Jole Agostinetti. Una signora da “palco”

Per decenni è stata nella sala del Gran Consiglio. Ora saluta l’amministrazione cantonale, che non perde solo una segretaria ma un punto di riferimento

Di Federica Ciommiento

Pubblichiamo un articolo apparso sabato su Ticino7, allegato a laRegione.

ʻHo iniziato nel 1973, l’altroieri quindiʼ, dice ridendo. Lei che per 47 anni ha lavorato presso i servizi del Gran Consiglio ticinese, inizialmente come funzionaria amministrativa e poi come segretaria.

“Sono un po’ emozionata”. Inizia così la chiacchierata con una donna gioviale, schietta e piena di energia, che per innumerevoli legislature è stata per tutti ‘la Jole’. “Nei primi tempi il rapporto con i deputati era strettamente lavorativo, anche perché vigeva un modo di fare più formale rispetto ad ora. I granconsiglieri arrivavano in giacca e cravatta e le signore erano elegantissime, e io, giovanissima, ne ero un po’ intimorita”, racconta. “Poi verso la fine degli anni Ottanta sono arrivati molti deputati giovani, che avevano circa la mia età, e il rapporto è diventato più rilassato. Con alcuni è nata un’amicizia, che condividiamo ancora adesso”. Crescendo, una timida Jole è diventata sempre più una donna schietta e ha superato il timore del “palco” grazie anche al teatro. “L’ho fatto a livello amatoriale per alcuni anni. Mi ha insegnato a nascondermi meno e a non essere intimorita a trovarmi sul palco del parlamento con 90 persone davanti”, dice, pensando alle sedute del Gran Consiglio. “I primi tempi, per non farmi riprendere, se dovevo andare da una parte all’altra della sala non l’attraversavo, uscivo da una porta e rientravo da quella sull’altro lato”. 

Passioni e ricordi

Inizialmente riservata ma sempre molto socievole: “Da giovane non stavo mai ferma, uscivo continuamente per stare in compagnia. Uno spirito libero insomma. Anche adesso ho molti amici e mi piace passare il tempo con loro”. Una vita sociale molto attiva ma… praticamente nessuna foto in rete. “Non mi piace farmi fotografare. Probabilmente si trova qualche scatto di me a Carnevale”. Sì, perché questa è un’altra grande passione di Jole Agostinetti, che per anni ha partecipato all’organizzazione della tendina degli Ex Malakoff-Pracarass al Rabadan di Bellinzona. “Il Carnevale mi è sempre piaciuto. Il nostro gruppo è andato avanti per parecchi anni, ma poi si è sciolto. Non c’erano più forze nuove e col passare degli anni si fa fatica. Bisogna metterci molte energie. Si cominciava a lavorare un mese prima per allestire il tutto. Ci si incontrava quasi tutte le sere. Poi c’era il lavoro durante il Carnevale stesso. Era un’attività molto divertente, ma anche molto impegnativa. Se stai dietro al bar devi stare attenta, gestisci soldi non tuoi e devi controllare la merce”. Quest’anno, causa Covid, non ci saranno i classici festeggiamenti, ma in generale è una passione che non è scemata del tutto: “Continua a piacermi. Magari adesso esco a cena e poi faccio un giretto nelle tendine. Però non sto più in giro fino alle sei di mattina. Ormai c’è un tempo per tutto”.
Giovialità e voglia di libertà che erano già presenti durante la sua infanzia: “Da piccolina chiedevo sempre ai miei genitori di portarmi dai nonni perché da loro avevo la massima libertà”. Soprattutto da quelli materni, dove la fame di libertà veniva saziata dallo stare all’aperto: “Erano contadini, c’erano gli animali e la stalla. Mi divertivo tantissimo”. Dai nonni paterni invece era un ambiente un po’ diverso: “Mio nonno faceva le parole crociate e così ho imparato anch’io e mia zia mi portava a teatro e in biblioteca; proprio da lì è nata la mia passione per la lettura. Erano due mondi differenti e probabilmente anche questo ha contribuito a creare il mio carattere, che si adatta un po’ a tutte le situazioni”.


