Fake news: disinformazione (ma di casa nostra)

Tra i portali accusati di diffondere notizie false e/o “poco veritiere”, alcuni sono svizzeri. Ma chi sono e cosa scrivono?

Di Federica Cameroni

Pubblichiamo un articolo apparso sabato su Ticino7, allegato a laRegione.

Si fanno chiamare controinformatori, ma l’impressione è che siano disinformatori professionisti. I loro contenuti pullulano di affermazioni come ʻi media non ce lo diconoʼ o ʻi media mainstream l’hanno censuratoʼ. Sottintendendo che se gli altri hanno scelto di non dirlo poiché corrotti, loro non lo sono perché lo dicono. Gli articoli sono pieni di citazioni decontestualizzate e le fonti, se affidabili, risultano inutili. Le persone intervistate, a loro affini, vantano un titolo di studio oppure un passato lavorativo in un’azienda nota, meglio se media mainstream. 
Newsguard ha stilato una lista dei principali diffusori di disinformazione durante la pandemia: tra questi si contano anche tre siti svizzeri. Ho provato a contattare tutti, ottenendo qualche chiarimento… 

Uncut-News

Si presenta come testata “non manipolata e libera”, si sostenta tramite donazioni. In uno degli articoli più letti, “Warum Donald Trump Gehen Musst”, fra citazioni estrapolate e qualche fatto reale, si cavalcano le tesi sostenute da QAnon. L’esistenza della Cabala (la setta satanista e pedofila che vedrebbe coinvolti i ‘poteri forti’) è data per certa, come il “dark winter” (presunto piano bioterroristico) e il “Deep State” (lo Stato formato dai satanisti). Si parla poi di “elezioni rubate a Trump”, e che sia già stato dimostrato si trattasse di illazioni non conta: dato l’enorme potere della Cabala sarebbe impossibile provare i brogli. La chiosa riguarda l’attuale campagna di vaccinazione: un piano eugenetico di Russia e Cina. Gli articoli, tutti sui generis, non sembrano nascondere fini ideologici, quanto voler attrarre più persone possibili. 


© iStockphoto

Kla.tv

Kla.tv o Klagmauertv, ma anche archive.kla.tv (dal certificato Firefox pare lo si possa raggiungere tramite 12 indirizzi), ha traduzioni in 74 lingue. È in onda ogni sera alle 19.45 con un telegiornale registrato in uno studio allestito appositamente, con un anchorman che lancia i servizi. Sul sito sono disponibili circa 4’200 video veicolati anche su vari social media – Twitter, Instagram, Telegram, Facebook, YouTube (dieci canali) e VK, il social russo – e su numerosi archivi digitali (archive, Bitchute, lbry e frei3). Esiste un abbonamento per gli affezionati. 
Kla.tv è stata creata da Ivo Sasek, oggi alla gestione sembra esserci il figlio Elias. Sasek è anche fondatore della setta Organischen Christus-Generation (OCG) e dell’AZK, una coalizione anticensura con cui organizza un incontro annuale che attira circa 2mila persone. Oltre a uno studio di registrazione per il tg, ha prodotto film (Sasek-Panorama), CD (Sasek Famille), fondato una casa editrice (Elaion), creato una sua versione di Wikipedia (Vetopedia) e radio digitali.
È inattiva, ma ancora raggiungibile, la tv per giovani Jugend-TV. Le attività sono cessate probabilmente a seguito delle proteste della Kommission für Jugendmedienschutz. Hugo Stamm, giornalista svizzero ed esperto di sette, è attento alle attività di Sasek da anni: dice di temere che la sua intenzione sia quella di passare da guru religioso a politico. 
Oltre alla tesi che vede George Soros intento a stabilire “un nuovo ordine mondiale”, altra bufala popolare è quella che paventa una “Terza guerra mondiale” creata dall’Ucraina e aizzata dai media “guerrafondai”. In “Dibattito sul CO2 come distrazione dalle manipolazioni climatiche dell’esercito” si sostiene che il CO2 non causa disastri meteoreologici, dovuti semmai agli esperimenti dei politici che spruzzerebbero particelle sconosciute nell’atmosfera e modificherebbero il clima tramite potentissime antenne. Come prova, un discorso decontestualizzato in cui Simonetta Sommaruga definisce la geoingegneria “l’irrorazione di particelle nell’atmosfera”. In “Avvertimento urgente: il vaccino del Coronavirus modifica il DNA!”, 1’439’622 visualizzazioni, vien detto che il “lobbista delle vaccinazioni Bill Gates” sta cercando di causare una catastrofe umana tramite un vaccino muta geni (ipotesi scientificamente smontata). A più riprese vengono citati “I protocolli dei Savi di Sion”, falso storico antisemita ripreso anche da Hitler nel suo Mein Kampf. All’emittente austriaca ORF Sasek ha dichiarato che crede siano stati scritti da gente che si fingeva ebrea, quindi non si tratta di antisemitismo.
Ivo Sasek dovette rispondere in tribunale delle affermazioni fatte da Sylvia Stolz durante l’evento dell’AZK 2012 a Coira (“l’Olocausto non è mai stato provato in tribunale secondo i criteri giuridici riconosciuti dagli Stati di diritto”). L’avvocata, che per negazionismo dovette già scontare una pena nel 2008, venne condannata nuovamente; Sasek assolto. Hugo Stamm afferma che negli incontri dell’AZK “il palco è sempre a disposizione di personaggi così”. Cito i più controversi: nel 2010 (e 2015) Michael Vogt, che propalò la tesi secondo la quale Rudolph Hess in Inghilterra nel 1941 avrebbe “cominciato una campagna per la pace”; nel 2010 Bernhard Schaub, ex direttore dell’Organizzazione per la riabilitazione delle persone perseguitate per aver negato l’Olocausto (bandita nel 2008); nel 2011 il revisionista storico Gerd Schultze-Rhonhof e nel 2017 Thorsten Schulte, anche lui accusato di revisionismo storico. In passato, sul palco dell’AZK salirono alcuni svizzeri noti: il promotore di No-Billag Olivier Kessler (2015), l’ex consigliere UDC Luzi Stamm (2015) e Ulrich Schlüer nel 2016 (UDC). Al Tagesanzeiger dichiararono che la loro partecipazione non implicava un’identificazione con le posizioni degli organizzatori.
A gennaio 2020 la setta di Sasek è stata al centro di un’inchiesta realizzata dal Bayerischer Rundfunk. I fedeli avevano raccolto dati su politici e giornalisti, la lista comprendeva più di 8’000 persone di lingua tedesca di cui erano sottolineate eventuali origine ebraiche. Sasek afferma servissero a uso interno per istruire gli adepti su “natura e atteggiamenti dei rappresentanti”. 


