L’arte e l’etica di Lisa Lubrini

Possono il mondo della moda e la sensibilità ambientale dialogare ed essere “produttivi”? Certo, e l’esperienza di questa giovane creativa lo conferma

Di Keri Gonzato

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

Classe 1985, cresce a Castel San Pietro. Dopo la maturità professionale artistica e il diploma di tessitura a mano e di Fashion Design all’Istituto Marangoni, inizia a lavorare a Londra, dove impara a disegnare le prime stampe per foulard e pigiami in seta. A Bali produce la sua prima collezione di abbigliamento e accessori. Si trasferisce a Sydney dove lavora come assistente designer e nel 2012 torna in Svizzera e lavora per diversi marchi e aziende importanti. Dal 2017 vive a Parigi dove ha sviluppato il suo progetto personale, AENEIS, un marchio che produce in modo etico.

Alcune persone hanno un’eleganza naturale, la si nota nei movimenti, in come gli abiti si appoggiano al corpo, nell’attenzione con cui ti parlano. Lisa è così e, non a caso, la città dove vive è Parigi; la sua professione designer di moda. “Sono arrivata a Parigi diversi anni fa per raggiungere il mio compagno. Una città bellissima e molto stimolante dal lato creativo, multietnico, culturale e culinario”. Spesso rientra in Ticino, anche perché il suo marchio di foulard in seta nasce come disegno a Parigi, ma è prodotto a Como, in laboratori e aziende a conduzione familiare. “Castel San Pietro, dove sono cresciuta, e Parigi le vivo come se fossero una casa unica. In una ritrovo la famiglia, gli amici di sempre, la natura e la tranquillità. Nell’altra l’amore, le gallerie d’arte, i musei, la moda, i ristoranti, i wine bar, i cinema, la Senna e l’energia frenetica della città”.


© Louise

La casa della gioia

A Parigi lavora nel nuovo appartamento dove si è appena trasferita col compagno, che tra le altre cose gestisce un Bistrot ed è appassionato di meditazione: “Siamo molto diversi e proprio per questo ci stimoliamo e ci completiamo”. La nuova casa si trova vicino alla torre di Montparnasse, al quinto piano di un immobile in stile Haussmann con grandi finestre e tanta luce. “È stata dura trovarla, Parigi non è un luogo facile”, racconta. “Prima abbiamo vissuto cinque anni in un mini appartamento…”. La sfida più grande, professionale, emotiva e personale, è stata la pandemia. “Un periodo che ci ha rinchiuso in quei 34 m2 e ha cancellato le fiere dove, durante la settimana della moda francese, presentavo le nuove collezioni a clienti provenienti da ogni parte del mondo”. Per fortuna poi, però, la vita riserva sempre delle sorprese: “L’opportunità inaspettata è stata di partecipare a uno showroom temporaneo a Tokyo organizzato dalla trading company che lavora con alcuni dei miei clienti giapponesi”, racconta: “Da questo settembre parteciperò nuovamente alle fiere di Parigi e continuerò la collaborazione con lo showroom di Tokyo”.


© Louise

La strada come ispirazione

Per liberare la mente e trovare ispirazione, Lisa cammina lungo la Senna, tra i Jardin de Luxembourg, nel Marais e a Saint Germain des Près: “La città è grande e in movimento continuo, adoro scoprire i nuovi ristoranti e café”. Come tutti i creativi Lisa si nutre di impulsi nuovi: “È bello osservare le persone, potrei passare giorni e giorni, seduta in un caffè, e fantasticare sulle loro storie”. Passeggiare è anche un metodo di ricerca, per conoscere nuove gallerie d’arte, negozi, second hand, atelier: “Prendo appunti, fotografo, scopro nuovi marchi, guardo come sono confezionati gli accessori, mi relaziono e trovo ispirazione dal modo di vestire delle persone che incontro”. Così prendono forma le nuove collezioni del suo marchio etico AENEIS, che in primavera ha compiuto quattro anni: “Si tratta di accessori in seta con stampe esclusive che disegno a mano e con una tavoletta grafica. Prendo ispirazione della natura, fiori, piante, insetti e altri animali accostati a motivi geometrici ispirati all’architettura e a opere d’arte astratte e minimaliste”.


© Louise

Pregi e difetti

Il Ticino per Lisa rappresenta la dimensione naturale, calma e stabilità: “Mi reco spesso a Obino, accanto a Castel San Pietro dove sono cresciuta. Dalla chiesetta vicino al bosco si vede tutto il paese. Un luogo che frequentavo spesso da bambina insieme a mio papà e al cane Champagne. Di rito anche le visite al lago in ogni stagione e con qualsiasi tempo”. Chi vive in più luoghi porta con sé un senso di nostalgia. Una parola inventata da un medico svizzero alla fine del Seicento che unì la parola greca nóstos, “ritorno a casa”, e àlgos “dolore, tristezza”, traducendo letteralmente il tedesco Heimweh, “nostalgia di casa”. Non a caso la nuova collezione del suo marchio si chiama Nostalgia. “Quando sono a Parigi sento la mancanza della natura e del giardino di casa, senza parlare della famiglia e degli amici di lunga data. In estate mi manca particolarmente il lago; fatico a stare in città per via del caldo eccessivo e dell’inquinamento”, racconta. “In Ticino invece mi mancano moltissimo i ristoranti e wine bar di Parigi, l’offerta cinematografica, i musei e le passeggiate in mezzo alla gente”.


© Louise

L’etica passa dal lavoro

La moda etica per lei si traduce in un prodotto pensato e disegnato per durare nel tempo, di generazione in generazione. Una moda prodotta in fabbriche e laboratori rispettosi dell’ambiente, dei diritti umani e dove i dipendenti ricevono un salario dignitoso: “La scelta di produrre a Como per me è importante, non solo perché è la città storica per la produzione e la stampa di seta, ma anche per la sua vicinanza che mi permette di visitare i laboratori e controllare la qualità delle produzioni lavorando a stretto contatto con gli artigiani”. La moda sta evolvendo sempre di più in direzione di un approccio più etico ma la strada da fare è ancora molta, ognuno ha la sua responsabilità: “I consumatori hanno grande influenza sulle scelte che fanno i marchi e di conseguenza hanno il potere di cambiare le cose. I marchi sono responsabili delle condizioni di lavoro dei lavoratori della filiera e dell’impatto ambientale anche quando la produzione viene esternalizzata”.
Ma cosa la emoziona oggi e come si vede domani? “Mi emozionano le persone, le loro storie e la loro l’autenticità. Negli anni a venire vorrei riuscire a ingrandire il mio marchio per farlo crescere in modo che io abbia più tempo da dedicare al disegno delle stampe e alla creazione di nuovi prodotti. Vorrei continuare a vivere un po’ come sto facendo ora; ho la fortuna di poter fare quello che mi piace, dedicando più tempo alla creazione e meno ai social media e viaggiare di più”.

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