Esci dalla tua terra e va’
Portare conforto e un po’ d’amore “dalla lontana patria natìa” a chi vive e lavora all’estero è un bel gesto. Sempre che sia tutto vero, eh
Di Beppe Donadio
Pubblichiamo l’editoriale apparso su Ticino7, allegato a laRegione
Svizzera tedesca, primi anni 70. “Noi attacchiamo, lui entra ed è un’ovazione: s’inchina, poi ci chiede di suonare più piano, si mette le mani nelle tasche, estrae i pugni chiusi e con gli occhi lucidi esclama: ‘Ecco, tenete, vi ho portato un po’ della vostra terra!’, e lancia questo terriccio tra il pubblico. Oh, piangevano tutti…”.
È uno dei tanti aneddoti di un chitarrista che chiameremo Chitarrista, nome noto alla Redazione e pure alla storia dei turnisti, quelli che accompagnano il cantante in tournée. Anche all’estero, dove l’italiano, “l’italiano vero” (per dirla col poeta), in anni di soprusi, per una sera si sentiva a casa. Potrebbe sembrare, ma quello che lanciava la terra al pubblico non era Toto Cutugno, da sempre amato più dagli italiani all’estero che da quelli d’Italia (“Sento che ti sto antipatico”. “Sì”. “Perché?”. “Perché ti trovo arrogante”. “Mi trovi presuntuoso?”. “Sì, e non mi piace la tua musica”; schermaglie televisive di quando ‘L’italiano’ era già manifesto e Mia Martini diceva in faccia a Toto Cutugno, su richiesta dello stesso, cosa pensasse di lui). Ma parlavamo della terra d’Italia: “Se la portava da casa?”, chiediamo al Chitarrista. “Macché, la prendeva ogni volta dal giardino dell’hotel in cui alloggiavamo”. “Possiamo scrivere il nome?”. “Meglio di no, mi sento sempre un po’ stronzo quando lo racconto”. Come si dice in America, quello che accade a Las Vegas resta a Las Vegas. Vale anche per Zurigo.