaeggiante. “Ho iniziato a strimpellare la chitarra e a cantare intorno ai 13 anni, ero in Uruguay. Da qualche parte mi sentivo diverso perché ero l’unico figlio d’arte che non suonava uno strumento e non cantava, intendo bene, come si deve. Poi il richiamo, quello serio, per la musica è arrivato quando io e papà abbiamo vissuto insieme nel suo ultimo anno di vita. Ci siamo avvicinati molto in quel periodo, la musica era un linguaggio che ci permetteva di comunicare in maniera diversa. Ho scoperto in quel periodo di avere un legame profondo col comporre e col cantare”. Quando Claudio se fuè por el otro lado, suonare è diventato per Romeo uno strumento per rimanere collegato alla sua essenza. “Quando suono è come sentirlo lì con me. Mi rendo conto che, ora che suonare è diventato un lavoro, il filo che mi lega a lui si assottiglia quando mi prendo troppo sul serio. La sfida è nutrire la semplice gioia di fare con amore quello che sto facendo, e cioè: esprimere la vita che mi pulsa dentro perdendomi in ciò che faccio”.


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L’isola che c’è

Prendi una chitarra, la sorella Dana – che ha una voce da urlo – e una canzone della zia (anche lei artista a tutto tondo) Rossana Taddei e il video è fatto. Girato durante la pandemia, il video è stato l’inizio del percorso musicale che lo ha portato alle selezioni di X Factor (grazie a Pablo Meneguzzi che ha stimolato tutti), fino ad arrivare a un contratto discografico firmato con l’Isola degli Artisti. “Vivo ad Aprilia, a due passi da Roma, e mi sto facendo le ossa tra composizioni musicali, atmosfere artistiche e tanto studio…”. A proposito di arte e spettacolo, Romeo quest’estate ha partecipato a “Majara”, programma tv targato RSI di cui ha composto la sigla omonima.

Luce

“Conserva tu luz, sin perder el color de tu alma”. Sulle ali dei versi di questa canzone ci salutiamo. Una canzone che Claudio Taddei ha dedicato a lui e alla sorella Dana, augurando loro di non perdere mai la scintilla che brilla dentro: “La forza vera è dentro di noi, non dimentichiamocelo mai”.


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