Indovina chi c’è nel video?

Le videoconferenze non sono più materia per le solite grandi aziende. Ma una volta connessi, non pensate solo alla vostra immagine sullo schermo: anche i contenuti hanno una discreta rilevanza…

Di Giancarlo Fornasier

Pubblichiamo l’editoriale apparso in Ticino7, allegato del sabato a laRegione.

I primi dieci minuti sono volati a forza di battute sulla lunghezza di barba e baffi (quelli maschili, inteso), gli immancabili capelli e le crescite non tinte che mostrano gli inesorabili anni che avanzano, la maglietta indossata da almeno tre giorni che respira di vita propria, il poster di una memorabile mostra a Basilea di Andy Warhol. Poi c’erano quelli connessi e quelli che andavano e venivano (“ma che collegamento hai!” e giù consigli sui fornitori di servizi meno problematici). Senza contare chi doveva esserci ma non c’era, chi c’era perché era convinto fosse un altro giorno (scherzi dell’isolamento) e chi si è ricordato solo all’ultimo che stava per andare in scena la conference call, audio e video per tutti. 
Poi ci sono quelli che la fortuna non gli sorride. Per esempio, all’ultima riunione in stile pandemico il portatile di Lucia – che quando arrivava in ufficio tutti evitavano d’incontrare in bagno come alla macchinetta del caffè: si dice porti sfortuna – ha chiuso gli occhi, improvvisamente, senza preavviso. I colleghi in video prima hanno sorriso, poi sono partite le occhiatine furbine e cattivelle. Ma il giorno dopo era ricomparsa, puntuale come sempre. È stata la prima a intervenire, “per una precisazione”: con un’e-mail della società elettrica alla mano, voleva dimostrare che la colpa della sua sparizione era da addebitare a un blackout circoscritto a poche case. “Che sfiga” ha detto qualcuno, e giù tutti a ridere in diretta. Sempre sul pezzo, loro, anche a distanza. 

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