I nomi delle stelle

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Di laRegione

Nel linguaggio sportivo enfasi, neologismi e metafore abbondano. Tra gli ambiti giornalistici è certamente quello dove la fantasia a volte parrebbe non avere limiti, e le «penne buone» raggiungono le vette del sublime. Certo, non tutti sono Gianni Brera, che prima di essere un giornalista era un autore, e dunque con un controllo di vocabolario e lingua scritta invidiabili. Forse solo lui – ahinoi, scomparso ormai da un quarto di secolo – sarebbe stato in grado di etichettare Roger Federer con uno dei molti e azzeccatissimi soprannomi con i quali si divertiva a identificare allenatori e campioni del calcio (ma non solo). Certo, potrebbe obiettare qualcuno, «Re Roger» non è malaccio; ma per il campione, la cui la voglia di vincere pare proprio non mancare, servirebbe qualcosa di più incisivo che non i soliti «migliore di sempre», «più grande», «Swiss Maestro», «leggenda»… senza scomodare ben più impegnative divinità e figure religiose. In questo numero di Ticino7 non ci lanciamo nella creazione di nuovi nomignoli e iperboli sportive, ma vi raccontiamo l’uomo Federer. Lo ha fatto per noi la collega della redazione sportiva de laRegione Sabrina Melchionda, che ha sondato alcuni aspetti della personalità e del percorso di crescita del grande tennista basilese. Tornato ai recenti Open australiani sull’Olimpo con l’ennesimo incredibile Slam da porre in bacheca, sin da giovane anche Roger ha dovuto lavorare sodo su tecnica, attitudini personali e controllo delle emozioni per diventare il «migliore». Come dire: campioni forse si nascerà, ma per raggiungere le stelle c’è da sudare.  

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