La natura che cambia
In che modo i mutamenti climatici e l’innalzamento della temperatura influenzano la flora e il paesaggio? L’opinione di Gianfranco Giustina, curatore dei Giardini delle Isole Borromee.
Di Stefania Briccola
Pubblichiamo un contributo apparso in Ticino7, allegato del sabato a laRegione.
“Per affrontare l’emergenza climatica ricominciamo dall’educazione ambientale nelle scuole. I ragazzi devono staccarsi dallo smartphone e da internet per tornare alla natura”. Lo dice Gianfranco Giustina, curatore dei Giardini delle Isole Borromee sul Lago Maggiore, che veglia come una sentinella su questo angolo di paradiso e sui mutamenti del clima. Del suo lavoro sul campo si è accorta la Royal Horticultural Society di Londra; non a caso l’esperto, allievo e amico di Sir Peter Smithers – politico e membro dell’intelligence britannica, padre di uno stupendo giardino botanico privato a Vico Morcote, ndr –, nel 2014 è stato insignito della Veitch Memorial Medal che viene conferita a chi ha più contribuito nel mondo alla conoscenza scientifica del giardinaggio. Con i recenti cambiamenti del clima le temperature medie sono più elevate e di conseguenza si hanno fioriture anticipate, cicli imprevedibili di crescita delle piante e stagioni inusuali. Abbiamo raccolto le impressioni di chi è abituato a scandire il tempo al ritmo della natura, cercando di catturare uno sguardo insolito su un paesaggio straordinario, e certo non estraneo al Ticino.
Gianfranco Giustina, quali sono gli effetti più evidenti del mutamento climatico sulle isole Borromee e sul territorio del Lago Maggiore?
“I più evidenti cambiamenti del clima in atto riguardano la nebbia, che è praticamente sparita. Le giornate nebbiose, caratteristiche del Lago Maggiore, sono oggi solo un ricordo lontano. Lo stesso vale per la brina, che arrivava verso la metà di ottobre, mentre di recente ha fatto una fugace comparsa una mattina di fine novembre. Tra l’altro la temperatura in quel periodo si aggirava intorno ai 12 °C, nonostante il cielo nuvoloso e le montagne innevate. Ultimamente abbiamo avuto estati caldissime, con bolle d’aria africana, mentre in passato eravamo soggetti alle perturbazioni delle Azzorre. D’inverno nevica molto meno di prima e capita che a fine aprile le montagne siano già spoglie. La neve, bagnata e pesante, provoca spesso valanghe e danni agli alberi”.
Quanto durano le fioriture in primavera nei vostri giardini?
“A causa delle punte di caldo in aprile le azalee durano pochissimo. Qualche tempo fa la fioritura delle camelie si protraeva fino alla metà di maggio, invece adesso a metà aprile non c’è più nemmeno l’ombra e lo stesso vale anche per le azalee che se si mantengono fino al 10 maggio è già un successo. Questi piccoli fenomeni solo dieci anni fa non erano così evidenti. Forse la gente non li percepisce ancora…”.
Come è stato lo scorso autunno?
“Anni fa i colori autunnali nei parchi si notavano verso la metà di ottobre, mentre ora in quel periodo dell’anno è ancora tutto verde e le tonalità caratteristiche della stagione sopraggiungono a novembre quasi con un mese di ritardo”.
A quali fiori avete rinunciato sulle Isole Borromee?
“Non possiamo più piantare alcuni tipi di tulipano, perché fiorirebbero quando le isole sono ancora chiuse al pubblico. Se andiamo avanti con questo clima, così caldo, si salveranno solo poche specie di rododendri e azalee sul Lago Maggiore”.
Che cosa succede alle piante da frutto con questo clima impazzito?
“Da qualche anno a questa parte non è più possibile raccogliere le ciliegie. Gli alberi ne producono pochissime perché vengono a mancare le api, ma anche per via del caldo. Le piante di cachi non riescono a portare frutto. Ho notato che nella zona di Solcio di Lesa, votata a questa coltivazione, quest’anno il raccolto era quasi nullo”.
Quale importanza hanno insetti come le api nei nostri giardini?
“Il peso dell’impollinazione è incommensurabile per l’ecosistema: senza le api centinaia di piante scomparirebbero”.
