I panchinari del Metal. 10 dischi da riscoprire
20 gennaio 1982. Des Moines, Iowa. In quella tundra del metal, Ozzy Osbourne stacca la testa a morsi a un pipistrello vivo. È la scintilla…
Di Sandro “Tondo” Bassanini e Leonardo Buratti
Pubblichiamo un contributo apparso in Ticino7, questa settimana (causa festività) allegato del giovedì a laRegione.
Ozzy azzanna un pipistrello vivo, madri e padri di tutto il mondo trovarono la ragione definitiva per seguire la retta via. Quella che passava dalla scomunica della musica Metal. E mentre i genitori cercavano di bandirlo dalle loro placide magioni, ecco che le vendite di cuffie tra gli adolescenti fecero il botto.
La musica del ‘male’
Gli anni Sessanta e Settanta sono stati un’età di ‘certezze’. Alcuni genitori erano certi che i comunisti ci avrebbero rubato le case e mangiato i nostri bebè, parecchi genitori credevano che il Giappone potesse fabbricare solo paccottiglia elettronica da quattro soldi, mentre TUTTI i genitori sapevano che il Metal era il male per i loro figli, un veleno musicale che li avrebbe inevitabilmente spinti verso una vita di odio, droghe, crimini e violenza. Ma il Diabolus in Musica – quel tritono che puoi leggere come una quarta eccedente o una quinta diminuita – stava già fermentando dentro alle melodie dell’epoca, anzi: c’era già dentro da secoli. Arrivati alla fine degli anni Sessanta, mentre la San Francisco del ‘Peace & Love’ cominciava a sfibrarsi, tutto era pronto. Ed eccoci al METAL.
Una volta morso dal metal, lo amerai finché campi. Nella mia vita non ho mai – dico, mai – incontrato un fan del metal che se ne sia allontanato, che abbia ripudiato la sua vecchia vita di metallaro, o che peggio ancora abbia finito per criticarlo. I fan del metal sono in mezzo a voi, e magari nemmeno ve ne accorgete. Sono i commercianti, i medici, i dirigenti, i camionisti, i contadini, i bancari che incontrate ogni giorno (anche il pediatra dei nostri figli? Brividi, ndr). E non pensate che siano solo maschietti. Ovunque ci sono LEGIONI di metallare, e alcune potrebbero essere le vostre madri. I metallari si riconoscono a vicenda, sentiamo quel suono e le nostre teste iniziano a dondolare a ritmo, ci guardiamo e ci sorridiamo, e in un niente ci troviamo ‘horns up’ e ‘headbanging’, e se non sapete di cosa stiamo parlando, impossibile tradurvelo. È una comunità, la nostra, che va oltre qualsiasi barriera economica e sociale.
Avanti signori, non abbiate timore…
La persona con la quale mi trovo qui oggi è non solo un ‘connoisseur’ della musica metal, ma anche il proprietario di una delle collezioni del genere più incredibili al mondo: Leonardo Buratti. La sua ‘caverna del metal’ fa sbavare tutti noialtri metallari. Leonardo gira il mondo alla ricerca del pezzo raro, di quel vinile che brilla come un diamante nella storia. Insieme cercheremo ancora una volta di segnalarvi i ‘panchinari’: quei dischi di metal bellissimi che però pochi apprezzano, eclissati come sono da Black Sabbath, AC/DC, Metallica, Iron Maiden e compagnia bella. Come al solito, vorremmo far avvicinare al genere coloro che magari un po’ lo temono, e condurli così verso una vita criminale, o almeno rovinare per sempre il loro rating creditizio (cit. Frank Zappa, dal brano “Central Scrutinizer”, 1979).
LA CLASSIFICA – di Leonardo Buratti
Grazie per la presentazione Alessandro, troppo gentile, sono soltanto un collezionista, malattia che non auguro davvero a nessuno… e metallaro fino al midollo: mai mi sognerei di abiurare e che Dio (Ronnie James) mi punisca se solo mi venisse un pensiero così impuro. Allora, si parte.
10. Diamond Head, ʻBorrowed Timeʼ (1982)
Tutti i metallari conoscono la NWOBHM (New Wave of British Heavy Metal), movimento di fine anni ’70 inizio anni ’80, che al metal ha dato gli Iron Maiden e i Def Leppard. Membri di quel movimento erano anche i Diamond Head, band britannica che niente aveva da invidiare ai suddetti. Il loro disco più rappresentativo è Borrowed Time, del quale fa parte “Am I Evil”, pezzo con un gran tiro, in realtà reso famoso perché coverizzato dai Metallica (‘un gran tiro’ ce lo spiegate poi con calma davanti a un avvocato, grazie, ndr).
9. Death SS, ‘In Death of Steve Sylvester’ (1988)
Andiamo di corsa in Italia. In Italia!? La terra di Albano e Romina e Peppino di Capri? (E la Pausini dove la mettiamo? Ndromagnolo) Italia, terra Metal; e che Metal: i Death SS nascono a Pesaro negli anni ’70, il loro padre-padrone è Steve Sylvester, autore di uno splendido Hard Rock and Heavy che tanti gruppi ha influenzato. Il disco è quello della rinascita del gruppo nel 1988, quando Steve, trasferitosi a Firenze, riprende il gruppo e tira fuori un capolavoro assoluto.
