Guerra glaciale. Quando la crisi scende da Nord

Al Circolo Polare Artico i ghiacci si sciolgono ed ‘emergono’ preziose risorse. Le relazioni tra Russia, Paesi scandinavi, Canada e Stati Uniti si surriscaldano.

Di laRegione

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

Chiedendo in giro chi potrebbe attaccare oggi la Svezia, «la risposta è stata “la Russia”, a causa degli interessi economici (…). C’è la sensazione che il gasdotto North Stream, che passa nelle acque svedesi, possa essere una delle ragioni per cui la Russia potrebbe eventualmente attaccare la Svezia» ha dichiarato Christoffer Nordenrot, attore e sceneggiatore del film Unthinkable. Firmato dal collettivo Crazy Pictures (cinque fenomenali youtuber), il film è un colossal di grande suspense, realizzato anche grazie al crowdfunding – 300mila corone svedesi in 24 ore, circa 33mila franchi svizzeri –; è la storia di uno scontro familiare (ma anche politico), un giovane che viene coinvolto in una vicenda di fantascienza alla John Carpenter. Ovvero un’invasione con armi chimiche della Svezia da parte della Russia. «La minaccia dei russi viene sentita nel nostro Paese fin dai tempi della Guerra fredda. In Svezia non ci sono conflitti da più di 300 anni e nonostante ciò l’attacco fa da cortina alla storia». 

Passaggio a nord-est
Negli ultimi 5 anni il governo russo ha creato 9 istituti per l’addestramento militare dei giovani, come la scuola navale di Murmansk. Nel Mar Glaciale Artico la Russia ha una posizione dominante: le sue coste occupano quasi la metà delle terre e i rapporti di forza sono diversi rispetto a quelli vissuti a livello mondiale. Nel Consiglio Artico ha lo stesso potere degli altri Paesi ma, dopo l’ingresso della Cina come osservatore, gli equilibri sono cambiati. A seguito della crisi ucraina e delle sanzioni imposte da Europa e Stati Uniti, Mosca si è alleata con Pechino per la costruzione di un enorme impianto di produzione di gas naturale liquefatto nella penisola di Jamal, dove si trovano alcune tra le più grandi riserve del mondo. Al di là del circolo polare artico, si calcola che vi siano dal 13 al 30% delle risorse di idrocarburi. Attingere a questi giacimenti oggi è molto dispendioso e difficile, ma i ghiacci continuano a sciogliersi e si stanno aprendo nuove rotte marittime che riducono notevolmente le distanze tra Asia ed Europa: quella del Mare del Nord, che sfrutta il passaggio di nord-est accanto alla Russia; la rotta transpolare, attraverso il polo nord; e il passaggio a nord-ovest, passando per l’arcipelago artico canadese. 
Un’altra ricchezza dell’Artico sono le terre rare: minerali come il neodimio, il disprosio e il terbio, utili per lo sviluppo di nuove tecnologie digitali e pulite, potrebbero contribuire a rallentare il riscaldamento globale, ma l’attività estrattiva produrrebbe nuove emissioni di anidride carbonica. In base allo studio dell’Arctic Monitoring and Assessment Programme, entro il 2100 potrebbe verificarsi un innalzamento del livello dei mari di 25 centimetri con gravi conseguenze su città come To-kyo, New York e sulle coste densamente popolate della Cina. 

Il denaro o l’ambiente?
Dopo che le trattative per l’ingresso dell’Islanda nella UE sono naufragate, Pechino si è avvicinata a Reykjavik, aprendo qui una grande ambasciata. Sta cercando anche di entrare in Groenlandia – ora sovvenzionata da Danimarca ed Europa –, dove si trovano le maggiori risorse della regione artica. Ciò fa aumentare le tensioni con gli Stati Uniti, che considerano l’isola parte del Nordamerica e zona strategica per la difesa del loro territorio. 
In questo scenario, c’è da auspicarsi che tra questi Paesi il ghiaccio si sciolga, ma soltanto perché affrontino insieme il problema del riscaldamento climatico, invece di pensare ognuno ai propri interessi economici.

PER SAPERNE DI PIÙ – Tra libri e film
Già nel 1946, il Nobel per la letteratura Halldór Laxness (1902-1998) scrisse La base atomica (Fratelli Fabbri Editori), un romanzo sulla minaccia alla vita degli islandesi dopo l’installazione di una base militare statunitense a Keflavík. Nel Natale 1970 lanciò un monito contro la distruzione del patrimonio ambientale islandese, in seguito alla costruzione di una serie di centrali idroelettriche, in un articolo
sul Morgunblaðið ora pubblicato in italiano in The Passenger – Islanda (Iperborea). Un pezzo di denuncia politica e sociale di incredibile attualità che anticipava la realtà – raccontata oggi nel film La donna elettrica dell’islandese Benedikt Erlingsson – nel quale una signora lotta contro le multinazionali siderurgiche che attentano alla sua terra. Per farsi invece un’idea di come fosse il mondo groenlandese prima che cominciassero a sciogliersi i ghiacci e l’isola iniziasse a diventare un luogo turistico, il consiglio è di leggere i libri dello scrittore danese Jørn Riel, che ha trascorso 16 anni tra i cacciatori locali. E per avere una descrizione scientifica di come potrebbe essere la Terra fra 30 anni procuratevi 2050 – Il futuro del nuovo Nord (Einaudi) di Laurence C. Smith. 

 

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