Un giorno nella vita di una ghiandaia
Vivace e rumorosa, tra i rami si muove con grande agilità compiendo brevi voli e anche grandi salti. E grazie alla sua dieta, i faggeti prosperano
Di Chiara Piccaluga
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato del sabato a laRegione
Della famiglia dei Corvidi, specie Garrulus glandarius, questo uccello molto diffuso nei nostri boschi è riconoscibile grazie alla macchia bianca-azzurra presente sulle ali nere. La particolare predilezione per le ghiande, da cui deriva il nome, e l’abitudine a sotterrarle come scorta per l’inverno, rendono questo volatile un ottimo agente per la diffusione delle querce.
La ghiandaia nidifica in tutta Europa dal 65° parallelo nord al Mediterraneo, ed è diffusa anche nell’Africa nord-occidentale, nell’Asia Minore, in Palestina, a Oriente attraverso la Siberia fino al Giappone, Cina e Indocina. Trascorre le giornate nei boschi, in particolare tra querceti, castagneti, pinete; predilige zone in prossimità di corsi d’acqua coperte da fitta vegetazione, margini di campi e frutteti vicini ad aree boschive.
È un uccello lungo circa 34 centimetri con un piumaggio bruno-rosato con coda nera, ali nere con una macchia bianca e una azzurra, e lunghe piume erettili striate di bianco e di nero sul capo. Sia il maschio che la femmina possono raggiungere un peso massimo di 200 grammi. È dotata di un becco più corto della testa, piuttosto grosso, dai margini taglientissimi e leggermente uncinato all’apice. Ha una notevole capacità imitativa e spesso, oltre al suo normale grido che è un acuto e poco gradevole “ree ree”, è capace di imitare con prontezza non solo il canto di altri uccelli ma anche i rumori più vari. Diventa silenziosa durante il periodo della riproduzione.
Una certa personalità…
Vivace e rumorosa, tra i rami si muove con grande agilità compiendo brevi voli e anche grandi salti. Sul terreno saltella, ma in modo impacciato, come pure impacciato è il volo nelle zone aperte, a lenti battiti d’ala che diventano talvolta precipitosi in un procedere molto irregolare. La ghiandaia è di indole sospettosa, ha un comportamento piuttosto prudente e non ama apparire allo scoperto. Ha un’eccezionale memoria visiva in quanto riesce a scovare le ghiande nascoste a distanza di tempo, anche quando al di sopra c’è una coltre di neve di 40 cm. Infatti in primavera nasconde scorte di cibo sottoterra così da poter ritrovarle quando il cibo scarseggia. Questa specie riveste quindi nella selvicoltura una straordinaria importanza, purtroppo non ancora apprezzata come meriterebbe: la sua abitudine di portare via le ghiande delle querce (nel gozzo ne introduce anche nove) e di piantarle nel terreno ha infatti contribuito in maniera determinante alla propagazione di questi alberi. Inoltre, le ghiandaie sono considerate uccelli sentinella del bosco, sempre pronte a mettere in allarme, con il loro vociare, tutti gli abitanti della foresta, all’approssimarsi di qualsiasi intruso.
Amica delle formiche
La ghiandaia si nutre principalmente di sostanze vegetali quali ghiande, frutti del faggio, castagne, nocciole, noci, bacche, semi, granaglie e frutti selvatici o coltivati come mele e fichi. La sua dieta comprende anche animali quali insetti di grossa taglia e loro larve, lumache, ragni, uova e nidiacei di uccelli, piccoli mammiferi e rettili. In inverno raccoglie ghiande, noci e castagne che ha nascosto nel suolo del sottobosco o nella corteccia e nei ceppi degli alberi.
Nel mese di gennaio iniziano le riunioni cerimoniali; in gruppi si riuniscono su uno stesso albero e si formano le coppie. All’inizio di aprile entrambi gli individui collaborano alla costruzione del nido su grandi alberi, in genere tra i 2 e i 5 metri di altezza, ma anche più in alto. Viene preparato con sterpi, rami e fili di fieno intrecciati, e l’interno è tappezzato con radici sottili, muschio e fili d’erba.
La femmina depone 5-7 uova grigiastre, dalle macchie marroni, il periodo di cova va dalla fine di aprile a giugno e dura 16-17 giorni. Con la deposizione del primo uovo entrambi i genitori si dedicano alla cova. I piccoli nascono dopo sedici giorni e ne occorrono altri venti perché abbandonino il nido. Le ghiandaie sono monogame, vale a dire che quando la coppia si forma, resta insieme per tutta la vita e covano solo una volta all’anno.
La ghiandaia raccoglie e depone le formiche a contatto della pelle e tra le penne. Per fare questo l’uccello si avvicina al formicaio, abbassando il corpo e sbattendo le ali contro la superficie del formicaio, porta le formiche a contatto con il corpo. Questo comportamento, detto anting, è stato spiegato attraverso diverse ipotesi. Forse il volatile vuole approfittare di una sostanza particolare, l’acido formico, prodotta dall’apparato addominale delle formiche, che potrebbe avere un’azione disinfestante rispetto ad alcuni parassiti presenti sul suo corpo.