Anne-France Aguet, colei che ha trasformato la Filanda

L’architetta che ha pensato il nuovo Centro culturale di Mendrisio si racconta.

Di laRegione

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

Negli ultimi mesi si è tanto parlato della Filanda, il nuovo centro culturale di Mendrisio. Ma poco o nulla si sa di chi ha trasformato il supermercato in una moderna sede della Biblioteca Cantonale. Ve lo raccontiamo noi, dando voce a una donna. Anne-France Aguet, classe 1964, nata a Losanna e oggi di casa a Mendrisio: per lei essere architetto significa avere uno sguardo diverso: «La mia formazione non è un programma acquisito ma è un atteggiamento per la vita. Riesco a trasformare in spazio i desideri della gente, con le condizioni adatte». 

La gavetta e le grandi opportunità
Il suo primo amore sono le belle arti, ma pensa di non essere adatta e che non le daranno da vivere. Sceglie architettura al Politecnico di Losanna. Poi il desiderio di lavorare con Luigi Snozzi: «Mi rivolgevo sempre al suo ufficio di Losanna in cerca di un posto. Se ne libera uno a Locarno e ricevo una telefonata: inizia lunedì». 

Dopo aver lavorato sei anni da Snozzi e aver collaborato alla realizzazione della sua mostra per la Biennale di Venezia, con il suo compagno decide di trasferirsi nel Mendrisiotto e di aprire uno studio di architettura. Lui è momò – da qui la scelta di vivere in Ticino – e in poco tempo trova lavoro al Cantone. Così è Anne-France ad aprire lo studio: «Nella mia vita ho sempre lavorato, anche quando ero incinta e con i bimbi piccoli». Diversi i progetti ai quali si dedica, finché un giorno ha l’opportunità di lavorare ai Mondiali di ciclismo su strada tenutisi a Mendrisio nel 2009: «Mi occupavo della parte operativa, dunque progetto e direzione lavori. Mi si è aperto un mondo che mi è piaciuto molto».

Poi è arrivata la Filanda. «Ho dedicato molte ore a questo progetto, ho fatto 15 varianti prima di poter partire. È stata una corsa a ostacoli con tante false partenze. Adesso sono contenta del risultato e spero di essere riuscita a infondere più fiducia nei miei confronti, perché avevo ragione quando dicevo: “vedrete, sarà bella”!». Caratterizzata in particolare dagli spazi ampi e non definiti, dal colore giallo acceso delle pareti, è davvero un punto di incontro per tutti. «L’idea è venuta al direttore Simone Soldini, che aveva in mente un luogo vivo e partecipato più che una biblioteca in senso stretto. Per capire meglio come tradurre quest’idea nella realtà abbiamo girato insieme in Svizzera interna e in Italia per conoscere e vedere cosa hanno fatto altri, sempre con un’idea chiara in testa: creare una piazza di incontro libera che fosse adatta e aperta a tutti». 

Le chiedo com’è la vita di un architetto donna sul cantiere. «Non mi posso comportare come un uomo, una donna non può gridare sul cantiere, viene subito etichettata come isterica. Io creo spirito di squadra, promuovo sinergie con tutti, ingegneri e artigiani. Poi va detto che il mestiere di architetto è visto ancora come un ambito maschile. Se vogliamo essere accettate dobbiamo essere brave il doppio». 

Anne-France è una donna tenace e gentile. La vita l’ha messa diverse volte a dura prova, la separazione dal compagno è arrivata presto e ha dovuto far quadrare la cura dei suoi bimbi con il lavoro da indipendente. «Mi piace tanto l’indipendenza, anche se paghi un prezzo caro perché non ti dà una sicurezza finanziaria». E ha dovuto darsi da fare in un contesto professionale e sociale diverso da quello della sua Losanna. «Mi manca tanto, lì ho le mie radici. Poi c’è un discorso di mentalità, se fossi un uomo e fossi nata qui tutto sarebbe stato più facile. A Losanna e nord delle Alpi da molto tempo c’è un atteggiamento diverso nei confronti della donna e di professioni come la mia». 

Laboratorio d’amore
Due sono le sue grandi passioni: la scultura e la cucina. «Nella scultura mi sento libera, mi distende, mi aiuta a buttare fuori quello che trattengo dentro. Sicuramente ho un gusto di linee che deriva dalla mia formazione in architettura». La passione per la cucina l’ha ereditata dal padre. «Per me la cucina è un laboratorio d’amore verso gli altri». Dicevamo delle prove della vita. Nel 2017 Anne-France Aguet ha scoperto di avere un cancro al seno: «Ho vissuto un anno in apnea. È stata una lezione di pazienza, non ho mai nascosto la mia malattia e ho sempre sorriso. Certo, avrei preferito che la malattia non mi scegliesse, però mi ha insegnato ad apprezzare di più la vita e a scegliere le persone importanti». 

Se guarda avanti cosa le piacerebbe? «Ricevere ancora molti mandati interessanti e lavorare a un altro evento come quello dei Mondiali di ciclismo. Non sarebbe male avere un posto dove fare scultura in libertà e organizzare cene occasionali con grandi tavolate di amici, colleghi e artisti». 

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Il personaggio
Anne-France Aguet è architetta, ha due figli e vive a Mendrisio. Ha lavorato in diversi ambiti e ha sempre apprezzato la possibilità di scoprire nuovi mondi, come quello del ciclismo grazie al progetto per i Mondiali del 2009 a Mendrisio. Si è occupata di ristrutturazioni e costruzioni di case private, ha diretto progetto e lavori per la ristrutturazione della scuola elementare, del Palazzo comunale e della palestra di Arzo. Suo il progetto di trasformazione della Filanda. Si dedica anche alla scultura. Per saperne di più: annefrance-aguet.ch. 

 

 

 

 

 

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