Ennio Graber, facci volare!

Ha costruito il suo primo elicottero radiocomandato all’età di 14 anni. Da allora ne sono passati altri 25, ma la sua passione non pare voler “atterrare”.

Di Moreno Invernizzi

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

Nell’aeromodellismo abilità e precisione sono imprescindibili. Tutto deve essere calcolato e pianificato al dettaglio. Dai primi passi, o meglio, giri di pala nel laboratorio di casa a quando il modello si librerà nel cielo. Abilità e precisione che sono caratteri distintivi di Ennio Graber, che dal 2001 rappresenta la Svizzera a Mondiali ed Europei di modellismo. 
A Ballenstedt, dove in agosto si sono svolti gli ultimi Mondiali, il gambarognese ha chiuso al secondo posto, dopo aver a lungo lottato per l’oro: «In Germania è mancato davvero poco perché vincessi il mio terzo titolo» racconta Ennio. «Fino all’ultima giornata ero al comando, ma poi, proprio sul più bello, sono stato scavalcato dal concorrente giapponese. Peccato… Ma sono soddisfatto: rispetto alle passate edizioni, questa è stata di gran lunga la più equilibrata e appassionante».

Un gran lavoro

Quando parla degli elicotteri radiocomandati, le sue «creature», gli si illuminano gli occhi. Come se quegli oggetti inanimati se non alimentati, prendessero vita, una vita tutta loro, autonoma. Quegli elicotteri che, dopo ore di meticoloso lavoro, prima nel costruirli, e poi nel prepararli al volo, si librano nel cielo producendosi in acrobazie che paiono impossibili. «Da piccolo mi piaceva assistere papà nel suo atelier, mentre costruiva i suoi modelli. Cercavo di carpirgli qualche trucco, e lo aiutavo. Prima di arrivare agli elicotteri ho fatto la gavetta con le macchine telecomandate. Poi mi sono staccato da terra e ho iniziato con aerei e alianti. È un percorso quasi imposto: l’aereo è un po’ più semplice da pilotare. Il primo elicottero l’ho montato a 14 anni, forte della consapevolezza che in caso di bisogno avrei potuto contare sulla consulenza di mio padre». 
Quante ore di lavoro richiede il montaggio di un modello? «Un minimo di 10-15 ore, per un elicottero semplice, sono da mettere in preventivo. L’assemblaggio di un modello da gara, invece, è una sorta di work in progress. C’è sempre qualche settaggio da fare, qualche perfezionamento o modifica da apportare per renderlo più performante. Ma costruire un elicottero è la parte meno onerosa. Il volo richiede molto più tempo. Con volo non intendo solo quando l’elicottero è sollevato da terra, ma tutta la sua messa a punto, la preparazione sul campo, i controlli, le riparazioni eccetera». Il suo «campo base» è San Vittore, dove c’è un terreno dedicato al modellismo.
In volo, però, non sempre va tutto per il verso giusto… «Gli incidenti fanno parte del gioco. In totale mi sarà caduta una decina di elicotteri, di cui uno proprio ai Mondiali in Giappone. Quella volta a mettere k.o. il mio modello, esploso in volo, era stato un guasto meccanico. Dunque non per una mia colpa diretta. In pochi secondi vanno in fumo circa un anno di lavoro e parecchi soldi, non puoi che essere deluso. Quella volta, i giudici hanno ovviamente valutato con zero punti la mia evoluzione, ma ho comunque potuto finire la gara col mio ‘muletto’, un po’ come in Formula Uno». 

Pochi (ma buoni)

Come ci sei arrivato ai Mondiali? «La prima volta è stato un caso. Nel 2001, a Muncie, nell’Indiana (Stati Uniti), per rappresentare la Svizzera erano stati selezionati mio padre e altri due piloti confederati. Uno di loro, tuttavia, all’ultimo momento ha dovuto dichiarare forfait. Così il destino ha voluto che il suo ruolo lo ereditassi io, visto che avevo comunque nei piani il viaggio per assistere mio padre. Ho solo dovuto prendere con me il mio modello e basta.
È stata una soddisfazione immensa: fino a lì avevo sempre visto mio padre come un idolo perché partecipava a questi grandi appuntamenti». Da quel 2001 sono passati diciotto anni, e quella Nazionale da allora non l’ha più lasciata, prendendo parte a tutti gli appuntamenti maggiori (Mondiali ed Europei) che ne sono seguiti. E non senza togliersi importanti soddisfazioni.
Ennio poi snocciola un aneddoto: «Come membro dell’Aero Club, il modellismo sottostà a Swiss Olympic. Con tutti gli annessi e connessi del caso… Come quello di doversi attenere alle disposizioni dell’Agenzia mondiale antidoping. Di conseguenza, pure a me è capitato di dover notificare i miei spostamenti, le mie abitudini quotidiane per un intero anno, al fine di rendermi reperibile per un’eventuale visita di un ufficiale addetto ai controlli. Che un giorno, alle 6 di mattina, si è presentato a casa mia per le rituali verifiche!». Quanti sono i modellisti in Ticino? «Quelli che lo fanno per pura passione sono molti, quelli che partecipano alle gare, invece, si contano sulle dita di una mano». O poco più.

IL PERSONAGGIO

Originario di Gambarogno, dove risiede tuttora, e di professione docente di educazione fisica, Ennio Graber ha costruito il suo primo elicottero radiocomandato all’età di 14 anni. Sono passati 25 anni da allora, e di modelli ne ha costruiti parecchi: «Non saprei con esattezza quanti, ma se dico una trentina in totale non ci siamo distanti». Dal 2001 rappresenta regolarmente la Svizzera ai maggiori appuntamenti internazionali come Europei e Mondiali. Nella sua carriera ha già messo in bacheca due titoli mondiali e alcune medaglie d’argento.

 

Articoli simili