Oltre il ‘solito’ Woodstock

Cinquant’anni fa (e pochi mesi prima del Festival di Woodstock) allo Zecchino d’Oro faceva la sua comparsa Tippy, ‘il coniglietto hippy’

Di laRegione

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

Gli hippie erano ben strani, non si può negare. Però come dimenticare quel sogno pacifista, l’esplosione floreale, e anche il fatto che tutti andavano a letto con tutti e nessuno rifiutava nessuno, per non risultare scortese (per quanto nella cosa esistano dei pro e dei contro). «È un fottuto hippy che puzza di sudore». Così all’Atari, nei primi anni Settanta, chiamavano il giovane Steve Jobs, che non faceva la doccia convinto che il regime vegetariano a base di frutta lo avrebbe preservato dagli odori corporei. L’azienda gli fece fare il turno di notte, quando tutti erano via.
Anche lo Zecchino d’Oro del 1969, cinque mesi prima di Woodstock, fece dell’ironia sul mondo hippie. Con incipit andino e tutto il resto a metà tra Good vibrations e My generation, Tippy il coniglietto hippy è la storia di un leporide che «vuole seguire la moda d’oggidì» e «vorrebbe solo fiori a pranzo e a colazion» e dunque «l’erba tenerella rifiuta di mangiar». Arrivando fino in fondo, si scopre che quattro giorni dopo, «con il pancino vuoto», il povero Tippy che «ai fratelli che mangiano l’erbetta» diceva «siete dei matusa, non vi so proprio scusar», non sogna più «giardini di rose e ciclamini», ma solo «buon trifoglio». Insomma, al piccolo Paolo Lanzini, che di suo ci metteva una «r» moscia che faceva più matusa che hippie, la discografia mise in bocca una presa per i fondelli del peace&love che ha i doppi sensi, nemmeno troppo subliminali, di Papaveri e papere.

«Il coniglietto Tippy è diventato hippy e balla arcicontento tum-tippe-tum-tippe-tum»
(brano tratto dal brano Tippy il coniglietto hippy di Paolo Lanzini, 1969)

«Nell’atrio c’è un ragazzo hippy che dice che non se ne va finché non gli diamo un lavoro. Dobbiamo chiamare la polizia o farlo entrare?»
(brano tratto dal libro Steve Jobs di Walter Isaacson, 2011) 

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