Modernità e cimiteri digitali

A casa cʼè un cassetto dove i vecchi cellulari vengono messi a riposo. Forse per evitare che tutto vada ‘perduto per sempre’? (roba da ‘Blade Runner’)

Di Giancarlo Fornasier

Pubblichiamo l’editoriale apparso in Ticino7, allegato del sabato a laRegione.

Siamo molto digitalizzati, ma di tecnologia, gestione dei dati e archiviazione alcuni di noi capiscono ben poco. Prendete la famiglia di Luigi, due adulti e due adolescenti: quattro cellulari in tutto, più un quinto “di lavoro” della mamma. Questi sono quelli attivi, poi ci sono i telefonini che ogni due/tre anni sono stati per “forza di cose” pensionati (il mercato e il consumo, sapete). Eccoli lì, tutti in un cassettone, in cucina – cellulari e annessi cavi, cavetti, caricatori e quei pochi manuali d’uso sopravvissuti al tempo che passa –, assieme a un paio di cacciaviti, una pinza, del nastro adesivo e un sacco di altra robetta; ovvero oggetti trovati in giro per casa, forse “fuggiti” dai loro rispettivi domicili. In verità foto, filmatini e registrazioni audio nel tempo sono stati stoccati in almeno un paio di pc ancora vivi e vegeti, oltre che in alcune memorie esterne. Senza considerare vari salvataggi su cd di migliaia e migliaia di immagini vitali per la storia familiare fatti negli anni… Quello di Luigi è un vero cassetto della memoria, di cui forse non ci sarebbe proprio bisogno: ma “come fai a fidarti della tecnologia?” , ci si domanda di tanto in tanto a casa, aprendo il piccolo deposito. Che poi la questione non sarebbe di fiducia, ma piuttosto di fede e speranza nel progresso. 

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