Non togliete la moto a Deysy

ʻLa motocicletta crea dipendenza: quando guido i problemi si azzerano, regalandomi un grande senso di libertà. E molti anni in meno all’anagrafeʼ

Di Lorena Scettrini

Pubblichiamo un articolo apparso sabato su Ticino7, allegato a laRegione.

Guida la moto da quando aveva 30 anni. La sua passione inizia a 16, quando suo padre le compra un motorino. Ma le cose non sono andate proprio così; papà Riccardo le chiede di accompagnarlo per aiutarlo nella scelta e tornano a casa con un vecchio ʻBravoʼ della Piaggio anni Ottanta. Quel motorino però ha un doppio mazzo di chiavi: uno messo a disposizione della figlia e utilizzato regolarmente, l’altro nelle mani del padre che non lo userà praticamente mai. Solamente all’acquisto della prima moto Deysy scoprirà che quel motorino era da sempre destinato a lei, come regalo di un papà tanto generoso quanto discreto.

Zero alternative

La patente della moto non arrivano subito. Deysy percorre una strada fatta di famiglia, figli e guida la vita su un mezzo chiamato mamma. Le figlie crescono e poco alla volta la passione si fa sentire fino a quando, nel 2003, decide di munirsi di licenza. Due anni dopo ecco il suo primo acquisto; una Ducati Monster 620. Una moto non proprio da signorina. Agli inizi degli anni Duemila non era consuetudine incontrare donne motocicliste e il mercato non proponeva molte alternative. Alla nostra ragazza mancavano un paio di maledetti centimetri e cavalcare la sua Monster la costringeva ad assumere una posizione allungata e molto scomoda. Tanto che dopo qualche chilometro le cervicali gridavano vendetta. Era il pilota che si adattava alla moto, non il contrario. Deysy non dimenticherà mai il viaggio in Croazia del 2005. I 500 chilometri più devastanti della sua vita. 


© D. B.
Sul Lago di Rèsia (1’498 m), Trentino-Alto Adige.

Da donna a donna

Con il passare degli anni la moto è diventata un mezzo sempre più utilizzato pure nel mondo femminile. Le donne si sono fatte strada anche sui social, creando gruppi di discussione e di condivisione. È proprio in questi contesti che spesso a Deysy capita di leggere commenti di ragazze che credono di non esser fatte per guidare una due ruote. Ma, nella maggior parte dei casi, si tratta semplicemente di non aver trovato o provato il mezzo adatto a loro. Prima di regalarsi la Zeta 900, Deysy ci racconta di aver provato tanti modelli. Anche la Ninja 650, consigliata dal suo compagno. Niente da fare. Non la sentiva sua, mancava di fluidità. C’era qualcosa che non andava, come se non riuscisse a trovare la compatibilità giusta, l’alchimia perfetta. Cosa che invece avvenne con la Zeta 900, subito, al primo giro di prova. Questo per spiegarci che una moto può sembrare perfetta per un pilota, ma potrebbe non esserlo per un altro. Il primo amore non si scorda mai, vero. Ma se in dieci anni ci macini solo 20mila chilometri, mentre con il secondo ne fai altrettanti in poco più di un anno… Decisamente non era l’amore della tua vita. 

Maschi vs femmine

Inutile nascondersi dietro a un dito. Le differenze ci sono, eccome. Il mercato ne sa qualcosa, visto che ha creato dei kit di abbassamento per modificare le altezze dai 2 ai 5 centimetri. Ora le moto sono più leggere, più maneggevoli. Ma ci è voluto del tempo e per fortuna Deysy è stata paziente e non è scesa dal suo cavallo meccanico. Ci sono però delle difficoltà che riscontra ancora, malgrado la moto sia adatta a lei. Il fatto di essere bassa la porta a sentire tanto il peso del passeggero che trasporta e viene sbilanciata. Secondo Deysy l’uomo ha una guida più istintiva, mentre la donna cura di più la tecnica. Altra differenza importante è dettata dal fattore mamma. “Il pensiero di avere due figlie sicuramente ha un impatto molto forte sul modo di guidare. Ma non solo. Mi voglio bene e questo mi porta a proteggermi guidando con testa”. I corsi l’hanno aiutata in questo senso. Un pilota che possiede la tecnica ha una guida più sicura e di conseguenza meno pericolosa.


© D. B.
Foto ricordo col compagno Daniele al Misanino KCE World Circuit, dedicato allʼindimenticato Marco Simoncelli (1987-2011).

Vai a fare calzetta!

Deysy è responsabile della comunicazione dell’Associazione Motociclisti Ticinesi. Il gruppo è a scopo benefico e conta circa 1’300 iscritti, ma tra loro ancora troppo poche donne. L’otto marzo l’Associazione ha promosso un concorso fotografico per incentivare le donne biker a uscire allo scoperto e rendere più omogeneo il gruppo. Come viene vista la presenza di una donna tra i biker? “Per alcuni è un piacere avere un equilibrio numerico tra i due sessi. Ci sono invece uomini che pensano che le donne siano imbranate e non sappiano guidare. Meglio a casa a cucire”. E poi ci sono quelli un po’ frustrati, come li definisce lei. Che fanno di tutto per infilarsi tra la sua moto e quella del compagno perché non sopportano l’idea di avere una donna davanti. Ci facciamo una risata. Sarà solo un’impressione? Forse. Però capita. Oggi la giornata promette bene. Deysy ha già il casco in mano ed è pronta per un’altra avventura in sella alla sua Zeta 900. 

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