Alla vigilia di quel che resta

Questo Natale sarà tutto e il contrario di tutto, credetemi. Per esempio, provate a pensare a come apparirà la vostra tavolata (così silenziosa)?

Di Laura (la Ficcanaso)

Pubblichiamo un articolo apparso su Ticino7, allegato del sabato a laRegione.

Dieci anni fa esatti tornavamo da un viaggio di nozze appositamente organizzato sulle montagne di casa nostra, e non quelle di Aspen, per arrivare a casa in tempo a Natale. Doveva essere l’anno giusto per un inverno al caldo e invece abbiamo scelto il freddo delle nostre piste da sci e il delirio di quelle tavolate di almeno 20 persone in cui non si riesce mai a concludere un discorso.
L’ultima volta che ho saltato una cena della vigilia nel garage di mia zia con i sedici cugini avevo una ventina d’anni e l’influenza, ero stata lasciata a casa e la febbre non era ancora l’equivalente della parola bomba su un aereo. Ho ricordi confusi di una trasmissione che andava in onda mentre io mi abbandonavo al delirio, per poi rinascere il mattino seguente e affrontare con dignità l’altro ramo del parentado invitato per pranzo.
Racconto questi aneddoti alle mie figlie con il cuore in mano e lo sguardo contrito, per cercare di liberarmi dell’immagine della strega che le allontana dai cugini. Dispiace anche a me, dico con gli occhi lucidi. Loro non ci credono, sono certe che Babbo Natale non esiste ed è a noi genitori che scrivono lettere piene di consigli, rivendicazioni e velate minacce. Dentro non ci sono richieste di pattini e fionde, ma analisi circostanziate di una situazione complessa e ingiusta, in cui le loro compagne di scuola saltano gli ultimi due giorni per scappare dai nonni mentre la nostra cattiveria le incatena a delle feste di solitudine. Si vendicheranno, un giorno, non lo scrivono ma si capisce a ogni riga.
Lo shock più grande, dice qualcuno, è nel cucinare per la vigilia e per Natale, anziché saltellare da un vassoio all’altro di tutto ciò che hanno preparato le zie. Saltellare in quel menu che non ha né capo né coda e in cui si susseguono antipasti di pesce, anguilla, baccalà, minestre di ceci (portano i soldi!) e poi pollo arrosto, verdure in ogni combinazione possibile purché non salutare, piadine, cassoni, polpette al tonno e ovviamente brodo, brodo, brodo. 
Alla vigilia di questa assurda vigilia abbiamo preso accordi con i ristoranti della zona, noi che in questo periodo dell’anno siamo sempre altrove. Ci siamo assicurate una cena di tutto rispetto. Ma sarà strano iniziare un discorso e riuscire a finirlo e trovare tutto servito fin troppo bene. Compresa un po’ di malinconia.

 

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