Nei ritmi e nello spirito di Diego Calasso
‘La capoeira è uno sport, una danza, una musica da suonare e cantare. È l’arte di esprimersi in assenza di pensiero’ (che a volte annebbia la mente)
Di Natascia Bandecchi
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione
È nato il 6 giugno 1982 a São Paulo (Brasile). Cresce in un ambiente di artisti: suo papà lavorava nel mondo della musica e sua mamma creava con le mani facendo la panettiera. Adora la montagna ma non sopporta il freddo. Percussionista autodidatta, è curioso per natura, ama conoscere culture distanti dalla sua e approfondire il senso dell’essere umano. È affascinato dal sapere degli anziani, perché sente che attraverso le loro esperienze si può imparare infinitamente. Ha studiato affiancato da maestri della cultura brasiliana popolare. La sua esistenza cambia a 13 anni, dopo aver incontrato la sua guida spirituale, Mestre Brasilia, che gli insegna la sacralità della capoeira e lo accompagna nel suo cammino di crescita personale togliendolo da un avvenire poco promettente.
Quando varco la soglia di casa di una persona che non conosco, le mie “antenne” sono molto attente a quello che intercettano. L’ambiente in cui si vive può dire molto di noi. Il “nido” di Diego e Maike (la sua compagna) mi ha catapultata in un luogo caldo, luminoso, colorato, accogliente. Celebrità del panorama musicale brasiliano appese in bella vista in salotto: da Elis Regina a Os Mutantes. Una camera adibita a sala prove dove c’è un luna park per gli amanti delle percussioni: dalle congas al cajon passando per una batteria, tamburi e chi più ne ha più ne metta. Dulcis in fundo, ecco pure un angolo creativo dove sono in fase di costruzione dei berimbau (strumenti a corde per praticare la capoeira). “Attraverso la capoeira mi sento un tutt’uno con il resto dell’universo. È da quasi 25 anni che la pratico e sono grato di poterla insegnare a chi desidera conoscerla e sperimentarla. Per me è una filosofia di vita”. Diego mi parla con tono pacato ma con una luce accesa nello sguardo, sorseggia la sua tisana e aggiunge un detto di Nestor Capoeira, maestro brasiliano: “In Oriente c’è il Buddhismo Zen, in Occidente la psicanalisi e in Sudamerica c’è la capoeira: tutti strumenti per comprendere meglio sé stessi”. Le radici di questa danza/arte marziale affondano in Africa e continuano il loro cammino sino in Brasile. “La capoeira è uno sport, una danza, una musica da suonare e cantare. È l’arte di esprimersi in assenza di pensiero ricontattando quella parte di noi che spesso è annebbiata da regole o limiti autoimposti”.
Babele dei Tropici
São Paulo è la più popolosa città dell’America meridionale. Nella sua gioventù Diego ha cambiato almeno venti case, ha vissuto in lussuose abitazioni ma anche in sistemazioni più modeste ai bordi della megalopoli brasiliana definita la Babele dei Tropici. Nonostante gli alti e bassi economici, si sa, il mondo artistico può toccare vette pazzesche ma anche abissi bui. “Nonostante l’imprevedibilità della vita e alcuni contraccolpi vissuti sono grato per come sono cresciuto con la mia famiglia. Ho tre fratelli e una sorella e ci siamo sempre sentiti figli del mondo. I miei genitori ci hanno sempre trasmesso fiducia e libertà”.
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Il battito del cuore
Gli strumenti a percussione rievocano sonorità primitive, battiti che trasmettono energia e ricordano il battito del cuore, sorgente di vita: “La musica ha sempre fatto parte di me, da ragazzino frequentavo le scuole di samba e piano piano ho iniziato a buttarmi nel mondo delle percussioni, un amore che dura ancora oggi”. Diego suona in vari gruppi musicali tra cui una band appenzellese: i Rondon. “Non parlo una parola di tedesco eppure ci capiamo al volo attraverso la musica”. L’elenco delle band in cui milita il menestrello brasiliano sono molte e i generi trasversali: salsa, cumbia, samba, irish, popolare brasiliana e ticinese. Da poco ha fondato i Sondilà, gruppo che mischia e diffonde culture musicali provenienti da diverse parti del mondo. E, siccome con le mani in mano sa stare poco, uscirà prossimamente il suo primo lavoro da solista.
Musica e amore
La serendipità è una casuale e felice scoperta che Diego ha potuto assaporare nel 2016 quando, in tournée con la sua band, passa dalla Festa di Mendrisio. Chi avrebbe mai detto che lì avrebbe conosciuto la sua compagna: Maike. “È stato un momento indimenticabile, da allora tutta la mia vita è cambiata. Mi è bastato guardarla mentre ballava da sola e ho sentito che c’era qualcosa di magico tra di noi. Mi sono avvicinato e abbiamo cominciato a danzare insieme, da allora non ci siamo più lasciati e tra un po’ nascerà il nostro bebè”. Diego proviene da una cultura maschilista e, grazie a Maike, ha conosciuto le profondità dell’essenza e del valore femminile. “Lei mi ha mostrato ciò che non conoscevo, dandomi l’opportunità di cambiare dei valori che credevo fossero assoluti”.
Un brasiliano a Lugano
Quasi 10mila chilometri di distanza tra São Paulo e Lugano. Un oceano che separa due continenti e una cultura agli antipodi di quella che oggi vive Diego. Mica semplice! Ci vuole tempo, impegno, curiosità e la messa da parte del pregiudizio. Eh sì, mica l’abbiamo solo noi svizzeri impeccabili: possono cavalcarlo tutti il giudizio. “Ci ho messo un po’ ad adattarmi al ritmo di qui. Ero abituato alla confusione, alla povertà in ogni angolo della città. Sono cresciuto in un ambiente squilibrato e arrivare qui all’inizio è stato destabilizzante. Oggi mi sento più sereno e sono grato per quello che ho, ma soprattutto per chi sono oggi”.
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