© Ti-Press / Samuel Golay

Voltare pagina

Adesso la situazione nuova è quella della pensione. Temeva questo momento? “Un pochino sì, perché per 47 anni, cinque giorni alla settimana, per 8 ore e mezza, nove o anche dieci, ero lì. Però non starò ferma. Non sono la persona che resta chiusa in casa. Ovviamente ogni tanto ne ho bisogno, scelgo un giorno per ricaricarmi e sto da sola. Per il resto del tempo ho bisogno di avere gente attorno, di uscire, di parlare con le altre persone. Probabilmente farò del volontariato e magari, più in là, adotterò un cane”. Insomma non finirà in qualche Consiglio di amministrazione… “No no assolutamente, non voglio fare più la segretaria di nessuno. È stato bellissimo, ma è ora di dare una svolta”.
Bellissimo deve esserlo stato se è rimasta per quasi cinquant’anni. “Per me è stata una fortuna capitare lì. È un lavoro che ho apprezzato tantissimo perché molto variato, interessante, stimolante”, così tanto da stravolgere i suoi piani… “Inizialmente pensavo di lavorare un paio d’anni, risparmiare un po’ di soldi e poi andare via a imparare una lingua. Poi questo impiego mi ha affascinata. Ogni quattro anni cambia la legislatura e arrivano nuove persone da conoscere, avevo inoltre la possibilità di vedere tutto quello che succede nel nostro Cantone e le leggi che si formano. Inoltre, i temi sono variegati, vanno dalle scuole, agli ospedali, al clima, alle strade… è stato molto arricchente”. Una passione quindi, che anche se c’è la voglia di qualcosa di diverso, rimarrà: “Continuerò a mantenere l’interesse per quello che succede nel Cantone. A leggere i giornali, ascoltare la radio, guardare il telegiornale e il quotidiano. Sono aspetti che fanno parte della mia vita. Seguirò anche la politica, ma sempre dall’esterno”.


© Ti-Press / Samuel Golay

Mancherà (ne siamo certi)

Realtà politica che negli anni è molto cambiata. “Adesso la cosa più importante è diventata la visibilità. Quindi, per alcuni, l’importante è farsi vedere, poco importa quello che si dice. Conta solo fare l’intervento in aula, usandola quale palcoscenico personale alla costante ricerca di visibilità mediatica. La stampa, non me ne voglia, e i social svolgono un ruolo importantissimo adesso, e di conseguenza tutti vogliono visibilità. Ho sentito tanti interventi fatti solo per parlare. Molte volte basterebbe il voto, che ora è visibile e che rende palese l’opinione. Non è necessario intervenire ogni volta per dire la propria. Ecco vede… sono schietta”, dice ridendo. 
Insomma, un mondo politico che cambia, probabilmente come specchio anche della società: “Sia i membri del Gran Consiglio sia la gente fuori sono diventati molto critici e, a mio modo di vedere, la critica fine a se stessa non porta a nulla. Trovo comunque che manchi sempre più il rispetto nelle istituzioni. Sono in ogni caso persone che si mettono a disposizione e che dedicano parecchio tempo ed energie alla società. È difficile prendere decisioni, e lo è sempre di più, anche perché ogni scelta tocca tantissimi aspetti. Credo però che si potrebbe farlo con qualche parola in meno”. 
Società e politica sono cambiate, ma anche la tecnologia si è evoluta molto: “Nei primi anni di Gran Consiglio giravo ancora le bobine perché si registrava così”, ricorda con un sorriso che traspare anche dal telefono. “Ho vissuto la svolta tecnologica in maniera abbastanza graduale. In un primo momento ogni novità mi fa un po’ paura e mi mette un po’ d’ansia, ma poi la accetto e mi ci metto d’impegno. Sono una persona estremamente pratica, quindi se mi mostri come funziona qualcosa riesco a riprodurla, se me la spieghi in maniera astratta faccio più fatica. In ogni caso dobbiamo adattarci, perché tutto evolve in maniera molto rapida”. Aperta ai cambiamenti, allegra ed espansiva. Non è difficile immaginare quanto la sua presenza mancherà in Gran Consiglio. 

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