Architettura e clima: la parola chiave è progettazione

Mentre il costruito invecchia e risanare costa, per l’ingegnere Sergio Tami gli eventi climatici estremi stanno già influenzando l’edilizia

Di Marco Jeitziner

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

Mentre il costruito invecchia e risanare costa, per Sergio Tami – ingegnere civile, esperto di fisica della costruzione, nonché perito e docente alla SUPSI – gli eventi climatici estremi stanno già influenzando l’edilizia. Il futuro è rappresentato dai giovani progettisti che, per far fronte ai continui cambiamenti, ‘devono essere curiosi, e spingersi oltre la soluzione standard. Imparare dal passato, sfruttando però le nuove tecnologie’.

I giorni di canicola fanno boccheggiare ai piani alti dei palazzi in città. Molta pioggia smuove tonnellate di detriti distruggendo le abitazioni vallerane. E basta una forte grandinata per demolire i tetti delle case. Sono alcuni degli eventi climatici estremi che anche il Ticino ha conosciuto nelle due ultime estati. Ma se nell’ultimo decennio l’edilizia ticinese viaggia a un ritmo medio di circa 565 nuove costruzioni abitative all’anno, si legge in Costruzioni e abitazioni (Ustat 2024), a che punto è la riflessione climatica tra progettisti e ingegneri?

Ticino poco adeguato?

“Gli edifici costruiti oggi saranno esposti ai cambiamenti climatici di domani”, afferma il Centro Nazionale per i servizi climatici che cita alcuni studi già avviati, come Costruire in modo adeguato al clima – le basi per il futuro, realizzato tra gli altri da MeteoSvizzera, dall’Ufficio federale dell’ambiente e dalla Società svizzera degli ingegneri e degli architetti (Sia). Una cinquantina di progetti pilota è in corso, quattro in Ticino, ma solo uno relativo al riscaldamento climatico, ovvero Clima di domani: linee guida per l’edilizia, Sud delle Alpi precursore, promosso da TicinoEnergia. Il focus è l’aumento delle temperature. “Nei prossimi decenni”, vi si legge, “le normative edilizie vigenti non risponderanno più adeguatamente ai requisiti necessari a garantire le migliori condizioni climatiche negli edifici al Sud delle Alpi”.

E in Ticino le attuali normative “tengono conto della situazione geoclimatica della regione solo in misura limitata”. Lo dicono le simulazioni al computer incrociate coi dati meteorologici, i parametri costruttivi, gestionali e impiantistici di circa 350 edifici (residenziali, scolastici e amministrativi) a Locarno e Faido.

Parco immobiliare datato

Dei 114mila edifici abitativi recensiti dall’Ustat nel 2022, più della metà (52,5%) risale a prima del 1961, ovvero un’epoca molto meno green per progettisti e proprietari. Questi ultimi, per ora, non sembrano stracciarsi le vesti. Su Economia Fondiaria (1/2022) da un lato si legge che “il problema del riscaldamento climatico rimane sempre all’ordine del giorno”, ma dall’altro “tenendo presente maggiormente il problema dell’energia”, ovvero il rincaro dell’elettricità, non la canicola o le alluvioni. La Camera ticinese dell’economia fondiaria (Catef) appoggia i risanamenti dei vecchi stabili (anche grazie agli incentivi cantonali), ma ammette che “l’aumento dei tassi d’interesse e dei costi dei materiali da costruzione pesano ulteriormente” sui proprietari chiamati a risanare (Economia Fondiaria 2/2023).

Come uscirne quindi? Secondo Sergio Tami, ingegnere civile presso Galli Group (Grono), esperto di fisica della costruzione nonché perito e docente alla SUPSI, “il tema è duplice: la cura del territorio e le modalità costruttive degli edifici. La frequenza con cui tali fenomeni (climatici, ndr) hanno luogo stanno già avendo ripercussioni sul mondo della costruzione”. E continua: “Probabilmente, vista la maggiore sensibilità, ci sarà ora un’accelerazione per identificare soluzioni adeguate”.

La questione idrica

Secondo Tami, malgrado le consolidate norme Sia, le novità nell’arte sono prima testate e poi semmai introdotte. A destare maggiore preoccupazione è l’acqua in eccesso. “Molti studi legati ai danni alla costruzione mostrano come negli ultimi 20 anni il problema principale sia legato alla gestione dell’acqua: l’evacuazione e lo smaltimento dell’acqua piovana da un lato, l’ermeticità dell’involucro dall’altro”. La Legge cantonale sui territori interessati da pericoli naturali esiste solo dal 2017, ma la sfida non è solo il nuovo che verrà, bensì il costruito attuale ormai datato. Secondo Tami, infatti, “prima di vedere benefici diretti sulle costruzioni ci vorrà del tempo. Le modifiche che saranno adottate nei prossimi anni interesseranno le nuove costruzioni, ma il ‘grosso’ del costruito risale agli anni 50 del XX secolo fino ad oggi”. E, come afferma la stessa Catef, risanare costa. Senza dimenticare, aggiunge l’ingegnere, la “densificazione del patrimonio costruito e quindi l’impatto che può avere anche un evento abbastanza limitato nella sua estensione territoriale”.

Cambiare la progettazione

Ma se risanare costa perché il costruito è datato, lo sguardo va al prossimo futuro. “Di principio le imprese di costruzione realizzano quanto viene proposto dai progettisti. Il primo cambiamento deve quindi avvenire a livello di progettazione”, afferma Tami. Ovvero negli studi di architettura, d’ingegneria e nelle scuole. Un tempo, esemplifica Tami, l’accesso agli edifici era sempre fatto di scalini, oggi invece è tutto a livello del suolo, ma così, dice l’esperto, “è chiaro che i nuovi edifici sono più soggetti a subire danni dovuti agli eventi meteorologici”. Un paradosso. Tami ricorda anche che “il mondo della costruzione è sempre più complesso, con l’utilizzo di centinaia di materiali che devono convivere tra loro, sollecitati non solo dall’acqua, ma anche dall’irraggiamento solare e dalle dilatazioni, dalla necessità di garantire un ciclo di vita durevole e riciclabile ecc.”.

Ecco perché, conclude, “i progettisti devono essere curiosi, e spingersi oltre la soluzione standard. Imparare dal passato, sfruttando però le nuove tecnologie”. La nascita alla SUPSI del Centro competenze cambiamenti climatici e territorio è per Tami un giusto “approccio interdisciplinare”, un “segnale chiaro” per proteggerci meglio dagli eventi estremi.

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