Riflessioni per non perdersi (nei libri e nella società)

Di Red.Ticino7

Tradurre è un atto che assomiglia ai più essenziali atti della vita. Agli atti, ai gesti che ci mettono in contatto col fuori da noi. Non facciamo che tradurre costantemente il mondo che è fuori nel mondo che abbiamo dentro, e viceversa. Quando guardo, traduco. Traduco quando ascolto. Quando parlo. Le parole sono il noi fuori di noi. Con le parole tocchiamo il mondo, e il mondo può toccarci. Sono come un tatto pubblico. Un surrogato del tatto. Quando traduci senti che puoi essere gli altri e che gli altri, di là dalle differenze, sono te”. Parole di Marco Stracquadaini, traduttore dallo spagnolo e dal francese, che conduce in alcune riflessioni sull’arte (durissima) di tradurre ciò che altri hanno scritto nella loro lingua.
Il tema della parità di diritti tra i sessi è sempre di attualità, segno che la questione rimane aperta malgrado i cambiamenti e i progressi degli ultimi secoli a favore della condizione femminile. Oggi sappiamo che c’è ancora parecchio da fare, ma certo non crediate che nell’antichità (anche tra i filosofi più illuminati) le cose andassero benissimo, anzi… Partendo da un volume della sociologa Eva Cantarella, Marco Horat ci porta alcuni esempi.
E poi ospitiamo Alberto Nessi (tra riflessioni e poesie); parleremo dell’averla piccola, tra i molti uccelli a cui stiamo sottraendo spazi e habitat vitali; della paura di essere “tagliati fuori” (nota agli anglosassoni con l’acronimo FOMO) e tanto altro nell’ultimo Ticino7. Anche questo sabato come tutti i sabati, solo con laRegione. Buona lettura.

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