Mestruazioni: al ritmo della luna

Parlarne non è più un tabù. Perché in gioco ci sono la salute e il rispetto della donna

Di laRegione

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

Negli ultimi tempi si riscontra un boom di libri, manifestazioni, produzioni artistiche, articoli e documentari che parlano di quel sangue che esce da ogni femmina umana del pianeta per circa quarant’anni (2’400 giorni), senza nessuna ferita. Ci sono Ong che lavorano per distribuire assorbenti e combattere l’assenteismo forzato, così come importanti raccolte di firme online in vari paesi per convincere i governi ad abolire l’Iva sempre sugli assorbenti. In Svizzera la proposta di considerare le protezioni igieniche femminili come beni di prima necessità (al pari dei rasoi) è stata bocciata due volte in Parlamento (in Scozia invece ora vengono distribuite gratuitamente a tutte le studentesse, dalle scuole medie all’università).

Non è un segreto
Questa ondata di rivoluzione mestruale chiede di non demonizzare e di iniziare a considerare le mestruazioni tali quali sono: non solo un avvenimento biologico, bensì un fenomeno sociale. Chiede di smantellare diverse ingiustizie economiche, politiche, mediche e sociali legate al tabù del ciclo. Chiede di trovare soluzioni per la sindrome premestruale, che fino a oggi ognuna si è più o meno trovata a gestire da sola. Le donne non sono più isteriche, più fragili, più complicate degli uomini: hanno solo un utero e un sistema sofisticato per creare nuove vite.
Partiamo dalla parola mestruazioni: pochi la pronunciano con naturalezza. Molto più spesso si cerca di girarci in giro, di ridurla a cose, robe o baracche oppure di alludere a parenti lontani in arrivo, addirittura si tirano in ballo il Barone o il Mar Rosso… I più epici alludono ai marchesi, i più solenni ai cardinali e i romantici dicono che si disfa la culla; in Cina si chiamano acque lunari, in Nigeria è l’orologio e in Repubblica Ceca il fenomeno delle fragole.
Tra amiche poi ci si chiede un assorbente bisbigliando e passandoselo di nascosto per non farsi vedere dai maschi. E chi se la ricorda la vergogna, quando bisogna cambiarlo, in quei bagni dove si sente ogni fruscio? 

Meglio non parlarne
Antropologi, biologi e psicologi hanno provato a spiegare questo tabù: da scrigno sacro e creatore di esseri umani quando incinta, in quasi tutte le culture la donna viene considerata impura durante il ciclo mestruale.
Nelle comunità primitive e in alcune culture ancora oggi, essa viene esclusa dalle sue solite mansioni e le è proibito toccare qualsiasi cosa. Nella Torah ebraica e nella Bibbia cristiana si parla di «impurità della donna» durante il ciclo e si consiglia di non toccare nulla che entri in contatto con le mestruanti; musulmani e induisti vietano alla donna il contatto con la preghiera e a tutt’oggi le donne ortodosse non si recano in chiesa quando hanno le mestruazioni. Anche l’antico testo naturalistico di Plinio il Vecchio Naturalis historia parla di sangue tossico e dei poteri negativi e mortali che la donna esercita in quel suo periodo.
Fino al 1963, per la legge italiana le donne non potevano avere accesso alla magistratura perché, era scritto, «fisiologicamente tra un uomo e una donna ci sono differenze nella funzione intellettuale, e questo specie in determinati periodi della vita femminile».
Qualcuno ricorderà la storia che la mayonese «impazzisce» se a prepararla è una donna durante il suo ciclo. Adesso forse tale diceria è un po’ fuori moda, ma più per via della salsa in tubetto che per il cambio di mentalità.
Ma perché? Non c’è una risposta univoca, il dibattito resta aperto nei vari campi scientifici; in antropologia si pensa che in alcune società l’isolamento era nato con un intento positivo di «riposo» per poi trasformarsi negativamente con il corso del tempo e della storia; in sociologia si pensa che il tabù si sia creato come strumento di dominio e controllo del mondo femminile.

Emorragie di potenziale
Ci sono luoghi dove il ciclo mestruale rappresenta un impedimento, causando assenza/abbandono scolastico o del posto di lavoro. Si parla nel mondo di centinaia di migliaia di ragazze e donne che lasciano studi e occupazioni poiché non hanno i mezzi per gestire il periodo mestruale. O non ci sono strutture, o mancano i soldi, per cui non accedono ai dispositivi sanitari (assorbenti, tamponi, coppette) e ai medicamenti (quando necessario) per poter affrontare il ciclo.
In inglese è stato creato il termine period poverty, tradotto in «povertà mestruale»: sta a indicare l’impossibilità economica di potersi garantire un’igiene adeguata durante tutto il periodo mestruale. E qui non si parla solo di paesi considerati più poveri, perché anche in Inghilterra secondo recenti statistiche su mille ragazze tra i 14 e i 21 anni, una su dieci non ha i mezzi per comprare materiale mestruale, una su sette trova molto difficile poterselo permette e altrettante dichiarano di chiederlo in «prestito» a ragazze più abbienti.