8. Extrema, ʻTension at the Seamsʼ (1993)
Rimaniamo in terra italica, trasferiamoci a Milano. La band di Tommy Massara (grandissimo tifoso milanista: ascoltatevi il loro pezzo “ai tempi del Paron”; sorry, Sandro) spacca: ho scelto il loro primo LP, perché è con questo che li ho conosciuti. Violenza Thrash suonata con un’ottima tecnica. Nel ’93 li vedemmo aprire al Delle Alpi per Megadeth e Metallica. Scusatemi se è poco (si figuri, qua abbiamo ucciso per molto meno, ndr).
7. Cinderella, ʻLong Cold Winterʼ (1988)
Ci spostiamo negli USA, nei gloriosi anni ’80. A quei tempi spopolava il Glam dei Mötley Crüe e dei Poison. Noi invece prendiamo i Cinderella di Tom Keifer, da Philadelphia. Voce graffiante, rock stradaiolo, poco affine con il Glam. Long Cold Winter è il loro secondo album, Hard Rock Blues da smutandarci tutta la California dell’epoca, dove ogni pezzo vale la Billboard 100.
6. Warlock, ʻTriumph and Agonyʼ (1987)
Saltiamo nuovamente di qua dall’oceano e andiamo nella terra dei Nibelunghi. Qui troviamo i Warlock da Düsseldorf (vien da chiedersi se si debba pronunciare ‘uòrlok’ all’inglese o ‘vàrlok’ alla wagneriana, ma non siamo poi così sicuri di volerlo sapere, ndr). La band è capitanata dalla splendida Doro Pesch. Voce graffiante, bionda mozzafiato, con un grandissimo talento nello scrivere pezzi metal. L’album è il loro canto del cigno, poi ci sarà lo scioglimento. Da segnalare “All We Are”, anthem da cantare a squarciagola o “Für immer”, splendida ballad in tedesco. Quando i Rammstein erano ancora al di là del muro.
5. Sodom – ʻAgent Orangeʼ (1989)
Siamo nella Ruhr (a conti fatti meglio Pesaro, ndr). Qui ci sono tre simpatici signori che hanno scritto la storia del Thrash Metal mondiale, insieme a Kreator e Destruction. Hanno ispirato il loro concept alla guerra del Vietnam. Pubblicato nel 1989, parliamo di un disco che rivaleggia con le composizioni dell’epoca di mostri come Slayer e Testament.
4. Coroner, ʻMental Vortexʼ (1991)
Adesso restiamo a casa nostra. Qui sono di parte, ma i Coroner sono una delle migliori band di tutti i tempi. Arrivano da madre Helvetia e possono insegnare il Thrash a tante altre band osannate dal grande pubblico. Semplicemente tre fenomeni. Mental Vortex è il loro album più completo, quello che consiglio di ascoltare per tuffarsi subito nel mondo Coroner.
3. Faster Pussycat- ʻFaster Pussycatʼ (1987)
Da Hollywood, California (scemi noi che credevamo Hollywood, Alta Leventina, ndr) il vero spirito rock di fine anni ’80. I Pussycat erano grandiosi, ma ebbero la sfortuna di uscire contemporaneamente ai Guns’n’Roses di Appetite, e ne furono schiacciati. L’album è il loro omonimo di debutto, e vi porta direttamente dentro il Cathouse, locale sulla strip di Los Angeles, dove trovate tutto quello che avreste cercato in quegli anni.
2. Carnivore – ʻRetaliationʼ (1986)
La prima band di uno degli ultimi geni musicali a stelle e strisce, Peter Steel da Brooklyn. Loro secondo e ultimo album, ottimo Thrash in stile NY con venature hardcore. Il tutto condito da testi estremamente espliciti che parlano del degrado che New York viveva in quegli anni, nell’America di Reagan (per la proprietà transitiva, messa così sembra quasi merito suo, ndr).
1. Gustav Holst – ʻThe Planetsʼ (1916)
Scritto tra il 1914 e il 1916, The Planets è puro terrore Metal. Marte la Guerrafondaia è palesemente materiale da leggenda metallara. Ci siamo tenuti questo titolo per ultimo, nella speranza di convertire al “lato oscuro” almeno un musicista classico. Quanto ai fan di Star Wars che ci stanno leggendo: sappiate che John Williams ha chiaramente copiato da qui la sua “Imperial March”.
→ Eccoci alla fine. Ora dovete solo seguire il suggerimento dei Quiet Riot: ‘Bang your head, metal health will drive you mad’.
Nota della Redazione: Ticino7 declina qualsivoglia responsabilità per danni, furti, manomissioni e lesioni personali cagionati da questa lettura o dal conseguente ascolto a esseri umani, animali, piante o amanti del neomelodico.