Dimmi qualcosa (per il bene di tutti)

Ne parlano alla radio, lo leggi sul giornale e in rete, sono presenti ovunque. Ma che è, i nuovi Rolling Stones? No, non proprio…

Di Giancarlo Fornasier

Come ci si deve comportare quando in Redazione arriva la classica raccolta di poesie pretenziose, raffazzonate e «improbabili», il mattone «alla Dan Brown» (cit.) da 800 pagine che getteresti dopo dieci righe, il cd spacciato per avanguardia ma superato da oltre 50 anni di sperimentazioni fra free jazz, folk, pop, rock ed elettronica? Il problema è sempre lo stesso: gli autori sono «dei nostri» e allora le scelte diventano due: o non ne parli proprio o ne parli positivamente. Non invidio i responsabili delle pagine culturali dei quotidiani, i loro colleghi che lavorano all’online e quelli delle radio e delle TV. La buona educazione – anche per evitare scontri frontali rancorosi – vuole che se ne parli. Ma bene. O che almeno «s’informi la popolazione» che Tizio ha fatto questo e Caio sta per pubblicare quello (e che «sarà un lavoro sorprendente», naturalmente).
Sulla critica che critica poco o proprio non lo fa, su queste pagine si è già scritto in passato. Ma mica perché la ragione stia da una parte o dall’altra; e nemmeno perché qui siamo «più bravi». Anzi, per scelta le recensioni appaiono col contagocce (pure quella dello struzzo è una strategia). Il vero problema è che a dire e scrivere che ciò che partorisce il nostro fazzoletto di terra meriti in tutti i casi una visibilità totale, sovente non ci guadagna proprio nessuno: non di certo le testate che lo devono fare, ma soprattutto non ci guadagnano i lettori che, una volta confrontati con la pièce teatrale improvvisata, il romanzetto scontato, il brano musicale «da dimenticare» potrebbero farsi qualche domanda. 
Giustamente.

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