‘Tschüss zäme’ non è una parolaccia

Il plurilinguismo è la maggiore ricchezza del nostro Paese, ma ogni tanto ci fa sentire così lontani, divisi e molto diversi

Di Giancarlo Fornasier

 Pubblichiamo l’editoriale apparso su Ticino7, allegato a laRegione.

Nel giro delle amicizie familiari, i figli plurilingue non mancano. Tra i casi più interessanti ci sono due fratellini che frequentano le scuole elementari che si esprimono in italiano, dialetto bleniese, tedesco, Schwizerdütsch dell’Argovia e un po’ anche in francese. A sentirli dialogare coi genitori capisci la ricchezza nella quale sono immersi, e la fantasia nel creare frasi dai colori e cadenze inarrivabili. A loro manca giusto il romancio per completare il ventaglio nazionale; una fortuna che hanno invece altre due sorelline sveglie e argute che in famiglia sentono il buon tedesco, l’italiano con la cadenza dell’Engadina Bassa e il rumantsch della Val Müstair, appunto. Ancora pochi anni fa si credeva che parlare più lingue a casa potesse creare dei problemi a scuola. Ma oggi anche i logopedisti tendono a evidenziare gli indubbi vantaggi piuttosto che gli eventuali deficit (sovente solo momentanei) che potrebbero sorgere nel ‘miscelare’ lingue diverse nella stessa frase. Che siano i nostri idiomi oppure quelli di altri paesi, poco importa.

 

 

 

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