1984: un anno da non dimenticare

Tra Orwell e Bowie, nella trappola del tempo incontri sempre chi non ti aspetti. Scherzi del destino o di “qualcuno” che dall’alto ti osserva impietoso?

Di Jacopo Scarinci

Pubblichiamo un articolo apparso sabato su Ticino7, allegato a laRegione.

‘Ti rendi conto che il passato, compreso quello più recente, è stato abolito?ʼ
George Orwell in 1984 (1949)

‘Qualcuno cui rendere conto / Qualcuno da seguire / Qualcuno che ci faccia vergognare / Un qualche Apollo coraggioso / Qualcuno che ci inganni / Qualcuno come te! / Vogliamo te Grande Fratello, Grande Fratello!’
David Bowie in ʻBig Brotherʼ (dall’album Diamond Dogs, 1974)

“Noi siamo i morti”, dice Winston a Julia. La vita rubata allo schermo che osserva e controlla, la vita consapevole del niente che è. L’abisso di Nietzsche, quello che se lo guardi a lungo anche lui guarda in te. Materiale per citazioni ce n’è a ogni pagina in 1984 di George Orwell. Inutile girarci attorno, però: la distopia che ti si fa vicina supera la fascinazione per il mondo oscuro, controllato dal Grande Fratello, che è quella Londra minuscola parte di Oceania. Comprensibile. In fondo la vita è vita quando ogni giorno mandato in Terra viene difesa una libertà, che sia nostra o di altri poco cambia. Perché alla donna che si ama bisogna dire “siamo vivi”, non “siamo morti”.
E alla fine fece bene David Bowie, quando si mise in testa di ispirarsi a 1984, ad andare – come ha fatto per tutta la vita – oltre. L’album Diamond Dogs prende spunto e supera, cita e aggiunge, ritrae e mette un’altra cornice. Prende, appunto, i Cani di diamante che controllano una Londra che diventa Hunger City e condisce il tutto con dadaismo à gogo e William Burroughs come piovesse. Il finale è a due velocità: la sottomissione / denuncia / bandiera bianca che sventola, prima. Il “Canto della famiglia di scheletri perennemente rotanti”, col trascinante e super glam invito a svegliarsi, a muoversi, dopo. La vita è arte, movimento, situazioni. Anche a Londra, Pista Uno, Oceania. Anche a Hunger City.
Ieri e oggi. Aldous Huxley disse che “la società descritta in 1984 è una società controllata quasi esclusivamente dal castigo e dal timore di esso”. I casi della vita hanno portato, nel mese di gennaio, alla scadenza del copyright cinquantennale sull’opera di Orwell e a miriadi di nuove traduzioni uscite in libreria. A volte, i casi della vita sono provvidenziali. E hanno tempismo.

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