Che ruolo hanno gli alberi nel mitigare gli effetti dell’emergenza climatica?
“Gli alberi sono fondamentali per fronteggiare il cambiamento climatico, compensare le emissioni di CO2 e proteggere la biodiversità. Ognuno dovrebbe piantare almeno 70 alberi nel corso della propria vita. Sono felice che in alcuni paesi ci sia una giornata dedicata. A scuola bisognerebbe celebrare la festa degli alberi e fare di più per conoscere meglio questi pilastri del nostro ecosistema”.
Quali cambiamenti ha osservato di recente alla luce della sua esperienza?
“Le Isole Borromee, come le Isole di Brissago, ospitano giardini di acclimatazione che nascono per essere delle oasi in cui vedere l’esotismo. Quello che si fa adesso era impensabile quindici anni fa. Alcune palme delle Canarie, qualche varietà di Yucca, certi Phormium della Nuova Zelanda e taluni mirti adesso vivono con una facilità incredibile nei nostri giardini mentre prima bisognava ripararli d’inverno. Siamo avvantaggiati per l’acclimatazione di alcune piante, invece altre soffrono. Dallo scorso anno abbiamo un banano da frutto da cui è spuntato per la prima volta un casco di banane… Su dieci varietà di banani solo cinque se ne sono salvati in dieci anni, e solo uno ha dato frutti”.
Come ha influito la globalizzazione sulla tutela della biodiversità?
“L’uomo ha selezionato con il tempo la frutta e la verdura più adatte a certi luoghi a seconda del clima. La globalizzazione ha pensato solo a mettere a punto un sistema economico perfetto di produzione abbandonando la biodiversità che è il risultato di ricerche di lungo corso. Ci sono voluti anni per trovare la mela che poteva crescere a 2’000 metri di altezza o il pomodoro che poteva resistere senza malattie nella nostra zona. Tutte queste cose sono andate perse. Non c’è quasi più nessuno che salva i semi e i bulbi. Sono rimasto senza parole quando nella zona di Briga e di Sion ho visto dei meravigliosi alberi di albicocco e i mercatini che vendevano la frutta locale”.
Quali fiori siete riusciti a mantenere sulle Isole Borromee?
“Ci sono varietà che non si trovano quasi più e che sull’isola vengono conservate e moltiplicate. Per esempio le piante di Alternanthera usate per la mosaicoltura e i disegni, nelle aiuole e nel verde delle piazze, come il famoso orologio fiorito a Ginevra. Nel giardino all’italiana sull’Isola Bella spicca lo stemma dei Borromeo che viene realizzato con questa pianticella”.
Quali sono le mode da scoraggiare in tempi di emergenza climatica?
“Trovo fuori luogo vedere d’inverno composizioni e mazzi con i mughetti e vari fiori estivi. Penso solo allo spreco di carburante per trasportare in aereo i fiori e la frutta fuori stagione da una parte all’altra del mondo. Si può mangiare l’uva fresca fino a Natale, ma a gennaio, febbraio e marzo non c’è. bisognerebbe imparare a conoscere la frutta di stagione e bisogna contenere l’uso dell’acqua nei giardini. Qualcuno esagera per avere il prato verde come in Nuova Zelanda e danneggia così altre piante. La pacciamatura – ricoprire il terreno con teloni per proteggerlo e conservarne l’umidità, ndr – è una pratica fondamentale per far vivere meglio le piante e sprecare meno acqua in giardino”.
Che opinione si è fatto degli scioperi per il clima ‘Fridays for future’ lanciati da Greta Thunberg?
“Trovo questo fenomeno positivo, perché i giovani hanno recepito il messaggio dell’emergenza climatica. Spero che l’obiettivo delle manifestazioni sia la sensibilizzazione a largo raggio sul tema con soluzioni concrete e non una protesta per insoddisfazione. È ora di introdurre nelle scuole, a partire dall’asilo, l’educazione ambientale. Bisogna restituire ai bambini il contatto con la natura. La rete internet e i social network hanno portato via felicità e spazio ai giovani, che passano ore al computer o con lo smartphone e l’iPad in mano”.
Come vede il territorio del Canton Ticino?
“Anche il vostro è un microcosmo da proteggere. Viviamo in questo lembo di paradiso in cui siamo ospiti e dobbiamo consegnarlo intatto ai posteri”.