Turismo che va, turismo che resta

In inverno, a contarle una per una, non arrivi a quaranta anime. Ma da giugno a ottobre le cose cambiano (non in meglio).

Di Giancarlo Fornasier

Pubblichiamo l’editoriale apparso in Ticino7, allegato del sabato a laRegione.

Il turismo è una grande risorsa, economica e occupazionale. Vabbè, in paese lo sanno tutti, sia quelli che in passato hanno venduto (e svenduto) case e stalle per scendere in città, sia i proprietari di ristoranti e grotti che a turisti e confederati oggi non possono rinunciare. Ma non crediate siano tutti d’accordo: prendete la Pia, che figli al seguito si è trasferita in Verzasca anni fa alla ricerca di radici e ideali. Con fatica ha sistemato casa e ritmi familiari (mica è stato semplice), e promosso una piccola attività economica pensata per chi lungo il fiume vive tutto l’anno (anche quando il bagno non si fa).
Ma la serenità è durata poco, il tempo della conversione in “casa di vacanza settimanale” e “bed & breakfast” di due immobili adiacenti. La scorsa settimana da mattina a tarda notte l’unica cosa che si sentiva in paese era uno strano rap sparato da ragazzi che passavano le giornate in giardino. La settimana prima erano invece i tre cani arrivati al seguito di una coppia di pensionati a scaldare l’aria. “Non va mai bene niente!”, si sono sentiti rispondere dal proprietario dell’immobile alla richiesta di maggiore rispetto da parte dei suoi clienti. Sì, quel tizio corpulento che si vede in paese giusto per la consegna delle chiavi e i consigli spassionati sui posti migliori (e meno battuti) dove tuffarsi e trovare spazio per posteggiare. Tanto lui vive altrove.

 

 

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