© iStockphoto

Les Observateurs (WindischMediaProd)

Invitano i fautori del politicamente corretto ad “andare altrove” e consigliano ai commentatori di attenersi alla legalità, ma offrono consulenza a chi venisse denunciato e consigli su come risalire all’identità del querelante. È stato fondato nel 2012 da Uli Windisch, ex professore all’università di Ginevra. Come dichiarato alla TSR, il progetto è partito grazie allo stanziamento di 450’000 franchi da parte di dieci finanziatori. Nel 2015 sia L’Hebdo che France24 ne hanno criticato le posizioni in tema d’immigrazione, ritenendo che aprissero le porte alla xenofobia (Hebdo) tramite tentativi di disinformare (France 24). Anche gli osservatori accettano donazioni. 
Nonostante il sensazionalismo; lo strizzare l’occhio a social network da ideologie neonaziste come Gab, da loro definito “più favorevole ai conservatori”; l’aver diffuso video di Paul Weston, politico inglese e sostenitore della cospirazione del genocidio bianco; e nonostante i tipici attacchi a Soros, non si arriva agli esempi visti sopra, dove le bufale diventano certezze. Qua è tutto un’ipotesi. Per esempio, torna la tesi delle elezioni rubate negli USA: non dicono sia sicura, “solo” che nessuno abbia indagato abbastanza scrupolosamente. In Evénements du Capitole. Le plus formidable exercice de censure jamais vu dans l’Histoire, si arriva a declinare la colpa di quanto avvenuto a questa presunta mancanza: “Se ci fossero state le verifiche, non ci sarebbero stati gli avvenimenti al Capitol. Nessuno sarebbe morto”. 
Windisch ha acconsentito a parlare con me. Afferma d’aver aperto Les Observateurs a causa di una mancanza di pluralismo nei media: “La destra è fortemente sottorappresentata”. Gli chiedo se nel caso contrario avrebbe aperto un blog di sinistra, risponde che fatica a immaginare la situazione: “La sinistra è scandalosamente dominante”, ma sì. Sostiene di subire una persecuzione da parte dei fact checker: “Controllano le mie pagine 24 ore su 24 sperando di trovare uno sbaglio, ne hanno trovati 4 o 5 su 80’000 articoli”. Respinge le accuse di disinformare e fomentare odio: “I commenti sono moderati”, dice di censurarne parecchi. Alle voci che vedono Tito Tettamanti fra i suoi azionisti risponde che l’ha sostenuto, ma il suo aiuto è stato più “presentare potenziali sostenitori”. Afferma che il suo pubblico è in crescita, la causa: “Media troppo a sinistra e giornalisti militanti di sinistra”. Si dice contro la censura e la parzialità ideologica: per questo motivo, e “non perché razzista” ha proposto d’abolire la commissione federale contro il razzismo. In futuro, oltre a una serie di libri, vorrebbe realizzare dei corsi di formazione per giornalisti “non sottomessi al politicamente corretto”.

ByoBlu

Il canale YouTube di Kla.tv, aperto nel 2012, conta 120mila iscritti e 32 milioni di visualizzazioni, al momento la videolibreria risulta vuota. Uncut-News ha un gruppo Telegram con 29’270 utenti e due canali YouTube: 42’000 e 20’300 iscritti. Il primo, aperto
nel 2014, raggiunge 19’386’245 visualizzazioni. Les Observateurs ha 80mila seguaci su Facebook e dai 5mila ai 20mila lettori al giorno. 
ByoBlu, di Claudio Messora, è l’equivalente italiano di questi siti svizzeri, con numeri maggiori. È una testata regolarmente registrata e va in onda su digitale terreste. In un’intervista al quotidiano la Repubblica, Messora afferma che la sua linea editoriale è “dar voce ai censurati”. Carlo Gubitosa, giornalista italiano fondatore della piattaforma sociale.network, osserva Messora fin dagli esordi. Paragona le sue azioni a quelle di Steve Bannon negli USA: “Cerca di ricoprire il ruolo di comunicatore politico, amplificando con le nuove tecnologie di comunicazione forme di propaganda populista, complottista e antiscientifica”. Non sa quanto riesca a guadagnare: “Per me vende un prodotto immateriale, il senso di appartenenza a una comunità di ribelli antisistema, e costruisce un’identità politica con le sottoscrizioni”. Il problema, continua, nasce anche da “un’informazione funzionale a gruppi di potere e non al pubblico interesse”. Sostiene che la soluzione per evitare “la morte del pensiero critico” sia lavorare nelle scuole con progetti di alfabetizzazione mediatica che creino “anticorpi alla disinformazione”. D’altra parte, dice, i millantatori esisteranno sempre. 

Articoli simili