Airolo. Storie di valle (e dal passato)

“La cartolina classica illustrata con i saluti dal San Gottardo era una sorta di rituale. C’erano turisti (…) che ne inviavano 20, 30 in una volta sola”

Di Moreno Invernizzi

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

I lineamenti talvolta morbidi, talvolta aguzzi che lassù tracciano il confine tra il cielo e la terra li conosce quasi a memoria. Perché sono quelle montagne, quelle del massiccio del San Gottardo, che spesso hanno fatto da sfondo alle cartoline che per decenni hanno portato in tutto il mondo i saluti della gente che da qui è transitata. Cartoline che Edo Borelli – e prima di lui papà Willy, e ancor prima lo zio Arnoldo – ha realizzato…

Oggi, di cartoline, alla Foto Borelli non se ne fanno praticamente più: “Al punto che se dovessi produrne di nuove, ora sarei quasi in difficoltà, perché anche le ditte specializzate nella stampa offset stanno scomparendo o riorientandosi su altri mercati”, premette Edo Borelli. E, in fondo, anche il suo negozio nel tempo si è riorientato: “Negli anni Ottanta, all’attività prettamente legata alla fotografia, ho affiancato la vendita di orologi che, complice il calo generalizzato del settore della fotografia conseguente all’avvento del digitale, è diventata l’occupazione principale del negozio. Anche perché non mi sono limitato alla vendita, cercando di specializzarmi nella manutenzione e nelle piccole riparazioni degli orologi”. Ancora oggi, che di anni ne ha 76, un giorno alla settimana Edo apre le porte del suo negozio per questo genere di lavori, “e c’è sempre una gran fila in attesa: tutti bene o male hanno a casa orologi che necessitano di qualche manutenzione!”.


© Archivio Foto Borelli
La ‘Cartolina n. 1’ con la zona della Stazione FFS, stampata ancora come ‘Edizione Libreria, Airolo’.


© Archivio Foto Borelli
Retro della cartolina della Stazione FFS, spedita da Airolo il 12 agosto 1912.


© Archivio Foto Borelli
Ossasco, Valle Bedretto, anni Trenta: il forno a legna della famiglia Leonardi.

Per parenti e amici

Torniamo però alle cartoline. Iniziando dalle prime realizzate col marchio di Foto Borelli… “Stiamo parlando dei primi anni del Novecento. Foto Borelli non nasce però come negozio di fotografia: inizialmente Arnoldo, lo zio paterno di Edo, apre una cartoleria-libreria; nel suo inventario già figurano le cartoline, ma per realizzarle a quei tempi doveva far capo ad altre persone. È un’attività molto ristretta: in genere, i paesaggi sono quasi esclusivamente legati alle montagne del San Gottardo”.
La vera svolta arriva quando Arnoldo, dopo la Prima guerra mondiale, va a Berlino per un corso di specializzazione in fotografia all’Agfa. “Rientrato ad Airolo, ha poi deciso di mettere in pratica quanto appreso; nasceva così il vero e proprio Foto Borelli. Nel negozio-laboratorio si faceva un po’ di tutto, dallo sviluppo ai ritratti, sebbene a quei tempi i servigi del fotografo erano richiesti unicamente per le occasioni speciali: i ritratti di famiglia erano quasi un lusso…”.
Diverso è il discorso legato alla cartolina: “Il turismo era un fenomeno molto presente anche a quei tempi. E il San Gottardo già allora era un punto di passaggio per i vacanzieri, anche perché di tunnel non ce n’erano: l’unica strada era quella che passava davanti all’ospizio. E tutti quelli che transitavano da lì, o quasi, lo facevano con la voglia di comunicare a parenti e amici che stavano andando a godersi qualche giorno di vacanza: la cartolina classica illustrata con i saluti dal San Gottardo era una sorta di rituale. C’erano turisti, italiani in particolare, che ne inviavano 20, 30 o più in una volta sola. Nelle stagioni più fortunate, negli anni Sessanta e Settanta, al chiosco dell’ospizio San Gottardo vendevamo migliaia di cartoline per soggetto; oggi, oramai, questo genere di mercato è praticamente stato azzerato”.


© Archivio Foto Borelli
Anni Quaranta: Willy Borelli durante le riprese di un film sulla regione del Piora, con un fotocamera Bolex H16.

