Disturbi mentali. Ai confini della realtà

André ha dovuto imparare a sopravvivere a un mondo di allucinazioni e deliri. Ma non è l’unico: una persona su cento soffre della stessa malattia.

Di Stefano Castelanelli

Pubblichiamo un contributo apparso in Ticino7, allegato del sabato a laRegione.

Zurigo. L’estate volge al termine. L’aria è fresca. André esce di casa e si dirige a passo svelto verso la fermata del tram. È in ritardo. Alle ore 8 e 30 ha una riunione in ufficio a Oerlikon e sono già le 8 passate. “Con i mezzi pubblici ci metterò di sicuro più di mezz’ora – pensa –, meglio che avvisi”. È il suo primo posto di lavoro dopo aver conseguito la laurea all’università e non vuole fare brutte figure proprio i primi mesi. Tira fuori il cellulare dalla tasca e scrive un messaggio al collega per avvisarlo del ritardo. Arrivato alla fermata del tram si guarda intorno con aria sospetta. “Mi seguiranno anche oggi?”, pensa. Ormai va avanti da settimane. “E ci sono anche i cinesi – dice tra sé piano -. Chissà cosa vogliono loro?”. Il tram arriva e non appena André sale si sente osservato. Alla fermata di Hardbrücke scende dal tram inquieto e guardingo e si dirige al binario del treno per Oerlikon. Due asiatici vestiti in abito scuro si avvicinano e si fermano accanto ad André. “Eccoli” pensa: “Anche i cinesi, come gli svizzeri e i tedeschi, sono convinti che io sia una persona speciale e mi seguono di continuo. Ma si sbagliano. Si sbagliano tutti”. 

Il delirio

È da settimane che André si sente osservato. Lo seguono e lo studiano continuamente. È diventata un’ossessione e André non riesce più a vivere la sua vita normalmente. A volte ha persino l’impressione di sentire delle voci che commentano ogni sua azione. Non sa bene come fanno a comunicare a distanza con lui. Forse tramite le onde del cellulare. Osservandolo, André ne è convinto, sono arrivati alla conclusione che lui sia una persona con un grande potenziale che può ricoprire ruoli chiave nella società. Ha sentito i loro commenti. Consigliere federale. Gli svizzeri, i primi che lo hanno iniziato a seguire, lo vogliono in politica. André ne è convinto. “Ma sono pazzi – si è ripetuto mille volte –. Sono una persona normale come tante altre”. Poi sono arrivati gli italiani, la nazione dei suoi genitori. Anche loro lo vogliono in politica come ministro. André ne è più che convinto. Ormai gli sembra che i servizi segreti dei due Paesi continuino a seguirlo tutti i giorni e comunichino in codice con lui tramite segni, sguardi e a volte, come detto, persino con dei commenti trasmessi chissà come. Non ha più pace. Si sente braccato. Privato della sua privacy.

L’esaurimento

“Ma i cinesi cosa vogliono da me?” , pensa André mentre sale sul treno per Oerlikon. La sera, finito di lavorare prende l’auto e si reca dai suoi genitori in Ticino per rilassarsi e togliersi quei pensieri dalla testa. Ma a casa dei suoi genitori la situazione degenera. “Mi hanno seguito fino a qui” , pensa André non appena si è sistemato in casa. Ha sentito i commenti su di lui, ne è sicuro. Quelle voci che vengono da chissà dove. Esce a fare due passi ma la situazione è insostenibile. È bombardato dai commenti dei passanti. Voci che rimbombano nella sua testa. È come se ogni passante lo riconoscesse e fosse a conoscenza dei piani degli svizzeri e degli italiani.“È lui vero?”; “Sarai un gran politico!”; “Ma cosa ci trovano di tanto speciale in lui?”: sono solo alcuni dei commenti dei passanti che ha sentito. La situazione è insostenibile. Tornato ha casa, si chiude nella stanza. Spegne la luce e si sdraia sul letto. La testa gli pesa. Poi il buio. 

La diagnosi

“André – il dottore inizia a parlare in tono grave -, lei ha avuto uno scompenso psicotico acuto. Tutto quello che mi ha raccontato delle persone che la seguono è una sua invenzione. Lei è fortemente paranoico e ha allucinazioni uditive. Sente voci che non esistono”. “Uno scompenso psicotico? – chiede André -. E che cos’è?”. Il termine indica un disturbo mentale grave caratterizzato da un distacco dalla realtà. Durante un episodio psicotico le persone hanno spesso allucinazioni: vedono, sentono e odorano qualcosa che non è presente. Inoltre, possono sviluppare pensieri irrealistici grandiosi o persecutori, fino a veri e propri deliri megalomanici o paranoidi. Proprio come André, che era convinto di essere seguito e osservato. Le cause che portano a un primo scompenso psicotico sono le più diverse: abuso di sostanze (alcol, marijuana, altri stupefacenti), stress e troppo poco sonno, eventi felici o tragici (matrimonio, nascita, trasloco, separazione, decesso). Nella maggior parte dei casi però vi è una predisposizione biologica della persona che a seguito di uno o più fattori di stress sviluppa un primo scompenso psicotico.

