#instacomics: i socialfumetti

Ovvero raccontare una storia con un “colpo” di smartphone (e molta ironia)

Di laRegione

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

I ragazzi sono sempre attaccati al telefono, non leggono neanche più i fumetti! Frase fatta che potrebbe esprimere l’opinione di molti riguardo al rapporto tra carta stampata e social media, e che non mi sento di smentire del tutto. È indubbio che i social media hanno cambiato il nostro rapporto con la carta stampata e hanno anche ridotto il nostro tempo di attenzione. Ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. E se i ragazzi sul telefono leggessero i fumetti? 

#fotoedisegni
Si tende a creare un confine con tanto di filo spinato tra libri e social media. In realtà le cose non sono così chiare. Un esempio evidente di flirt tra il cartaceo e il digitale è quello dei fumetti: in particolare strisce e vignette. Questa forma artistica, senza trascurare la carta dei giornali e degli albi, si è ritagliata un suo spazio anche nel digitale. In questo spazio, Instagram sembra fare la parte del leone. Niente di sorprendente: questo social ha un’interfaccia pensata per concentrarsi su foto e disegni. Oltre a mettere l’immagine al centro, cosa utile per un disegnatore, le dimensioni di un post Instagram ricordano quelle di una vignetta di un albo e, a partire dal 2017, è possibile swipare (fare scorrere in orizzontale) una serie di foto. Tutto questo fa sì che la percezione di un fumetto su Instragram sia molto simile a quella di un fumetto stampato. 

#esempigeniali
Le potenzialità di questo nuovo media non sembrano essere sfuggite a molti. Fumettisti affermati come Zerocalcare postano le loro strisce su Instagram, così come la pietra miliare della vignetta: il New Yorker. Anche la rete televisiva culturale Arté (@artefr) ha dato ampio spazio, sul suo profilo, al fumetto. Questa rete ha creato una versione della Traviata e un feuilleton (@été_bd), entrambi a fumetti ed entrambi pensati per Instagram. I progetti come quelli di Arté e il loro successo (il feuilleton è alla terza stagione) dimostrano che il fumetto ha trovato una nuova casa, e di questo non possiamo che essere felici. I social media permettono un accesso relativamente libero e democratico alla cultura. Per fare un esempio: se non avessi Instagram avrei difficilmente accesso alle vignette cartacee del New Yorker oppure di Joan Cornellà dal Ticino. 
Ma forse la cosa più interessante di Instagram, e dei social media in generale, è che possono lanciare autori emergenti. Si potrebbe pensare a questo mezzo come a un nuovo modo di auto-pubblicazione. Come le fanzine stampate di nascosto in ufficio, Instagram sembra capace di aggirare il mercato editoriale. Attraverso Instagram è possibile condividere il proprio lavoro e farsi conoscere senza alcun editore. Tra i fumettisti citati qui a fianco Labadessa, Instasio, Fumettibrutti e Maicolmirco si sono fatti conoscere proprio grazie ai social e ai fumetti digitali. Questo tipo di fumetto, sempre più comune, prende il nome di webcomics. 

#comunicare
I social media hanno anche il vantaggio di permettere agli autori di comunicare con il proprio pubblico. Il fumettista Simone Chiolerio (@chiole_comics) mi dice che pubblicare su Instagram per lui ha il grande vantaggio di avere un riscontro diretto da parte dei suoi lettori e questo lo motiva a continuare il suo lavoro. «Frasi come, ‘Non ti saremo mai grati abbastanza per le risate’ mi hanno super gasato». Insomma, Instagram sembra essere diventato un buon posto dove pubblicare i propri fumetti e, per noi lettori, un buon posto dove cercare un sorriso davanti a una tazza di caffè. Questo social non ha però sostituito la carta stampata e non sembra volerlo fare: i fumettisti appartenenti al mondo dei webcomics già citati, come anche il feuilleton di Arté hanno potuto realizzare dei libri o albi proprio grazie al loro successo sui social. Buone notizie per gli amanti della carta: ai fumettisti e a tanti loro lettori, l’inchiostro piace ancora.

#riflettere
Quello degli instacomics sembra quindi essere un buon esempio di collaborazione tra social media e libro. Da un lato i social possono essere un metodo per aumentare il pubblico di autori che hanno già pubblicato degli albi o delle strisce, dall’altro possono aiutare autori digitali a entrare nel mercato editoriale. Ma al di là di queste considerazioni, la cosa più importante è che Instagram è un buon posto dove godersi dei fumetti e delle vignette che riescono a farci sorridere e riflettere, sugli schermi come sulla carta. 

 

SETTE ACCOUNT DA CONOSCERE
@newyorkercartoons
Le vignette pubblicate nell’iconico settimanale New Yorker, che pubblica fumetti dal 1925 e ospita fumettisti di spicco. I testi sono in inglese, ma ci sono anche vignette senza testo.

@gliscarabocchidimaicolmirco
Filosofia e cinismo. Scarabocchi neri su sfondo rosso che, nonostante somiglino solo vagamente a degli umani, ci confrontano con
la miseria della nostra condizione e ci strappano un sorriso amaro. E bravo il nostro Michael Rocchetti. 

@zerocalcare
L’account del famoso Michele Rech, in arte zerocalcare. Ci sono i suoi personaggi, il romanesco, le referenze nerd e soprattutto la capacità di cogliere l’ironia e la comicità del quotidiano. 

@instasio
Demenza e nonsenso. L’umorismo demenziale che ha reso famoso il canale YouTube di Scottecs in forma di striscia a fumetti. Simone Albrigi all’ultima vignetta conquista sempre.

@_labadessa 
La comicità dell’ansia. Mattia Labadessa ci racconta, grazie all’ironia e a un uccello rosso su fondo giallo, di quelle piccole ansie di cui nessuno parla mai.

@sirjoancornella
Sorrisi e disagio. Il mondo di Joan Cornellà è fatto di uomini e donne sorridenti che compiono azioni disperate o crudeli, specchio delle contraddizioni del nostro tempo. I testi sono in inglese ma si riducono a slogan facilmente comprensibili.

@fumettibrutti
Femminismo e sessualità. Le vignette di Josephine Yole Signorelli a volte adolescenziali e melense ma che hanno il merito di parlare di sesso e di amore al femminile. Di raccontarci una ragazza che non è un oggetto sessuale e vive una sessualità libera e sincera.

 

 

 

 

 

 

 

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