L’hockey visto da Flavio Nodari

In attesa che in pista l’attività agonistica sulle piste di ghiaccio possa riprendere (virus permettendo), vi raccontiamo di cosa si occupa un video coach.

Di Moreno Invernizzi

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

L’adrenalina scorre copiosa nelle vene. Quelli di una partita di hockey sono sessanta (o più) minuti frenetici, e lo diventeranno ancora di più ora che il massimo campionato sta entrando nella sua fase decisiva, col gran ballo dei playoff. Sono minuti frenetici anche per Flavio Nodari, video coach del Lugano; colui che, prendendo a prestito una figura del tennis, è «l’occhio di falco» dell’hockey. È lui che, in caso di situazioni dubbie, dà l’input alla panchina per chiedere agli arbitri di rivedere l’azione al video (ciò che nel termine tecnico viene chiamato coach’s challenge). «Ma quella è solo una delle mie mansioni, e nemmeno la principale. E, comunque, a meno che le immagini dimostrino in modo palese un errore arbitrale, le chance di spuntarla sono infime. Il rischio di incorrere in una penalità per ritardo di gioco è alto, ragion per cui il coach’s challenge va usato con parsimonia».

Una nuova avventura

Ma video coach non si nasce… «Inizialmente mi occupavo delle statistiche della squadra come volontario: seguivo le partite in casa e in trasferta, prendendo congedo dal lavoro. Un giorno, Patrick Fischer, a quei tempi assistente allenatore a Lugano, mi disse che qualora fosse diventato allenatore mi avrebbe voluto come video coach». E quel giorno è poi arrivato per davvero: «Patrick mi ha effettivamente telefonato, per anticiparmi che era stato designato head coach del Lugano, ribadendomi dunque il suo desiderio. Sebbene per me si trattasse quasi di un passo alla cieca. E di questa scelta non mi sono mai pentito!». Da cosa nasce cosa: questo primo passo l’ha poi portato alla ribalta dei Mondiali, che a maggio calcherà per la quinta volta come responsabile analitico degli arbitri, ovvero games official video coach. «Lì, con la mia squadra di arbitri e linesman, metto a fuoco l’operato nel contesto della partita. Nella fase a gironi sarò a Losanna, poi mi sposterò a Zurigo per le finali».

Analizzare l’avversario

Detto del coach’s challenge, parliamo allora degli altri compiti del video coach. «Essenzialmente si dividono in due fasi: il pre-partita e la partita. È vero che c’è pure l’appendice del post-partita, ma questa occupa un minimo spazio fra i miei incarichi. Per il pre-partita di norma considero le ultime sfide del prossimo avversario, allo scopo di allestire un’accurata scheda video sul tipo di gioco praticato dalla squadra che ci ritroveremo di fronte. Per farlo, individuo circa 200 spezzoni di immagini, da cui farò un’ulteriore scrematura lavorando con allenatori e assistenti: il primo deve avere una visione globale dell’avversario, mentre i secondi si soffermano sul loro specifico campo di competenza. Per le situazioni speciali (boxplay e powerplay), invece, preparo un video di circa 5 minuti da presentare ai giocatori il giorno della partita». Riassunto così potrebbe sembrare un compito relativamente semplice… «Se pensiamo alla durata del filmato finale sì, ma è il condensato di ore e ore di lavoro spese davanti al monitor. Personalmente, poi, mi piace essere preciso, ragion per cui preferisco investire più tempo del necessario per individuare il dettaglio che più rende l’idea di ciò che va messo a fuoco».

Metodo di lavoro

Durante la partita, il suo «ufficio» è in tribuna stampa, da dove con un occhio osserva dall’alto quanto accade in pista, e con l’altro il computer, su cui scorrono le immagini della partita. «Se perdo qualche episodio chiave in tempo reale, posso rivedere l’azione in pochissimi istanti. Parallelamente, col computer seziono la partita in distinte ‘clip’ (circa un migliaio a incontro), al fine di studiarne i vari aspetti fin nel dettaglio più piccolo; informazioni utili sia per le statistiche di squadra, sia per quelle individuali. Voglio rivedere i tiri di un giocatore particolare, quelli bloccati, i suoi cambi, i contrasti vinti e persi, le sue entrate nel terzo o altro ancora? Bastano un paio di clic e recupero tutte le immagini che fanno al caso. Inoltre, se dovessi ravvisare situazioni passibili di eventuali sanzioni, posso inviare lo spezzone ‘incriminato’ al player safety officer già durante la partita».
Nelle pause, quando gran parte del pubblico si rifocilla in buvette, Flavio Nodari raggiunge la squadra nello spogliatoio: «All’allenatore mostro gli spezzoni che ritengo più meritevoli, oppure quelli che mi vengono richiesti. Spezzoni che, se è il caso, posso pure inviare direttamente al monitor in panchina, affinché l’allenatore apporti i dovuti accorgimenti alla squadra seduta stante, senza attendere la pausa».

IL PERSONAGGIO

Nato il 3 settembre 1970 a Sorengo, sposato e padre di due figlie, Flavio Nodari all’hockey ci è arrivato per passione. Per diversi anni si è occupato delle statistiche del Lugano, attività che coltiva come hobby. Chiusa la sua parentesi lavorativa in banca, la sua carriera come video coach (giunta alla sua settima stagione) inizia con l’arrivo di Patrick Fischer sulla panchina del Lugano come head coach: è il primo video coach ufficiale dei bianconeri. È stato responsabile analitico degli arbitri a un’edizione dei Giochi olimpici (Pyeongchang 2018) e ha partecipato a vari eventi nazionali e internazionali.

 

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