Il colore (amaro) della felicità

‘Le bestie (…) cominciano a fracassarsi la testa contro quei muri di un altro mondo, prima di raschiare queste pareti su cui danzano ombre senza odore’

Di Red.Ticino7

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

“All’entrata del parco, per esempio, c’è la nuova Laguna dei fenicotteri: una pozzanghera in cui i pennuti sguazzano all’aperto, l’ideale per accogliere i visitatori perché il rosa è il colore della felicità. Alla vista di questi volatili verticali ci si diverte, si trova che abbiano un’andatura comica. Nessuno nota che si incastrano le zampe tra i ciottoli troppo grossi, nessuno sa che le loro ali sono state amputate, per impedirgli di prendere il volo. Più in là, i macachi continuano a fare a botte sullo stesso cumulo di cemento, e l’arcipelago annunciato è soltanto una parola che campeggia sui nuovi cartelli, i bei cartelli dai colori vivaci e con il testo scritto in grande. Tra quello che la gente pensa di vedere e le tragedie che accadono sotto i loro occhi c’è un abisso. Le famiglie s’inteneriscono davanti ai lemuri dalla coda a strisce, tutti invidiano le scimmiette che poltriscono su un prato verde, all’ombra di un pino domestico. Nessuno sa che il tronco è elettrificato, e che le scimmie rimpiangono la recinzione della loro vecchia gabbia, su cui potevano arrampicarsi. E pazienza se adesso si annoiano a morte. Le sbarre per gli umani erano davvero troppo deprimenti. Le griglie sono quindi state sostituite dai vetri, quest’epoca ama l’assenza di asperità e la trasparenza, si ha l’impressione di essere in un centro commerciale, è rassicurante”.

Brano tratto da Lo zoo di Roma di Pascal Janovjak (Casagrande, 2021; pp 126-127).

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