Paesaggi e non solo

Arnoldo Borelli va avanti con la sua attività in proprio fino al 1935, quando il Willy Borelli (il padre di Edo), di rientro con la famiglia da Lucerna decide di affiancarlo nel lavoro. “Nato nel 1914, mio padre a Lucerna aveva assolto il tirocinio di fotografo. Fino al 1948 il negozio resta nella sua sede originale, in fondo alla strada che scende dal municipio. Poi, quando Arnoldo, ormai in età di pensione, cede l’attività a Willy, Foto Borelli trasloca nei locali acquistati e adattati da mio nonno Leopoldo, con annesso il cinema (che abbiamo sempre dato in gestione a terze persone) e l’omonimo ristorante-pizzeria, aperto nel 1935 (dato in gerenza dal 1948 in poi). Da quel momento l’attività del negozio Foto Borelli decolla in tutto e per tutto. Arriva la prima automobile, e con questa il raggio d’azione si allarga: a quel punto diventa possibile realizzare fotografie un po’ dappertutto (prima i pochi spostamenti venivano fatti in bus o con il treno). “Con l’auto, Arnoldo e Willy prima, e io in seguito, il Ticino, e in particolare il Sopraceneri, l’abbiamo girato tutto. Da Airolo alla Valle Onsernone, dalla Val Morobbia alla Val di Blenio…”. A volte si parte cercando il soggetto, pianificando le varie tappe in funzione dello spostamento del sole; altre volte, invece, queste ‘missioni’ vengono… commissionate… “In Valle Onsernone, a Russo, c’era per esempio un parroco che ci chiamava per realizzare una serie di foto alla chiesa, e a diversi altri edifici che ci indicava la gente del posto. Allora capitava che si stesse lì una giornata intera e ci si dedicasse a panorami, ma pure a queste costruzioni”.


© Archivio Foto Borelli
Arnoldo Borelli mentre ritocca dei negativi.

Deformazione professionale

Il panorama più ricercato tra i turisti per i loro invii? “Come già detto, le montagne del San Gottardo, senz’ombra di dubbio”. Confrontando le cartoline di ieri e quelle di oggi, però, ci si accorge anche che il panorama è mutato parecchio: “Con gli anni sono naturalmente cambiate parecchie cose. Pensando unicamente ad Airolo, è per esempio arrivata la prima funivia Airolo-Sasso della Boggia, poi oggetto di un sostanziale lifting nella seconda metà degli anni Ottanta; e poi hanno aperto il tunnel autostradale…”. Meglio l’estate o l’inverno per i panorami? “Pensando ai turisti, l’estate era sicuramente più interessante per realizzare le cartoline; il turismo invernale, per rapporto, a occhio e croce rappresentava un decimo rispetto a quello estivo”. E il panorama più bello che Edo Borelli ha ammirato o che gli piacerebbe ammirare su una cartolina? “Essendo nato e cresciuto in una regione come quella di Airolo e dell’Alta Leventina, non posso non amare le montagne, perciò mi affascinano tutte le cartoline con un paesaggio montuoso; penso per esempio alla catena dell’Himalaya. Ammetto che, complice la mia deformazione professionale, guardo alle altre cartoline con occhio critico: se il prodotto è scadente… tanti saluti alla cartolina, anziché al destinatario!”.


© Archivio Foto Borelli
Edo Borelli nell’attuale negozio di Airolo.

UNA STORIA FAMILIARE

La fotografia, per Edo Borelli è una sorta di vizio di famiglia. Cominciato con lo zio paterno Arnoldo, poi trasmesso al fratello Willy e da ultimo, appunto, al nipote Edo. “In tutta franchezza non ho mai pensato di fare altro. Anche Piero, il mio secondogenito, era intenzionato a seguire le mie orme, ma considerato il calo dell’interesse nel campo della fotografia e delle cartoline, l’ho orientato su altre strade”. Classe 1946 e originario della Val Bedretto, Edo Borelli è nato e cresciuto ad Airolo dove, ora che si è trasferito a Brione sopra Minusio, torna un giorno alla settimana per aprire il suo negozio e servire l’affezionata clientela. Sposato nel 1975 con Brigida (“ma tutti la conoscono come ‘Bice’”), oltre a Piero (classe 1984) è padre anche di Leo (1980). Assolto il tirocinio nel negozio di papà, nel 1966, lo affianca a pieno titolo.


© Archivio Foto Borelli
Una foto d’epoca di Casa Borelli, lì dove è iniziata l’attività (edificio oggi noto come Casa Fiüra).


© Archivio Foto Borelli
Airolo, Via San Gottardo 31: qui fu trasferito il negozio nel 1948, indirizzo dove è presente ancora oggi.

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