Cassandre sulla torre

La Cattedrale di Losanna, da secoli, è abitata dal ‘guet’ (guardiano). Dal 2021, la figura, fino ad allora solo maschile, è diventata anche donna

Di Marco Horat

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

Tra tutte le tradizioni popolari losannesi, quella che rimane più viva, nutrita da articoli di giornale, racconti, canzoni, aneddoti, fotografie e testi di storici locali, è quella del ‘guet’ (che traduco con ‘guardiano’, anche se questa trasposizione non è esaustiva; al femminile si dice ‘guette’) della Cattedrale di Nôtre-Dame di Losanna, l’imponente edificio gotico che domina da 800 anni la città nel cuore del centro storico.

Chiesa protestante dal 1536, la costruzione della Cattedrale di Nôtre-Dame di Losanna ha inizio nel XII secolo con interventi successivi fino a quello del 1874 ad opera di Viollet-le-Duc che le ha dato l’aspetto attuale; e ricostruzioni dovute a una serie impressionante di incendi che toccarono nei secoli la città: 1219 (con decine di morti e feriti e ben 1’374 edifici distrutti), 1235, 1657, 1674, 1825 e infine 1984. Si sa come in passato gli incendi fossero una delle calamità più temute e la causa principale di enormi distruzioni, essendo il riscaldamento e l’illuminazione delle case affidati alla fiamma e le costruzioni soprattutto in legno e paglia. Incendi che venivano combattuti con mezzi pressoché nulli fino almeno al XVI secolo, quando furono introdotte le prime pompe ad acqua.

Il fuoco fu appunto la ragione per la quale le botteghe dei vetrai veneziani furono, dal XIII secolo, trasferite sull’isola di Murano dove potevano provocare minori danni. E non si può dimenticare uno degli incendi più famosi della storia: quello di Roma del 64 d.C. legato alla figura di Nerone. Gli storici antichi lo attribuirono alla follia dell’imperatore desideroso di creare uno spazio per la sua ‘Domus aurea’; molti ricordano forse il film del 1951 con Peter Ustinov nei panni di Nerone che accompagnandosi con la lira canta la caduta di Troia di fronte alla città in fiamme. Gli studiosi moderni mettono però in dubbio il racconto degli autori antichi, nemici politici di Nerone, preferendo parlare di cause naturali.

Una figura nata per sorvegliare gli incendi

Così nel 1405 il vescovo di Losanna Guillaume de Menthonay, insieme ai rappresentanti dei quartieri della città, emette un’ordinanza divisa in undici capitoli per regolamentare la sorveglianza contro gli incendi. L’articolo 5 precisa ad esempio che a ogni ora della notte uno dei guets della torre della cattedrale è obbligato a gridare l’ora e a tenersi in contatto con gli altri guets di terra dei quartieri cittadini, che a loro volta sono tenuti a rispondere alle chiamate, sotto pena di…; e questo in funzione di avvistamenti e tempestive segnalazioni di incendi tramite il suono di una campana, così da poter organizzare i soccorsi e impedire il diffondersi di un focolaio al resto della città.

Il guet scandiva ad alta voce le ore della notte e le suonava, ma era anche una sentinella, colui che dall’alto poteva per primo, in caso di pericolo, lanciare l’allarme. Una specie di notturno Grande fratello ante litteram, o se preferite di telecamera vivente. Un’istituzione che attraverso infinite modifiche si è mantenuta fino ai nostri giorni, difesa dai cittadini con lettere ai giornali e raccolta di firme, quando negli anni 60 vi fu una proposta di abolire la figura del guet per le solite ragioni di risparmio.

