Broadcast. Fine delle trasmissioni

Una manciata di album, alcune raccolte, lavori sperimentali e qualche collaborazione. Ma di solo talento non si vive, e senza la buona sorte…

Di Giancarlo Fornasier

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

SUONI & RUMORI – Broadcast, Extended Play Two (2000)

Annacquare una buona idea può aiutare a superare un momento di stallo creativo, mica è un reato. Poi c’è chi, su quelle tre note, prova a costruire una carriera. E allora o sei i Ramones oppure rischi grosso. Direttamente da Birmingham, Inghilterra, ai Broadcast le idee non sono mai mancate; e nemmeno hanno avuto fretta quando si trattava di uscire – dopo una carrellata di singoli ed EP snocciolati sin dal 1996 – col loro primo notevole album, The Noise Made by People (Warp, 2000). Esponenti di una rilettura contaminata della cultura elettronica degli anni 60/70, cultori dei seminali The United States of America (1967-68), epigoni (in verità solo per pochi brani) dei maestri Stereolab, queste cinque tracce confermano la predilezione dei Broadcast per tessiture musicali sotterranee e invenzioni sonore retró. “Illumination”, “Unchanging Window / Chord Simple” e “Drums on Fire” colgono perfettamente lo spirito del gruppo e le loro influenze, in biblico tra pop etereo, minimalismo, psichedelia e slanci krautrock giocati sulle percussioni e le sovrapposizioni. Solo la morte per polmonite della cantante e polistrumentista Patricia Anne Keenan (1968–2011) porrà fine a un percorso tra i più originali della scena indipendente. La pubblicazione lo scorso marzo di alcune preziose raccolte e ristampe (Maida Vale Sessions, Mother is the Milky Way e i più spigolosi Microtronics – Volumes 1 & 2) non fa che confermare la luminosità delle loro intuizioni. Senza grandi proclami o reboanti effetti speciali.

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