Il sempre più piccolo mondo dei droni

Complessi, silenziosi, apparentemente anonimi ma “curiosi”, da tempo queste macchine volanti altamente tecnologiche non sono più robetta per ragazzini…

Di Andrea Artoni

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

Che i droni non servano soltanto per giocare è un fatto ormai universalmente noto. Le utilizzazioni professionali sono molteplici, e vanno dalle riprese fotografiche e ricerche ambientali alla sorveglianza del territorio; dai controlli di frontiera e di polizia agli impieghi più propriamente militari. A ciò si aggiunge la ricerca avanzata del sempre più piccolo, silenzioso e parco nei consumi. Alcuni recenti fatti e situazioni lo confermano.

Prendiamo una tranquilla comunità in un paesino di frontiera, formata prevalentemente da anziani che si ritrovano volentieri a chiacchierare fra loro. Un giorno uno fa notare che “la casa del povero amico Albert è stata comprata da qualcuno, ma la si vede deperire trasandata. Ogni tanto, sempre di giovedì, si vede arrivare un’auto a tarda sera: aprono il cancello, entrano, ma poi alla mattina non si vede più nessuno”. L’osservazione viene captata da un assistente sociale, il cui fratello lavora nella polizia locale. Quello ci pensa un po’ su, e poi ne parla con il comando, che decide di sorvegliare con discrezione la zona. Per non mettere in allarme i sorvegliati, viene utilizzato un sistema passivo (cioè privo di emissioni) capace di rilevare i movimenti dei mezzi mediante le loro emissioni elettromagnetiche. La discreta sorveglianza fa emergere che ogni giovedì, a tarda sera, un drone elettrico molto silenzioso e invisibile dal suolo arriva da oltre confine, si ferma un momento sopra il giardino incolto dietro la casa, e subito ritorna da dov’era venuto. È così che un traffico transfrontaliero di droga viene smascherato.


© AIA – Point Blank


© AIA – Point Blank

Falchi digitali

Trasferiamoci ora in Ucraina, dove sappiamo che due eserciti si affrontano, utilizzando anche armi molto sofisticate. Una, in particolare, d’origine israeliana, funziona come il falco cacciatore, che nel Medioevo veniva fatto volare dal braccio di un cavaliere o un armigero. Lo ha realizzato la locale industria aerospaziale IAI, si chiama “Point Blank”, è lungo circa un metro e viene portato in volo per mezzo di ventole mosse da motorini elettrici, inserite in fusi tubolari fissati ai termini di quattro corte ali cruciformi. Il corpo centrale contiene un ordigno di non grandi dimensioni, ma abbastanza potente da far esplodere un’auto o una casa. Fin qui, niente di nuovo: di telearmi più o meno tecnologiche se ne sono viste tante.
Ma questo falco meccanico può volare a lungo senza farsi notare; ha occhi digitali che mostrano al padrone lontano ciò che avviene dove sta volando, ed egli può registrare le immagini acquisite, con dettagli letteralmente centimetrici. Se nell’area sorvolata non vi è nulla d’interessante, basta un cenno, e il falco ritorna al braccio del padrone, che lo rifocilla con una ricarica delle batterie. Se invece il falco scopre una minaccia che il padrone riconosce come tale, quest’ultimo può decidere di fare del proprio falco un vero e proprio “kamikaze”, ordinandogli d’immolarsi per lui, esplodendo dentro un veicolo o una casa, direttamente passando attraverso un finestrino, poiché è addestrato a riconoscere il riflesso dei vetri, e le sue dimensioni gli consentono il transito.


© Autonomous Insect Robotics Lab

Guarda che strano insetto…

Un metro è ancora una dimensione umana, ma si tratta pur sempre di qualche cosa d’ingombrante, che occupa l’intero zaino di un combattente. Questi, però, in futuro potrà disporre di mezzi che dovrà andare letteralmente a scovare in un taschino. Alla AirLab di Washington, un laboratorio tecnologico universitario che lavora anche per il Pentagono – e Air è l’acronimo di Autonomous Insect Robotics – sono in sperimentazione dispositivi di controllo del volo che imitano quelli delle api, e hanno dimensioni corrispondenti ai loro apparati sensori biologici. L’obiettivo è realizzare droni capaci di operare autonomamente a comando, con dimensioni paragonabili a grani di riso e con un peso non superiore ai 10 milligrammi. Mentre sembra non vi siano problemi per la parte elettronica, si dice che l’ostacolo tecnologico più arduo da superare sia l’alimentazione elettrica, anche se l’energia necessaria sarebbe “solo cento volte” inferiore a quella che fa funzionare i più minuscoli “robottini” realizzati finora. Insomma, in futuro si dovrà stare molto attenti a ciò che ronza intorno, e non solo alla zanzara tigre…


© Autonomous Insect Robotics Lab

Articoli simili