Il ‘mistero’ del San Gottardo

Spiegare a ragazze/ragazzi com’è cambiato il nostro cantone negli ultimi secoli non è impresa sempre facile. Eppure “toccare con mano” può solo aiutare

Di Red.Ticino7

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

In un istituto scolastico elementare del Sopraceneri, nelle ultime classi gli allievi affrontano il tema delle grandi vie di comunicazione. Che dalle nostre parti vuol dire cogliere i fondamenti del valico del massiccio del Gottardo (senza nulla togliere ad altri storici passaggi, Lucomagno per primo), tra mulattiere, ferrovie e strade. Le nozioni sono molte – date, fatti, personaggi, leggende, ma anche tragedie del lavoro e sviluppo del territorio – e mica è detto che tra gli studenti tutti abbiamo già viaggiato in treno verso nord, o riescano a immaginare le fatiche di attraversare “a mani nude” una gola (Piottino, Biaschina, Schöllenen); o ancora cosa significasse in passato salire i tornanti della vecchia Tremola. Certe cose meglio vederle che solo leggerle, e ci si aspetta che la scuola organizzi una bella missione esplorativa tra Giornico, Faido e Airolo, così che tutti si rendano conto che cosa stanno studiando e dove ci troviamo. E invece…
Il “problema” è che dal 2016 di ferrovie che bucano il massiccio ce ne sono due (aspetto che risulterà poco chiaro a non pochi studenti), con percorsi a volte sovrapposti, a volte separati. Per sciogliere gli ultimi dubbi non resta che salire sui mezzi pubblici con figli e amici e farsi una scampagnata tra Camorino, Biasca e Bodio… “Ah ecco, allora qui di binari ce ne sono 4 e di treni 2: uno va piano e uno va veloce!”. Esatto, poi (meteo permettendo) tra qualche giorno guarderemo Airolo dall’alto e il gioco sarà (quasi) fatto.

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