Burattini immortali (o poche nuove idee?)
Le bugie fanno crescere il naso. Per fortuna solo a Pinocchio, altrimenti sai che disastro…
Di Redazione/T7
Pubblichiamo l’editoriale apparso su Ticino7, allegato a laRegione
Nell’aprile del 1972 la Rai mise in onda uno “sceneggiato televisivo” (così si diceva) in cinque puntate dal titolo Le avventure di Pinocchio. Diretto da Luigi Comencini – quello di Pane, amore e fantasia, del traumatico Incompreso o dell’amarissimo Scopone scientifico con Sordi –, il classico di Collodi (datato 1883) per la tv aveva un cast mica da ridere: da Nino Manfredi in Geppetto a Vittorio De Sica (il Giudice), dalla meravigliosa Lollobrigida nei panni della Fatina dai capelli turchini al duo Franchi/Ingrassia (perfetti come il Gatto e la Volpe). Assieme alla prima animazione firmata dalla Disney nel 1940, il film di Comencini ha creato negli adulti di oggi l’immaginario del burattino di legno bugiardo che riesce a farsi bambino, “un bambino vero”. Tanto che (e Roberto Benigni ci perdonerà) per molti il povero falegname non potrà che avere, per l’eternità, la faccia buona e tontolona di Manfredi. Alle vicende di Pinocchio dedichiamo la nostra rubrica settimanale “Altri Schermi” curata da Alba Reguzzi Fuog: l’occasione è buona vista l’imminente uscita di una nuova versione Disney firmata da Robert Zemeckis. A quasi 140 anni dalla prima pubblicazione, con ogni probabilità mai Carlo Collodi avrebbe pensato che la sua invenzione potesse ancora catturare gli occhi sgranati di vecchi e bambini.
O forse è solo il cinema che è a corto di nuove idee.