Mi chiamo Chiara Zeni

E anch’io voglio vincere, ma non solo in pista.

Di laRegione

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

Una ragazzina coi capelli corti e gli occhi verdi sbuca dalla scala con un salto. Si lancia sul parquet del suo salotto con una scivolata plastica, spalanca le braccia come a salutare il pubblico ed esclama con tutto il fiato che ha: «Buongiornooo! Sono Chiaaaraaa… Zeniii!» Un secondo ed è già accanto a me, abbarbicata su una sedia. Mi osserva incuriosita: «Cosa mi vuoi chiedere?». Chiara Zeni è veloce, anche a fare amicizia, tanto che la scritta sulla sua maglietta è quasi superflua: ‘Say no to slow’, di’ no alla lentezza. Ogni tanto inciampa su una parola o su una frase, ma riparte subito a palla. Quando corre, poi, batte tutti i record e nella sua categoria è seconda solo a una messicana. Che però ha 26 anni, undici più di lei. Le piacciono «il salto, il lancio, la corsa», ma soprattutto «vincere le medaglie d’oro. Quelle d’oro sono più splendenti». Nella sua camera ce ne sono già appese 46.

Vincente e plurilingue
Corre con gli atleti normodotati della Usc Capriasca, ma a livello internazionale gareggia con la squadra italiana, perché per gli atleti con sindrome di Down non c’è una Nazionale svizzera, e lei ha la doppia nazionalità. Della complicata operazione al cuore che ha subìto quando aveva appena cinque mesi non c’è più segno; la corsa l’ha già portata in mezz’Europa, dalle piste del Portogallo allo Stadio Olimpico di Roma. Anche dei viaggi ricorda anzitutto le vittorie: «A Madeira sono arrivata due volte prima». E poi? «Ah sì, poi ho visto la statua di Cristiano Ronaldo. A Porto il megaponte, e il tram vecchio di legno che arriva fino all’Oceano». Ogni tanto si stufa di raccontare la sua vita, meglio viverla. Allora dà uno schiaffetto sul braccio del papà e dice: «Questo te lo raccontano lui e la mamma, che lo sanno già». 
Passa oltre e mi spiega che per parlare con le altre atlete usa le lingue straniere: inglese, tedesco e spagnolo. «La sera stiamo insieme. Dividiamo la stanza, non litighiamo mai, ormai siamo grandi» (anche se lei è di gran lunga la più giovane: i suoi tempi le permettono di gareggiare già con gli adulti). Ha superato anche la paura della pistola dello starter, che una volta la spingeva a partire con le mani sulle orecchie, o ad avvicinarsi per chiedere: «Puoi sparare più piano?». Quando poi sale sul podio fa «il gesto di Dybala», il giocatore juventino che quando segna un gol si mette le dita davanti alla bocca, mimando la maschera del gladiatore. «Tifo la Juve, come mio papà. La mamma invece il Chievo che perde sempre». Dispettosa.
Quando non corre e non salta, Chiara scia e nuota. Oppure canta e danza: «Mi piace l’hip-hop. Faccio ogni anno due spettacoli». Di paura del palcoscenico, ovviamente, neanche l’ombra: «Da grande voglio fare l’attrice». D’altronde anche a Roma, qualche mese fa, «ho corso davanti a 43mila persone». E parte con l’imitazione dello speaker: «In corsia cinque…». Ama le serie TV della Disney e vorrebbe anche «fare un talent». 

Un futuro da costruire
Ad accoglierla fin da piccola nelle sue attività è stata la Capriasca, dove è difficile trovare qualcuno che non la conosca. Si diverte a recitare tutti i nomi dei suoi amici: «La Lea, la Carolina, la Federica, l’Arianna, la Morena, l’Amedeo, Sascha…». E naturalmente Sandra, la sua allenatrice, che «con me non si arrabbia mai». Quest’anno, oltre alla colonia in Valle di Blenio, è stata coi compagni a fare allenamento in quota a St. Moritz, dove ha fatto tutto quello che fanno gli altri a parte la bici («non so partire, e quando mi fermo cado»). Poi gli Europei a Tampere, in Finlandia, dove ha vinto 4 ori e un argento e ha battuto due record del mondo e uno europeo.
A scuola, invece, non si può dire che la Svizzera l’abbia accolta. Il padre mi ricorda la reazione della maestra, quando dovevano iscriverla all’asilo: «Io quella lì non la voglio». Per fortuna hanno trovato la scuola montessoriana di Vezia. Ma il problema si è ripresentato per le elementari, quando ha rischiato di trovarsi confinata in una scuola speciale. Così, sempre grazie al doppio passaporto, i suoi genitori – Katharina, kinesiologa di origine austriaca, e Roberto, informatico trentino – l’hanno iscritta in Italia. 
A Porlezza ha appena superato gli esami delle scuole medie – «sono andati benissimo!» – con una tesina interdisciplinare «su Phileas Fogg e Il giro del mondo in 80 giorni, il primo libro che ho letto». Ora si iscriverà all’alberghiera, «ho già fatto lo stage di prova, ci hanno fatto fare i biscotti e servire al bar». Anche a scuola, insomma, vale quello che Chiara disse in pista a dieci anni, quando iniziava a stufarsi di vedere gli altri bambini lasciarla indietro in tutte le corse: «Anch’io voglio vincere».

IL PERSONAGGIO
Chiara Zeni è nata nel 2004 e vive a Canobbio, nel Luganese. Ha iniziato a correre a 3 anni e mezzo, seguendo il fratello. Gareggia già con gli adulti ed è la seconda atleta più veloce al mondo nella sua categoria, con diversi record del mondo al suo attivo. Si allena a Tesserete con la Usc Capriaschese, mentre con la Nazionale italiana ha partecipato a numerose gare internazionali come la Diamond League, i Trisome Games, gli Europei e i Mondiali, competendo sui 100 metri, nella staffetta e nel salto in lungo. A settembre inizierà la scuola alberghiera a Porlezza. 

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