La cultura (vista da Martina Gamboni)
Gira, visita e racconta il territorio a modo suo. Animo contagioso e aperto, la potete incontrare a ‘Cultura a spasso Ticino’, una comunità che vive di passioni
Di Lorena Scettrini
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato del sabato a laRegione.
Ha 33 anni, occhi vispi e curiosi, un’anima da esploratrice. Segue per passione spettacoli di danza, si commuove a teatro, visita esposizioni di vario genere, si lascia incantare dall’arte dei musei e canta a squarciagola ai concerti. A Lei non piace: ‘pecenà i bambol’ (cioè stare ferma), fare ordine, percorrere lo stesso sentiero due volte, il gelato che si scioglie troppo in fretta, i bug di Instagram. Le piace: il dialetto ticinese, gli aperitivi con salametto & Merlot, le fontane in montagna, le annotazioni lasciate da altri lettori sui libri presi in bibliocabina, i ‘triangolini’ del Toblerone, le scelte sbagliate, i photobombing, tre stagioni su quattro.
Martina Gamboni condivide le sue preziose esperienze con il mondo social, sulla pagina instagram.com/cultura.a.spasso.ticino (Cast, per gli amici). Un luogo diventato comunità della quale è portavoce. Oggi parliamo di lei ma anche di loro. Più di duemila persone che hanno capito il senso dell’iniziativa, inviando testimonianze dei loro vissuti culturali. Nessun tipo di promozione per Cultura a spasso Ticino perché a Martina i numeri non interessano. Riuscire a contagiare anche solo una persona invogliandola a visitare il luogo del suo post significa aver raggiunto lo scopo che la sua pagina si prefigge.
@cultura.a.spasso.ticino Le illustrazioni della Divina Commedia realizzate da Salvador Dalí in una mostra straordinaria alla Fondazione Majid di Ascona 👨🎨
La cultura è noiosa e ‘vecchia’?
Per quanto il nostro cantone sia piccolo, l’offerta a livello culturale in Ticino è davvero notevole. Quantità e qualità. Gli organizzatori lavorano con inventiva, entusiasmo e impegno proponendo offerte innovative. A volte il riscontro del pubblico è però timido. Attorno alla cultura aleggia uno stereotipo che rimane nel tempo: è noiosa, vecchia, rigida, elitaria. Per Martina invece la cultura è bella, divertente, colorata. Dà degli strumenti per interpretare la realtà, per conoscere il territorio, regala creatività, stimola, ispira. Come modificare questo pensiero? In parte lo si può fare attraverso i social che si prestano molto bene perché per antonomasia sono strumenti leggeri, immediati, fatti principalmente di immagini e poco testo. Permettono agli organizzatori di presentare le loro attività uscendo dalla promozione “istituzionale” e, per forza di cose, rigida. Attraverso Cultura a spasso Ticino la comunicazione diventa orizzontale, il pubblico che parla al pubblico senza vincoli, senza restrizioni e in modo parallelo.
© M. Gamboni / LaSalamandra
Cultura seriale
Cultura a spasso Ticino è uno spazio virtuale dove, attraverso post puntuali, si vuole stimolare gli utenti a visitare luoghi e a partecipare agli eventi. Quando la pagina Instagram incontra elementi comuni nascono le serie. La prima in assoluto è legata alle bibliocabine. Martina nota la prima in via Dogana, seguita dalla seconda in via Franscini, entrambe a Bellinzona. Una terza alla Spai di Locarno. Nel 2019 posta la prima foto e viene subito seguita a ruota dagli utenti che mandano le bibliocabine più vicine a loro. Nasce una minisezione intitolata “biblio-mania”. In poco tempo raggiunge un’ottantina di segnalazioni, poco meno di un centinaio le fotografa lei per un totale di 172 avvistamenti. Viene redatta così la bibliocartina, strumento che anticipa una recente mappatura fatta dal Centro Ingrado. Altri esempi sono: “In Gir par Ges (a pizzaa lumin)” nata dall’irrefrenabile stimolo di Martina di entrare nelle chiese quando ne vede una, “Musei etnografici: ne abbiamo?” (sì, ben 11) e… scoop per la stagione estiva “In gir par grott”.
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Da cosa nasce cosa
Una passione contagiosa che ha permesso a molti utenti di partecipare attivamente con le loro esperienze, entrando a far parte di una comunità che vuole condividere le cose belle che il nostro territorio offre. È proprio questa sinergia il carburante che regala a Martina la voglia di continuare il suo cammino sotto forma di volontariato. Lei che di ore giornaliere ne avrebbe bisogno 72. Lei che per prima si fa contagiare dalla documentazione fotografica che riceve. Lei che, attraverso la sua vitalità, riesce a creare reti e collaborazioni che durano nel tempo. Un progetto nutrito dalla felicità di fare qualcosa per il prossimo.
© M. Gamboni
Facebook vs Instagram
Lo scopo della piattaforma non è quello di far vivere all’utente un’esperienza virtuale. I post, volutamente, non sono esaustivi ma offrono solo l’antipasto per stimolare l’appetito di cultura. Vogliono portare le persone a vivere personalmente l’esperienza, recandosi sul posto. Per questo motivo Martina sceglie Instagram perché, avendo meno opzioni rispetto a Facebook, screma una serie di interazioni che potrebbero rovinare lo scopo vero del progetto. Per creare alcuni contenuti si appoggia anche a Tik Tok, creando video divertenti e originali. Una dimostrazione di quanto la tecnologia possa essere anche usata
in modo intelligente.
@cultura.a.spasso.ticino “Raffaello 3D – Il Divino” al Castello di Sasso Corbaro, Bellinzona 🏰 dal Rinascimento alla realtà aumentata e gli ologrammi 💡
Un lasciapassare molto utilizzato
Con il passaporto musei svizzeri si ha l’accesso gratuito a più di 500 musei svizzeri, in cambio di una tassa annua. Questa è l’opzione scelta da alcuni frequentatori seriali di musei che hanno la possibilità di muoversi liberamente abbattendo i costi e visitando i luoghi proposti dagli organizzatori che aderiscono al progetto. La pagina instagram.com/cultura.a.spasso.ticino è stata scelta come ambasciatrice social di questa iniziativa. Ogni volta che Martina o un membro della community visitano un luogo postano la foto sulla pagina Instagram “museumspass”, rendendo ancor più virali le condivisioni d’arte. Un riconoscimento molto importante per questo contenitore social, che conferma quanto Cultura a spasso Ticino abbia ormai superato anche i confini cantonli, andando a toccare tutto il territorio svizzero.
© M. Gamboni