Le mille vite di Tina Turner

La forza, il riscatto, le cadute e le rinascite, la determinazione costante ne hanno fatto l’interprete che ha segnato 50 anni di r’n’b, funky, rock e pop

Di Sergio Mancinelli

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

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La prima parte della sua vita, Tina Turner la trascorre con il suo nome di battesimo, Ann Mae Bullock, a Nutbush nel Tennessee, ma già a dieci anni, per la separazione dei genitori, si trasferisce a St. Louis dalla nonna. L’unica cosa che la rincuora è cantare la domenica mattina nel coro della Chiesa. Con una consapevolezza già chiara: “Non ho mai avuto paura di cantare o del palcoscenico. Sentivo che la musica correva dentro di me. Il mio dono era la voce e io sapevo come usarla”. Ha sempre detto e raccontato poi, nelle sue biografie, di non essersi mai sentita amata da sua madre, che non voleva un’altra figlia da un marito violento. Le uniche oasi nella sua infanzia sono quelle canzoni gospel della domenica e l’ascolto continuo della radio fino a quando non viene mandata a lavorare in una famiglia del Tennessee dove, per la prima volta, sente un po’ di calore e di accoglienza.

‘A Fool in Love’

È una sera del 1957, lei ha 17 anni e dopo avere ascoltato alla Radio i Kings of Rhythm chiede alla sorella di poterli andare a vedere. Alla fine dello spettacolo chiede al leader di poter cantare. Il leader è il chitarrista Ike Turner, autore pochi anni prima del primo pezzo rock della storia, ‘Rocket 88’. Lui non dà troppo peso alla richiesta di quella ragazzina aspirante infermiera, ma è fine serata e l’accontenta: alla prima nota di lei, gli è subito chiaro il talento. Il giorno dopo va dalla madre per chiederle di poterla avere nel suo gruppo come corista. Trasforma Anna Mae in Little Anna cambiandole nome, look, prospettive e sogni. Lei entra nella band e in quei primi mesi s’innamora di Raymond Hill, il sassofonista; pochi mesi dopo dà alla luce Craig, il primogenito. Ma la storia dura poco perché Ike, appena separatosi dalla prima moglie, inizia a corteggiarla insistentemente.
Il punto di svolta: la mattina in cui la band deve registrare ‘A Fool in Love’, la cantante principale non si presenta; pur di non perdere la giornata di studio già pagata, Ike Turner chiede a Little Anna di cantare lei ‘A Fool in Love’, provvisoriamente. La registrazione è perfetta, definitiva, entra in classifica e tutto cambia.

Ike & Tina Turner Revue

Cambiano soprattutto le cose tra i due. Lui non tarda a rivelare il suo carattere aggressivo, avido e affarista; capisce subito che lei sta diventando l’attrazione principale, lei e quella voce graffiante, e quella figura che si muove sinuosa e felina sul palco. Decide di sposarla: a Tijuana, in Messico, per avere il controllo totale su di lei, le cambia il nome, registrandolo però come marchio di sua proprietà, così da bloccare ogni rivendicazione o abbandono futuro. Anna Mae diventa Tina Turner e la formazione da quel momento sarà Ike & Tina Turner Revue.

Mentre gli spettacoli si moltiplicano, viene fuori tutto il lato violento di Ike: liti e botte sono all’ordine del giorno, complice una bipolarità aggravata dall’uso massiccio di alcol e cocaina. Occhi neri, labbra tumefatte, costole rotte, ogni volta al Pronto soccorso lei deve inventarsi una scusa diversa per spiegare l’ira animalesca di un uomo verso cui si sentiva in debito per averle dato la possibilità di diventare una cantante. La prima ancora di salvataggio gliela offre Phil Spector che ingaggia il duo per incidere “River Deep – Mountain High”, ma paga a Ike 25mila dollari purché non si intrometta in sala di registrazione. Lei vola, tutta sola, per la prima volta a Londra e assapora i primi giorni di libertà.

