Quel piccolo mondo dei ‘fatti minori’ (per modo di dire)
Poderose legnate, scontri rocamboleschi, curiosi infortuni dalla cronaca ticinese del secolo scorso. Roba da ridere, quando i protagonista sono gli altri
Di Mauro Stanga
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione
La “piccola cronaca” è una categoria giornalistica ben conosciuta, in particolare in un contesto relativamente contenuto e geograficamente ben definito come quello ticinese. Il ragazzino di Intragna che passeggiando nel bosco si imbatte in un fungo mastodontico, l’anziano di Bedano che si ritrova uno sciame di api posato sulla sella della bicicletta… cose così, insomma. Notizie di poca importanza, verrebbe da dire, eppure sfogliando i nostri vecchi giornali, spesso questi trafiletti richiamano l’attenzione del lettore odierno, per l’accuratezza della prosa utilizzata e per l’estrema attenzione per i dettagli (generalità delle persone coinvolte comprese).
Vi proponiamo dunque in queste pagine una selezione di episodi curiosi e rigorosamente con esiti non gravi, avvenuti sul territorio cantonale nella prima metà del Novecento, riportati con rigore e dovizia di particolari sulla carta stampata, con brevi note di cronaca che lette oggi riteniamo possano risultare anche divertenti.
Interessante, per cominciare, l’incidente occorso nel 1924 al signor Francesco Taddei di Albonago, il quale – come da titolo – riuscì a ferirsi una mano “sturando una bottiglia”, per poi recarsi alla “Croce Verde” per la “voluta medicazione”. Attenzione, non “dovuta”, bensì, “voluta”. Il Taddei evidentemente sapeva il fatto suo e riservava verosimilmente la stessa irruenza a bottiglie e personale sanitario. Nella sfortuna, andò piuttosto bene a “certo Bernasconi di Pedrinate” che nel 1929 sdrucciolò e cadde scendendo dal tram proprio davanti all’ospedale di Mendrisio, dove venne immediatamente accompagnato dai tramvieri. Poté rientrare tranquillamente al suo domicilio la sera stessa, grazie alle dovute (immaginiamo) cure del dottor Fossati. Se la cavò invece con una frattura alla spalla un altro Bernasconi – Cipriano – che immaginiamo giovanissimo (nel 1912),
giacché ebbe la sfortuna di cadere da un’altalena.
Apriamo ora una breve parentesi dedicata agli incidenti della circolazione, che tra gli anni Venti e gli anni Quaranta – complici le condizioni delle strade, la scarsa regolamentazione e l’ancor più carente rispetto della stessa – avvenivano con grande frequenza. Tanto che queste cronache venivano spesso introdotte da titoli evocativi quali “Il solito scontro” oppure “Il cozzo del giorno”.
“Gazzetta ticinese”, 1924
“Gazzetta ticinese”, 1929
“Popolo e Libertà”, 1912
Auto “misteriose”, moto e biciclette
Curiosa in questo ambito è una vicenda in cui rimase coinvolto nel 1937 un tale “signor Carminati” di Locarno, che il Giornale del Popolo sosteneva essersi scontrato con un’auto inglese sulla vecchia strada del Ceneri. Senonché, il giorno seguente, l’Eco di Locarno smentiva, sostenendo che il loro concittadino e la sua auto targata ‘2517’ non si erano mossi quel giorno dalla città sul Verbano. Difficile stabilire oggi se si sia trattato effettivamente di un errore o se un guidatore inglese e l’inesistente senso della privacy di allora abbiano giocato un brutto tiro al Carminati mentre si trovava da quelle parti “in incognito”… “Quando un uomo con la moto si scontra con un uomo con la bicicletta, quello con la moto ne esce tutto malconcio”, è il motto sergioleoniano che viene alla mente leggendo della disavventura che ha visti coinvolti, sempre a Locarno, il commerciante Sartorio e il giovane Perini figlio del calzolaio, evidentemente di tempra robusta.
Un altro poderoso scontro, questa volta tra soli ciclisti, ha avuto luogo invece a Sorengo nel 1924, quando “un tal Bettosini di Gentilino” , lanciato in discesa “colla velocità di un bolide”, “scompigliò” come birilli cinque giovani ciclisti che arrancavano in salita. Si noti che l’imprudente velocista, in quell’occasione, “portava davanti una bambina” (!) e viaggiava senza fanale (circostanza, quest’ultima, che gli valse una denuncia).
Due anni dopo, un altro scontro rocambolesco avviene in zona San Giovanni a Mendrisio, coinvolgendo supergiù mezzo Mendrisiotto. La prima vettura coinvolta apparteneva al vinattiere Botta, era guidata dal suo dipendente Pietro Rezzonico e a bordo portava la signora Carolina Botta con un suo nipotino. La seconda era invece il “biroccio” del signor Enrico Cavadini, condotto però dai fratelli Giovanni e Giuseppe Romano. Furono un po’ tutti “lanciati a terra” ma se la cavarono “col solo spavento”. Peggio andò ai veicoli, che ebbero entrambi “le stanghe spezzate”.