Storia di una discriminazione
Mestruare è un processo biologico che implica una serie di cambiamenti fisiologici nel corpo di una donna. Il significato di questo fenomeno naturale è però sempre stato relegato a una questione di genere, da sempre sminuita o semplicemente taciuta. Le mestruazioni interpretate dalla scienza, lette in forma religiosa o sotto forma di credenza popolare sono state strumentalizzate creando una sensazione di malessere per molte donne. 
Le pubblicità propongono assorbenti profumati indossati da donne vestite di bianco che fanno sport. Invitano alla discrezione, alla pulizia, alla freschezza, alla protezione e all’attività. Rinforzano l’immaginario collettivo secondo il quale le mestruazioni sono sporche, maleodoranti ed è meglio fare come se non esistessero. Soprattutto, dicono che con un buon tampone si può fare tutto: non c’è bisogno che la vita si fermi. Quello che invece si sa è che un’alta percentuale di donne – tra il 30 e il 90% a seconda delle ricerche – ha forti dolori fisici durante il ciclo e/o soffre psicologicamente di sindrome premestruale con sintomi più o meno vicini alla depressione e che questi sintomi aumentano con la mancanza di riposo.

Non maledizione ma celebrazione
Come fa notare la basca Erika Irusta, prima «pedagoga mestruale» del mondo, «non sono le mestruazioni il problema, bensì come vengono accolte in società. La donna è ciclica e vive periodi in cui necessita di più calma; così come ci sono periodi in cui, sempre per gli ormoni, rendiamo di più, come per esempio in gravidanza, durante il parto o nel periodo dell’allattamento». 
Irusta, come molti medici e dietologi, pensa che si debba essere coscienti del fatto che per la donna non tutti i giorni del mese sono uguali e che sarebbe bene organizzare lavoro e attività in funzione del ciclo. Se si continua a parlarne apertamente, cambierà anche il mondo del lavoro. «Quello che adesso ci vuole subito sono molte più ricerche mediche al riguardo, e dichiarare inaccettabile il mito che ‘la donna è nata per soffrire’».

 

SETTE MODI PER SAPERNE DI PIÙ 

Grande schermo
Period. End of sentence (2018)
Vincitore dell’Oscar 2019 per il miglior cortometraggio documentario. Racconta di donne di una periferia rurale indiana, del non detto sulle mestruazioni e dell’impresa di creare una macchina per fabbricare assorbenti artigianali a basso costo. 

Internet
https://soy1soy4.com
Comunità virtuale educativa per imparare tutto sulle fasi ormonali e per mestruare senza dolore, vergogna e tabù, creata dalla prima pedagoga mestruale del mondo, Erika Irusta. In spagnolo.

Da leggere
Questo è il mio sangue (2018)
Saggio di Elise Thiébaut uscito in francese nel 2017 dando inizio alla nuova ondata di «rivoluzione mestruale».

Saggio
Le mie cose. Mestruazioni: Storia, tecnica, linguaggio, arte e musica (2005)
Testo della giornalista Raffaella Malaguti, uno dei più seri fra quelli che racchiudono le riflessioni su questo tema: «Uno sguardo nuovo e divertito al ciclo, per alleggerirlo e donargli una dignità che lo inserisca a pieno titolo nella storia della donna, del costume e dell’arte».

Parità
«Se gli uomini avessero le mestruazioni» (articolo del 1978)
Scritto dalla giornalista e attivista statunitense Gloria Steinem, leader dei movimenti femministi degli anni Sessanta e Settanta. Il gioco di spostare il punto di vista funziona sempre: se gli uomini avessero le mestruazioni tutto sarebbe molto diverso e noi non saremmo qui a parlarne… Ne parlerebbero già loro glorificandosi per tutto quel sangue poderoso!

Istruttivo
La storia delle mestruazioni (1946)
Disegno animato di Walt Disney destinato alle scuole per spiegare alle «signorine» che fanno parte di un piano eterno della natura per trasmettere il dono della vita e che
non è vero che non ci si possono lavare i capelli durante il ciclo.

Culture
I misteri della donna. Un’ interpretazione psicologica del principio femminile (1936)
Libro di culto scritto dalla psicologa Esther Harding. Spiega con documentazione antropologica le origini del tabù delle mestruazioni e il legame che il ciclo ha tessuto tra donna e Luna.

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