Di Novanta ce n’è uno

È opinione comune considerare i Cinquanta e i Sessanta come i migliori decenni del Novecento. Ora, provate a fare mente locale…

Di Giancarlo Fornasier

Pubblichiamo l’editoriale apparso in Ticino7, questa settimana allegato del venerdì (vista la festività) a laRegione.

Era il tempo dei computer che facevano i computer, dei telefoni che facevano i telefoni e delle automobili che bisognava saperle guidare sul serio (e si potevano pure riparare, pensa te). Il telecomando della tv era ancora uno strumento di potere e di ricatto genitoriale, gli uffici postali li trovavi anche in cima alle piccole valli, i treni “regionali” si fermavano ovunque, la musica te la compravi e così finanziavi etichette discografiche e artisti. La cultura giovanile non viveva solo di “influencer”, i cinema, le librerie e le discoteche non si contavano (anche nel nostro angolo di Svizzera) e per proteggerti “dal virus” bastava utilizzare il preservativo. La domenica pomeriggio vedevi girare Ayrton Senna a 300 all’ora e Pantani scalava l’impossibile, nelle sale usciva “Il grande Lebowski” e la vera principessa era Lady Diana. Certo, poi nel Golfo e nei Balcani si sparava forte, le polveri fini imperavano, di certe brutte malattie morivi e basta. Secondo la nostra Mariella Dal Farra negli anni Novanta si stava meglio. Beh, per come siamo messi oggi potrebbe avere pure ragione.

 

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