Così, per esempio

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Di laRegione

A parlare sono tutti buoni.
Quando invece le cose bisogna farle, concretamente, le teorie e i grandi discorsi servono a poco: o ci sei oppure ti riprometti che la prossima volta rifletterai un paio di volte prima di emettere sentenze sulle incapacità altrui. E sulle tue, magari. Se nell’ambito lavorativo questa legge è talmente vera che gli esempi, in qualsiasi azienda, non mancano, tra i migliori e più illuminanti terreni di sperimentazione le relazioni interpersonali (genitori-figli, educatori-bambini, allenatori-giocatori ecc.) possono regalare gemme immortali. Fulcro di questa leva che contrappone modello da imitare a necessità di apprendere è il concetto stesso di «buon esempio». Materia ostica e spinosa, per dire, a qualsiasi genitore: hai voglia di leggere i migliori manuali di psicologia dell’infanzia e dell’adolescenza se, alla fine, quello che teorizziamo ai più giovani si scontra con esempi pratici poco virtuosi a scandire la nostra giornata di educatori: da come ci relazioniamo con gli altri, alle promesse (non mantenute) con le quali ci liberiamo di pendenze che non vogliamo affrontare. Dal rispetto delle regole stradali e della buona convivenza, alla coerenza nelle nostre scelte di vita. Se volete affrontare il tema – anche con la vostra coscienza, chissà –, leggete prima il contributo firmato dalla giornalista de laRegione Samantha Ghisla che apre questo numero di Ticino7. Perché non c’è miglior modo per confrontarsi con i propri figli (e con gli altri) che giocare con loro ed essere d’esempio. Sul campo però, non solo a parole gridando da «bordo ring».

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