Mara Bertelli Sanz non molla mai

‘Ho due figli, potrei farmi dei trip incredibili sul mondo che li attende, ma che senso ha fasciarsi la testa adesso?’

Di Natascia Bandecchi

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

Nata a Carson City (Nevada, Stati Uniti) il 25 gennaio 1976, ha studiato ciò che amava all’Università di Losanna: Lettere. Già da allora il suo spirito “Yes, I can” aleggiava nell’etere dandole il sentore che un giorno quella laurea l’avrebbe messa a frutto. Il suo quaderno delle esperienze professionali, ma anche di vita, racchiude: 10 anni di giornalismo radiofonico, due centri yoga, altre attività imprenditoriali e, dulcis in fundo, un ristorante a cui si dedica con passione. Affascinata a tutto ciò che orbita attorno all’argomento “cibo”, la vita – anche qui – le ha donato l’opportunità di fare oggi ciò che le risuona di più. In fondo in fondo, però, si sente un po’ ballerina… quello che avrebbe voluto fare sin da piccola. Se rinascesse – le abbiamo chiesto di avvisarci, fosse così – vorrebbe indossare sempre le scarpette da ballo classico e farlo di mestiere. Cosa non sopporta? Le lamentele…

Vivendo nel piccolo Ticino è possibile incontrare dopo anni persone che hanno incrociato il nostro cammino in passato. È il caso di Mara: la ricordo in prima liceo, lei frequentava il linguistico, io ero nella classe parallela, quella con indirizzo economico. Sono passati 30 anni, ma quella luce nei suoi occhi colore del mare Mara l’ha preservata, uno sguardo profondo e delicato nel contempo. Incontrarla e ascoltare il suo percorso di vita mi ha ricordato il testo di una canzone di Elisa: “Spingersi al limite, non pensare sia impossibile… una strada che si illumina, la paura che si sgretola”. “A proposito di determinazione, sin da piccola sono stata educata a essere curiosa e intraprendente. Mia mamma Shanda è americana, quindi particolarmente emancipata, non la tipica mamma chioccia: lei mi ha fatto assaporare presto il valore dell’indipendenza insegnandomi ad andare all’asilo da sola con l’autobus di linea, in pratica già una ‘missione da grandi’. Trasferitici in Ticino, frequentavo le Elementari, mi avventuravo, sempre da sola, pedalando con la mia bicicletta da Minusio a Locarno. Per me è sempre stato normale essere una bambina allevata a pane ed empowerment”. Mara sottolinea che non era una bambina trascurata, semplicemente una bimba in cui si riponeva fiducia e a cui è stato insegnato a esplorare il mondo senza troppi paletti.

Cambiamento

“Chi segue il cammino della verità non inciampa”. Non l’ho detta io, anche se sottoscrivo alla lettera ciò che ha espresso Mahatma Gandhi. Mara non si è mai fatta intimorire da dubbi o paure, il ‘la’ gliel’ha dato mollare il posto sicuro – all’epoca faceva la giornalista RSI inviata a Washington – per abbracciare un altro stile di vita, costellato da ritmi più affini a lei, e per fare la mamma diversamente: “È chiaro che ci ho pensato bene prima di intraprendere un cambiamento così radicale: lasciare una sicurezza per fare un salto nel vuoto non è mai semplice… io ho fatto questo click con la certezza di riuscire a cadere sempre in piedi, qualità che mi ha sempre contraddistinta”. Mara sente che nella vita può sempre sfangarsela in qualche modo, seguendo in maniera naturale ciò che le canta dentro. “Penso che nella vita ci sia sempre la possibilità di scegliere. Personalmente non potrei mai stare in una situazione e lamentarmi di non poterla cambiare. Certo, a volte può comportare un momentaneo downgrade della posizione lavorativa (ma un lavoro più umile non significa meno felice)”.


© Ti-Press

Coraggio

Ci vuole coraggio ad ascoltarsi? “Non so se sia una dote innata oppure se sia qualcosa che ti viene trasmesso dai genitori. Penso che non ascoltarsi alla lunga crei sofferenza e sottomissione. Come si fa a essere felici se non si esprime ciò che ci canta dentro?”. Non è faccenda semplice mettere sottosopra la propria vita quando si ha famiglia, ma Mara ha avuto dalla sua parte il marito Enrique… “Ci siamo scelti prima di tutto nel rispetto. Io lo stimo e lo ammiro per la sua intelligenza e lui vuole me perché sa che tipo di donna sono: gli tengo testa e riconosce in me un’attitudine da leader. Ci conosciamo intimamente, prima di diventare un ‘noi’ siamo stati amici per 17 lunghi anni. Le scelte di vita, ultima l’avventura con il ristorante ‘La Serra’, le abbiamo fatte insieme consapevoli di quello che avrebbe significato per i nostri equilibri familiari. Lui c’è per i nostri figli, mi aiuta tantissimo in casa, mi sostiene nel mio lavoro (e io sostengo lui nel suo), ci dividiamo tutto al 50% e questo è davvero un regalo prezioso”.

Over the top

Non posso esimermi dal chiedere a Mara se ci sia spazio in Ticino per un tipo di imprenditoria fuori dal mazzo e con un respiro più alternativo e internazionale. “Secondo me essere imprenditori in Ticino ha dei vantaggi, in primis perché sul mercato c’è ancora spazio. Si può fare tanto, basta ci siano consapevolezza e conoscenza. Non è come essere per esempio a New York e cercare l’idea brillante per il tuo nuovo locale… Lì non c’è molto margine visto che c’è di tutto e di più. La sfida è pazzesca e devi avere un livello di eccellenza over the top (eccezionale, straordinario; nda). Qui non c’è saturazione di novità e si può essere imprenditori contando sulle proprie forze senza aspettarsi di essere spinto da nessuno”.

Paura

Piuttosto che soffermarsi su ciò che le fa paura, Mara ha sempre messo in luce ciò che le dona luce: “Non ho pensieri che mi attanagliano o mi adombrano. Ricordo un docente di scienze alle Medie che un giorno ci disse che in futuro non avremmo avuto acqua sufficiente e che i figli dei nostri figli sarebbero morti disidratati. Ho due figli, Teresa ed Ernesto, potrei farmi dei trip incredibili sul mondo che li attende, ma che senso ha fasciarsi la testa adesso? Ecco perché, nonostante il mio passato da giornalista, non leggo più i giornali – a parte l’Economist a cui sono abbonata da anni – e non abbiamo la TV. Ho una visione generale su ciò che accade nel mondo, ma non me la sento più di caricarmi di sofferenza per situazioni che direttamente non posso risolvere. Nel mio piccolo investo le mie energie dove so di poter avere un impatto e posso contribuire al cambiamento nella realtà che mi è più vicina: mamma presente per i miei figli e per mio marito, commissaria di quartiere, datore di lavoro equo, imprenditrice sostenibile”. E io chioso così: “Yes I can, yes you can, yes we can!”.

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