Fatemi Lavorare!

“Piuttosto di stare a casa ancora un anno con quelle preferirei sgobbare al 100, anzi al 200 per cento!”

Di Giancarlo Fornasier

Per il 2020 a casa di Michele i buoni propositi si sono sprecati. Se il cenone è stato più volte interrotto da parole di approvazione e meraviglia per la nuova dimora nel nucleo del paese – un parto piuttosto doloroso, va detto; in particolare per i difficili rapporti sorti con l’archistar del caso, ma compensati da un istituto di credito «altruista» e sempre sul pezzo –, i momenti migliori li hanno regalati riflessioni e messaggi nemmeno troppo velati delle consorti ai rispettivi «maschi adulti».

Certo, ragazzine e ragazzini hanno potuto cogliere il senso del dibattito che sgorgava a bicchierate nel corso del conviviale incontro (perché certe cose è meglio le sappiano sin da piccoli, si dice). Se una volta le sottolineature femminili vertevano sulle scarse entrate, la casa di proprietà che tardava ad arrivare e su quei «la sera non c’è mai» (perché lavora, ma troppo), in questa occasione mogli/compagne rivendicavano l’assoluta necessità di poter lavorare. Ma non per il vil denaro: «Piuttosto di stare a casa ancora un anno con quelle (le figlie, vivaci come lo possono essere solo in questa nostra epoca, ndr), preferirei sgobbare al 100, anzi al 150-200 per cento!», ha proferito la moglie di Stefano.

Lui era più interessato alla terza portata di lasagnine in arrivo, anche perché quella frase doveva averla già sentita. Lavorare, «lavorare per essere qualcuno e nobilitarsi agli occhi della società». Approvazioni generalizzate. Sino a quando Luigi ha raccontato con quale stipendio era stato appena assunto un tecnico «specializzato» nell’azienda luganese dove lavora suo cugino. Tutti l’hanno guardato. E tutti a ridere. E via un’altra lasagnina…

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