Note dolenti sulla paura (e altri strani rumori)
Pare che il peggio non arrivi così, all’improvviso: di solito basta drizzare le orecchie e ascoltare. Ma con attenzione, eh…
Di Giancarlo Fornasier
Pubblichiamo l’editoriale apparso su Ticino7, allegato a laRegione.
Nel mio cuor dubitoso / sento bene una voce che mi dice: “Veramente potresti essere felice.” / Lo potrei, ma non oso.
(Umberto Saba, ‘Paura’, Il Canzoniere, 1961).
Anche le cose brutte, come la felicità, vanno scovate. E se non le trovi puoi sempre crearle. Basta una buona dose di insicurezza, un bicchiere di sfiducia, ricordi di dolori ed eventi traumatici mai rimossi e (a piacere) fantasia nel creare situazioni negative. La serenità e la felicità, invece, vanno coltivate: prima di tutto evitando di frequentare menefreghisti, egocentrici, taccagni, arrivisti, invidiosi e altri detrattori dello spirito e delle libertà altrui. Molto meglio scambiare due chiacchiere e un caffè con sognatori e osservatori di nuvole, anche perché le possibili controindicazioni sono facilmente gestibili (e con una risata cancelli tutto). La paura, dicono gli psicologi, è uno strumento di difesa, così potente da trasformare anche corpo e comportamenti. Glielo puoi leggere negli occhi se chi ti sta di fronte ha paura: di parlare, di mostrarsi, di ciò che fa o pensa di non saper fare, di chi potrebbe giudicare le sue scelte. Paura di sbagliare (per la seconda o decima volta) oppure paura che il peggio possa capitare anche a lui. Ma tranquilli, come insegnano i migliori film dell’orrore, prima del sangue c’è sempre una musichetta poco invitante che aleggia nell’aria. Basta saper ascoltare, fuori e dentro.