Nuove correnti. Noi, il futuro e le auto elettriche

Politica e pianeta lo chiedono. Ma speriamo di arrivarci preparati e con le batterie ben cariche alla grande rivoluzione della mobilità

Di Giancarlo Fornasier

Pubblichiamo l’editoriale apparso su Ticino7, allegato a laRegione

Il 2035: non un numero ma un anno, e nemmeno troppo lontano. Per alcuni sarà l’inizio dell’apocalisse del settore auto, per altri l’alba di una nuova era (grazie all’elettrificazione diffusa dei mezzi di trasporto). Il 2035, ma forse anche il 2040 o il 2050: perché le rivoluzioni non sono mai indolori e si paventano pesanti conseguenze occupazionali. In Francia, per esempio, già nei mesi scorsi i costruttori hanno chiesto al governo un approccio soft alla transizione, perché 14 anni passano in fretta e il rischio nel correre troppo è di trovarsi con il 25% degli occupati del settore a casa, 100mila stimano negli uffici della filiera francese PFA. Il problema (almeno in Europa; in India, Nigeria o Tagikistan, chissà) non toccherebbe solo chi le auto le costruisce: pensate al mondo delle piccole officine e dei garage di casa nostra che vivono di ricambi d’olio, sostituzioni di frizioni e filtri vari: che ne sarà di loro con la morte delle auto a combustione? Già oggi molti veicoli elettrici (che rappresentano circa l’1% del totale di auto in Svizzera; dati Ust, Ustra) aggiornano i loro software in tempo reale, “auto-aggiustandosi” in alcuni casi. Su come troveremo poi l’elettricità per far funzionare un parco veicoli tutto “a corrente” rimane la domanda del secolo.

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