Ripresa e ricaduta

“Ho passato sei mesi a casa dei miei genitori a riposare prendendo dei farmaci – racconta André –. Dopo mi sentivo di nuovo in forma e sono tornato a vivere normalmente. Sono persino andato in vacanza negli Stati Uniti”. Lo scompenso psicotico è un disturbo mentale temporaneo da cui ci si riprende. Nei casi più fortunati l’episodio rimane un caso isolato. Per quelli meno fortunati, quando gli episodi psicotici si ripetono, quel primo scompenso può essere l’inizio di malattie mentali gravi come la schizofrenia o il disturbo bipolare.
“Quando mi sono sentito di nuovo bene ho cercato e trovato un nuovo lavoro a Zurigo e mi sono trasferito di nuovo in città”, racconta André. Ma non è stato fortunato. “Dopo pochi giorni ho iniziato ad avere le paranoie – racconta André –. Ho subito lasciato il lavoro e sono tornato in Ticino a curarmi”. Ma non è bastato a evitare un secondo scompenso psicotico ancora più acuto del primo. E di nuovo André ha sviluppato la convinzione di essere una persona speciale che tutti volevano per affidargli ruoli chiave in politica o nel settore privato. “Stavo bene e vivevo normalmente – racconta André – ma continuavo a sentire voci nella mia testa di persone che conoscevo e di estranei che mi dicevano quanto ero speciale. È stata un’esperienza assurda”.

Percezioni ed emozioni 

Ad André è stata diagnosticata la schizofrenia. E non è il solo. La malattia colpisce una persona su cento; ciò significa 84mila persone in Svizzera. La malattia non implica alcuna “doppia personalità” del buono (il Dottor Jekyll) e del cattivo (Mister Hyde) come spesso si crede, erroneamente, nell’opinione comune. Le persone che soffrono di schizofrenia perdono il contatto con la realtà quando sono in una fase di scompenso acuto. La malattia presenta due tipologie di sintomi: i sintomi positivi e i sintomi negativi. I primi sono percezioni aggiuntive che una persona sana non prova e includono le allucinazioni e i pensieri deliranti e paranoici. I secondi sono sentimenti ed emozioni che una persona normale prova mentre uno schizofrenico no e includono l’apatia, l’appiattimento affettivo e la perdita d’iniziativa. Per via di tutti questi sintomi le persone affette da schizofrenia hanno difficoltà a integrarsi nella società e nel mondo lavorativo e hanno bisogno di sostegno.

I medicamenti

I farmaci aiutano. Nell’80% dei casi i sintomi migliorano da quando i pazienti vengono trattati coi farmaci antipsicotici. “Non c’è un farmaco che va bene per tutti – racconta André –, ogni persona deve trovare il farmaco e il dosaggio che funzionano per lui”. Anche André sta provando diversi farmaci per trovare una soluzione consona per lui. Tutti i farmaci antipsicotici presentano degli effetti collaterali che a dosi elevate possono limitare le attività dei pazienti. La soluzione auspicata deve quindi proteggere dai sintomi della malattia e allo stesso tempo non causare troppi effetti collaterali. 

La nuova realtà

La vita va avanti, anche con la schizofrenia. Alcune porte si chiudono ma altre si aprono. “Ho passato i primi anni ad aspettare di guarire e tornare a fare la vita di prima – racconta André – come un cieco che aspetta impaziente di riavere la vista”. Alcune persone affette dalla schizofrenia col tempo possono guarire completamente. La maggior parte però rimane fragile tutta la vita e soffre di crisi a intervalli irregolari. “Un giorno ho smesso di aspettare – racconta André –, ho capito che dovevo crearmi una nuova vita entro i limiti che mi imponeva la malattia”. L’unico vero problema di André è che non riesce a stare in posti troppo affollati. La sua mente è fragile e non regge una situazione di forti stimoli come quando ci si trova in mezzo alla folla. Per questo deve evitare di stare in posti gremiti per non rischiare di avere ricadute. Ma a parte questo può vivere normalmente. E così si è attivato e per caso ha scoperto la passione di scrivere romanzi. Un’attività che può tranquillamente svolgere tra le sue quattro mura domestiche. 

Nota: i fatti riportati in questo contributo si basano su eventi realmente accaduti, nomi e luoghi sono invece inventati.

LA MALATTIA

La schizofrenia è una psicosi. Il termine raggruppa un insieme di malattie che implicano generalmente una perdita di contatto con la realtà. Le psicosi affliggono la mente colpendo principalmente il comportamento. Tra le psicosi più frequenti troviamo la schizofrenia, i disturbi bipolari e schizoaffettivi, i deliri paranoidi e alcune forme di depressione psicotica. La schizofrenia si distingue per due tipi di sintomi. I sintomi positivi si aggiungono all’esperienza del soggetto e ai comportamenti abituali (per esempio: deliri, idee insolite e irreali, voci che solo il soggetto sente). Mentre i sintomi negativi sottraggono qualcosa alle capacità della persona (per esempio: umore monotono e piatto, perdita del piacere, perdita della motivazione e dell’energia). La malattia è caratterizzata da possibili ricadute a intervalli irregolari. Lo sviluppo della malattia è incerto. Su 100 pazienti affetti da schizofrenia il 20% si riprende completamente dopo la prima crisi acuta, il 50% soffre di parecchie ricadute ma tra un periodo di crisi e l’altro sta bene e può condurre una vita normale, mentre il 30% ha bisogno di un trattamento ininterrotto con dosi elevate di medicamenti e ha difficoltà a vivere una vita autonoma.
(fonte: schizinfo.com)

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