Ballenberg, metti una ‘festa delle feste’ in un museo vivente

Cronaca di una full immersion a 360 gradi nell’essenza stessa della cultura con la bandiera rossocrociata

Di Moreno Invernizzi

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

Varcare i cancelli del Ballenberg è come varcare quelli che, a Melide, fanno da anticamera alla Swissminiatur. Ma il museo a cielo aperto più grande della Svizzera, di miniatura ha ben poco. E allora le emozioni che ti pervadono percorrendo quel viale che si snoda nel bosco appena lasciata alle spalle la biglietteria sono ancora più grandi. Qui, in questa porzione di terreno di 66 ettari nell’Oberland bernese, sorta di cuore della Svizzera, è come se il tanto decantato, ma pur sempre aleatorio, concetto di ‘svizzeritudine’ prendesse forma e corpo per davvero.

E quella forma e quel corpo si materializzano nelle sagome delle case smontate pezzo per pezzo in ciascuna delle regioni del nostro Paese per poi essere… traslocate sui prati del comune di Hofstetten bei Brienz. A contribuire ad amplificare quella marcata sensazione di appartenenza alla Confederazione, in questo autunno, è stata la Festa delle feste, sorta di ‘contenitore’ delle tradizioni, culinarie ma non solo, che il nostro Paese ha da offrire, proposta per la primissima volta quest’anno (sull’arco di due weekend) ma destinata a ripetersi nel tempo: una decisione in questo senso è attesa nelle prossime settimane.


© Moreno Invernizzi

Buona la prima

La prima edizione di questa immensa fiera, ribattezzata anche festa del raccolto, ad ogni buon conto, a bocce ferme si è rivelata un successone, chiamando all’adunata una folla di ventimila persone. Una passerella su cui far sfilare le principali regioni che costituiscono quell’enorme puzzle chiamato Svizzera. Ciascuna con le sue caratteristiche, le sue peculiarità. E così, quella scampagnata tra le case del Ballenberg – magari già visitato e visto con altri occhi nell’infanzia, lontana o più prossima che sia stata – si trasforma in una full immersion a 360 gradi nell’essenza stessa della cultura con la bandiera rossocrociata.

Come dice il nome stesso, la Festa delle feste è stata concepita allo scopo di presentare le sagre regionali e le tradizioni autunnali provenienti da ogni angolo del Paese e da tutte le regioni linguistiche della Svizzera, con particolare riferimento alle usanze contadine, alla produzione agricola e alla lavorazione artigianale in tutte le sue innumerevoli sfaccettature.

Un primo assaggio, e non solo metaforico, di questo grande ‘contenitore’ di usi e costumi regionali lo si ha già oltrepassando l’uscio della prima costruzione che si incontra cammin facendo, accedendo al Ballenberg dalla sua entrata a ovest. Nel cortile della villa signorile di Burgdorf (datata 1872) una tavolata è imbandita con prodotti esclusivamente di quella regione, per un aperitivo di benvenuto. E scambiando quattro chiacchiere con le persone che lo stanno allestendo traspare tutto l’entusiasmo per questa prima edizione della Festa delle feste: “Questo è solo l’inizio, vedrete con i vostri occhi, ce n’è per tutti. In una manciata di ore farete letteralmente il giro della Svizzera provando con tutti e cinque i sensi la vera essenza di un Paese variegato come il nostro”. E non sono parole di circostanza, visto che, percorso ancora qualche metro, dal sentiero davanti agli occhi si palesa una sorta di babele folcloristica.


© Moreno Invernizzi

Immancabili mucche…

Girato l’angolo di una casa contadina con laboratorio di ceramica di Unterseen (Oberland bernese) risalente al 1800-1850, appena lasciati alle spalle gli sventolatori di biandiere del Canton Vallese, eccoti catapultato in una sorta di arena all’aperto, dove va in scena la ‘bataille de reines’ , il combattimento delle regine, la caratteristica sfida tra mucche, in particolare della razza d’Hérens, assai diffusa oltre San Gottardo, nelle regioni dell’arco alpino. Mentre poco oltre, su un altro spiazzo, nemmeno troppo distante da un paio di galline che scorrazzano liberamente tra i visitatori, si vedono salire al cielo sbuffi di segatura. È quella sollevata dai lottatori che nell’area riservata alle tradizioni della Svizzera centrale, e Berna in particolare, stanno dando una dimostrazione pratica dell’Hosenlupf, la famosa lotta svizzera fra contendenti in pantaloni di juta (sì, ci sono anche quelli, ovviamente!).

All’ombra di una casa d’abitazione trapiantata nell’Oberland bernese da Cugnasco, un’altra di Malvaglia e una torba di Campo Vallemaggia, la protagonista è la castagna, celebrata dalla ‘vetrina’ dedicata al Canton Grigioni.

In mezzo a tutta questa babele – un po’ discosto a dire il vero vista la sua collocazione fisica all’interno del Ballenberg – non poteva naturalmente mancare il Ticino. Che nella corte della masseria di Novazzano e nelle sue adiacenze mette in campo i suoi fiori all’occhiello, risotto con luganighetta e torta di pane in primis. Con vino o birra (anche di castagne) per accompagnare il tutto.


© Moreno Invernizzi

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