Mandricardo e le cento biciclette

Collezionista e amante del vintage, Mandricardo Capulli vive tra passato e presente, a cavallo selle che hanno fatto storia.

Di Giancarlo Fornasier

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Mandricardo… Mandricardo… Il nome suona familiare, ma dove l’ho già sentito? La risposta non la porta il vento, ma una breve e intensa chiacchierata con Mandricardo Capulli, di Stabio, collezionista per passione, cultore del vintage con un amore per le biciclette, «che oggi sono considerate d’epoca, ma alcune di queste quand’ero ragazzo le incrociavi sulle strade del Lago Maggiore, a Verbania». E il suo nome, dunque? Anche per quello bisogna ‘pedalare’ indietro nel tempo: «Il mio bisnonno lavorava alla Biblioteca Vaticana; stiamo parlano della fine dell’800, quando tra le mani si ritrovò una copia del capolavoro dell’Ariosto, l’Orlando furioso (1516)». E così ai figli diede alcuni dei nomi dei personaggi del poema cavalleresco: Mandricardo toccò al nonno del nostro interlocutore… e infine a lui. Ma torniamo alle bici: «Oggi ne posseggo un centinaio, raccolte in oltre tre decenni: alcune dall’indubbio valore agonistico, come quella di Fermo Radaelli, campione di Capolago degli anni ’30-’40, detto ‘ul naj’ per le sue abilità di fuga» (nella foto in basso; © lanostrastoria.ch). Ma senza condivisione, uso e riuso non c’è gioia; per questo dal 2016 Mandricardo organizza La Belvedere Mendrisio, una «ciclostorica sulle strade che hanno fatto la storia del ciclismo», evento non competitivo e aperto a tutti. Per saperne di più date un occhio al sito labelvedere.org. Scoprirete un mondo.

 Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana

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