Nei social il silenzio paga

Non volete alimentare il fuoco dell’odio? Evitate di gettare nuova benzina, semplice

Di Giancarlo Fornasier

Pubblichiamo l’editoriale apparso su Ticino7, allegato a laRegione.

È lo sport della rete e accontenta tutti: chi finalmente può dire quello che pensa e “a modo suo”, e soprattutto rende felici i proprietari e i gestori delle piattaforme dove si chatta, si posta, si scrive e troppo spesso si sparla. I primi possono aprirsi e confessarsi senza troppi filtri, forse convinti che qualcuno li ascolterà. I secondi vivono piuttosto del traffico dei dati e della raccolta di informazioni lasciate qui e lì, tutta robetta che potranno rivendere ad altri. Più nel loro portale c’è gente e movimento, maggiore visibilità avranno anche da un punto di vista commerciale e pubblicitario.
Quello che ci si racconta nel mondo dei social è il tema sviluppato da Federica Cameroni nel nostro ‘Approfondimento’: tra diritti democratici, libertà di espressione, controlli, satira e violenze verbali, quali strumenti abbiamo per provare ad arginare questa deriva d’odio (poco edificante)? Una risposta la suggerisce il nostro Alessio von Flüe nella sua rubrica a strisce: “Non si ragiona dove tutti urlano. C’è bisogno di silenzio…”. Bravo, si potrebbe organizzare un gioco a ricchi premi: chi sta zitto vince. Funzionerà?

 

 

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