‘Nutbush City Limits’

Tornata a Los Angeles, l’inferno familiare riprende, nonostante l’arrivo di un figlio e la famiglia allargata che include anche i due figli avuti da Ike in precedenza. Il pubblico ignora tutto questo, perché lei sul palco non dà a vedere nulla. Aumenta il fondotinta per coprire i gonfiori, e la musica catalizza tutta l’attenzione. Come in ‘Proud Mary’ dei Creedence Clearwater Revival, che da lenta si trasforma in un r’n’b scatenato in cui tutta l’energia repressa di Tina viene fuori, un sabba musicale. Pubblico in delirio, quotazioni che salgono alle stelle, su quest’onda, per la prima volta, Tina scrive un pezzo ed è un successo clamoroso: ‘Nutbush City Limits’, con la chitarra acida di Marc Bolan, leader dei T. Rex.

Il successo di ‘Nutbush’ è mondiale: Ken Russell la chiama per interpretare il ruolo di Acid Queen nella trasposizione cinematografica di Tommy, l’opera rock degli Who, cosa che scava un solco ancora più profondo tra lei e Ike. Alle violenze e ai soprusi si aggiunge una gelosia artistica che esaspera una situazione ormai insostenibile: dopo gli ennesimi schiaffi ricevuti durante un viaggio per aver rifiutato di assaggiare un cioccolatino squagliato dal sole, per la prima volta lei reagisce…

Ramada Inn, Dallas, TX

Arrivati in albergo, a Dallas, Tina lascia calmare, Ike, che come sempre beve e prende un sonnifero; lei, in piena notte, lascia tutte le sue cose nella stanza, esce di corsa con 36 centesimi nel borsellino, attraversa la statale tra i clacson dei Tir e le auto che sfrecciano e raggiunge un albergo, il Ramada Inn, dove chiede una stanza che assicura di pagare appena rientrerà a casa. Il direttore la riconosce e l’aiuta in quel primo tratto verso la libertà. Una libertà pagata a caro prezzo: per ottenere il divorzio, Tina lascia a Ike tutte le proprietà in comune compreso lo studio di registrazione a Los Angeles, chiedendo in cambio solo di poter mantenere quel nome: Tina Turner.
Trova accoglienza a casa di Wayne Shorter, il grande sassofonista dei Weather Report, che insieme a sua moglie inizia a parlarle del Buddismo di Nichiren Daishonin. È la porta che apre a Tina la sua seconda vita. Anche Cher corre in suo aiuto, invitandola spesso nel suo show televisivo. Una sera, al Roxy di New York, arriva a sentirla David Bowie. “Sono qui per la mia cantante preferita”, risponde a un giornalista. Tutto il vertice della Emi è lì, Tina è esplosiva, indimenticabile. Due giorni dopo firma un nuovo contratto per tre album: è la ripartenza.

‘The Best’

‘What’s Love Got to Do With It’, ‘Better Be Good to Me’, ‘I Can’t Stand the Rain’, ‘Let’s Stay Together’ e un piccolo gioiello scritto inizialmente da Mark Knopfler per Love Over Gold dei Dire Straits, prima di rendersi conto che sarebbe stato perfetto per la voce di Tina Turner. Il successo di Private Dancer è planetario come quello del tour. Contemporaneamente, Tina recita in Mad Max, oltre la sfera del tuono, con Mel Gibson. È il momento d’oro: l’amore vero bussa alla sua porta nella persona di Erwin Bach, dirigente europeo della Emi, che sposerà. Il 1986 è l’anno di Break Every Rule, e ‘Typical Male’, con la batteria di Phil Collins, lascia un ulteriore segno. Tutti vogliono cantare con Tina: Bowie, Jagger, Bryan Adams, Rod Stewart, Santana, Barry White, più tardi Ramazzotti ed Elisa. Lei collabora con Eric Clapton, Steve Winwood, Herbie Hancock.
Il terzo disco di quel tris che chiude un decennio irripetibile è Foreign Affair: ‘I Don’t Wanna Lose’, ‘Look Me in the Heart’, ‘The Best’, e un tour con 4 milioni di spettatori che batte il record di allora, detenuto dagli Stones. Il traguardo è raggiunto: “Ho sempre avuto presente in me il detto buddista di trasformare il veleno in medicina”, dice Tina. “Adesso mi guardo indietro e capisco tutto. Dal dolore è nata la gioia. Sono riuscita a emergere dall’incubo e trovare l’armonia. E non sono mai stata così felice come oggi”.

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