Chiusa la parentesi sugli incidenti della circolazione, possiamo riferire delle goliardate registrate a Lugano nel 1923, in occasione del “Congresso degli studenti cattolici svizzeri”. Per ricostruire il contesto, va premesso che il fatto che questo evento avesse luogo a Lugano non raccoglieva consensi unanimi, come ben testimonia una lettera pubblicata da Gazzetta ticinese, in cui un luganese affranto si esprime in questi termini: “Gli studenti cattolici svizzeri sono per le nostre strade con i loro canti, i loro lazzi, le loro coreografie medioevali, nibelungiche” (…). “Il sindaco della nostra Città va ai banchetti degli studenti cattolici, dove il liberalismo è berteggiato”.
“Eco di Locarno”, 1937
“Giornale del Popolo”, 1927
“Gazzetta ticinese”, 1929
“Gazzetta ticinese”, 1929
I soliti burloni
Per tornare alle goliardate, Gazzetta ticinese descrive le seguenti: – “Al Caffè Riviera venne strappata una bandiera la cui asta finì poi per rompersi sulla testa di uno studente”. Singolare la vicenda di quest’asta che apparentemente motuproprio va a infrangersi su un nibelungico capo. Viene il dubbio che forse una certa ostilità tra partecipanti al convegno e cittadini luganesi abbia avuto una parte in questa circostanza. Tanto più che tra le altre “mattane” descritte da Gazzetta ticinese troviamo quanto segue: – “Verso le due del mattino una comitiva barcollante che transitava lungo il quai poco mancò non venisse battuta da alcune persone offese senz’alcun motivo”. E infine (e qui siamo sul pirotecnico): – “Da una finestra d’un Albergo sul quai un energumeno onorava i passanti col tradizionale ‘Cincali’; qualche sassata lanciata lo fece mutar consiglio”. Vittima anch’egli di una “sassata” è stato il “velocipedista” Lodovico Butti, intento a scendere da Balerna a Chiasso. Tanto sfortunato quanto intraprendente, riuscì comunque a rincorrere e raggiungere un non meglio specificato E.M. (molti commentatori social odierni schiumerebbero rabbia, pretendendo “nome e cognomeeeh!” del responsabile) per dargli una “buona e meritata lezione”.
“Gazzetta ticinese”, 1929
“Gazzetta ticinese”, 1929
“Gazzetta ticinese”, 1929
Polli, pollastri e film particolari
Altro ciclista chiassese, altra disavventura: nel 1912 Gazzetta ticinese si occupa del giovane Tirelli, il cui “cavallo d’acciaio” venne asportato da un individuo entrato furtivamente nel cortile della ditta dove lavorava. Non si sa come si sia conclusa la vicenda, lascia tuttavia ben sperare il fatto che la polizia svizzera e quella italiana “misero tosto gli agenti su le tracce dell’audace mariuolo”. Singolare anche una doppia cronaca, pubblicata sempre da Gazzetta ticinese nel 1928 e ambientata in due pollai del Locarnese. Quello del signor Mario Stefanini, dapprima, vittima dei “soliti malfattori” (ladri di polli, letteralmente), i quali, colti sul fatto dallo Stefanini, “fecero appena in tempo a sfuggire alle sue legnate”.
Chi invece quel tempo non l’ha trovato – risulta dalla seconda nota di cronaca – è la povera martora sorpresa nel pollaio del signor Carlo Spadini, ferroviere di Pontebrolla (o Ponte Brolla), accoppata con una “poderosa legnata”. Un grande affare per lo Spadini, che oltre a intascare un “premio per aver soppresso un animale nocivo”, venderà la pelliccia della martora a tale Alessandro Mazzoni, che, sborsando per tale trofeo ben 70 franchi dell’epoca, doveva essere noto a Solduno e dintorni più per la ricchezza che per la scaltrezza. Decisamente scaltro invece il misterioso malfattore di cui si riferiva nel 1901, il quale soleva condurre “donnine eleganti” milanesi “in Isvizzera” , chiedendo poi loro di indossare sottovesti imbottite di sigari e sigarette da contrabbandare prima di attraversare la frontiera al ritorno.
Per concludere, destano molte curiosità le regole diramate dal Municipio di Bellinzona a margine delle “notti libere” indette per il Natale (attenzione: “Natale”, no “Carnevale”) del 1929. Riportiamo testualmente: “Si richiamano ai genitori e tutori i dispositivi municipali che obbligano i ragazzi d’ambo i sessi a sgombrare le piazze pubbliche al più tardi per le ore 2 e la proibizione assoluta agli stessi di assistere a feste da ballo e a rappresentazioni cinematografiche non autorizzate anche se accompagnati dai famigliari”.
Che razza di balli facessero e che razza di film proiettassero a Bellinzona per le feste natalizie del 1929, non è dato sapere…
“Gazzetta ticinese”, 1929
“Gazzetta ticinese”, 1929
“Libera Stampa”, 1929