A Losanna il guet continua ad esercitare la sua presenza in cima alla torre della cattedrale a 40 metri di altezza, sospeso ‘tra terra e cielo’, 365 giorni all’anno; dagli anni 60 solo tra le 10 di sera e le due del mattino, ricordando ai nottambuli e agli insonni lo scorrere del tempo. C’est le guet. Il a sonné dix… grida ad alta voce ai quattro angoli del campanile, con le mani davanti alla bocca a mo’ di megafono. Il a sonné onze

Oggi è un impiegato alle dipendenze del Dipartimento infanzia, gioventù e quartieri (Dejq) della Città di Losanna; anzi ve n’è più di uno, perché i giorni e i turni da coprire sono numerosi. Il titolare ufficiale della carica è dal 1° gennaio 2024 Alexandre Schmid che sale sul Beffroi cinque volte a settimana, coadiuvato da sei volontari di ogni età e professione che coprono a turno i due giorni restanti. Tra di loro, e veniamo alla notizia, la prima donna della storia secolare del guet: si tratta di Cassandre Berdoz, 31 anni, già impiegata in una agenzia di comunicazioni e appassionata viaggiatrice. È stata ufficialmente assunta nel 2021 come remplacente.


© Noura Gauper

Quando e come le è venuto in mente di diventare guette della Cattedrale?

Un sogno coltivato fin da ragazza. Io sono losannese e sono dunque cresciuta avendo ben presente questa tradizione. Durante i miei studi avevo conosciuto la figlia del guet di allora; mi sono subito riproposta di conoscerlo di persona. Così una volta sono salita sul Beffroi della Cattedrale e gli ho parlato. Lì mi sono detta: è quello che voglio fare anch’io! Più tardi, nel 2019, c’è stato a Losanna lo sciopero delle donne e in quell’occasione quattro ragazze erano salite sul campanile per gridare simbolicamente l’ora ai quattro venti. Così la Città di Losanna ha promesso che in futuro ci sarebbero potute essere anche delle guette, e non solo dei guet. Quando è stato bandito il concorso ho inoltrato la mia candidatura, come hanno fatto tante altre donne. È stata lunga, ma alla fine il mio sogno si è realizzato e ho avuto il posto.

Cosa ha provato la prima volta che ha dovuto salire da sola i 153 gradini della scala a chiocciola del campanile? Piccoli passi sì, ma nella storia della città…

Una grande emozione. Ero anche tesa, temendo di non fare bene quello che dovevo; in basso si era riunita gente, la mia famiglia e tutti gli amici per vedermi e ascoltarmi. Inoltre mi rendevo conto che il momento era importante per l’intera città, che assisteva a un cambiamento epocale, e che io ne ero in quel momento la protagonista.

Oggi naturalmente il discorso avvistamento incendi è stato accantonato e neppure la voce, per quanto sostenuta, arriva più tanto lontana come un tempo, sia per i rumori del traffico (seppure ridotto nelle ore notturne), sia perché le case sono diventate più impermeabili ai suoni che provengono dall’esterno; mentre all’interno i locali sono spesso occupati da televisori e altre fonti sonore. Inoltre, chi è in giro di notte per diletto o per lavoro basterà che si tolga di tasca l’immancabile smartphone. Non ha talvolta il sentimento di fare qualcosa di non particolarmente utile?

No, non penso affatto che sia inutile. Certo dal profilo pratico non è necessario che un guet salga ogni notte sulla torre della Cattedrale per ricordare che ore sono, tanto più che dagli anni 50 le campane non sono più suonate a mano. Il guet sopravvive perché così vuole la popolazione della città che lo ha sempre difeso a gran voce; la gente ha capito che si tratta della salvaguardia di un patrimonio immateriale importante per la Città di Losanna e per la sua storia; e questo al di là di un discorso di utilità pratica.

Cassandre Berdoz mi ha dato una risposta che viene dal cuore, che si richiama alla storia e alla tradizione; forse aggiungerei anche alla ricerca dell’identità (come usa dire), per una comunità che, soprattutto negli ultimi decenni, è profondamente mutata nella sua composizione, accogliendo persone da tutto il mondo. Sperando che questa sia un’apertura e non il contrario, e che la ‘campana’ continui a suonare per tutti, senza distinzioni; un segnale di solidarietà che unisca tutti i losannesi. Tornando al pratico: quattro ore da passare in solitudine sulla cima di un campanile, da una a quattro volte al mese, col brutto o col bel tempo. Ogni sessanta minuti lei deve scandire il tempo gridando l’ora. Ma tra una chiamata e l’altra come occupa il suo tempo?

Ho detto prima che sono losannese e quindi conosco Losanna molto bene; ma dall’alto ho la possibilità di vedere la mia città in una prospettiva diversa e di fare delle scoperte ogni volta, come se ammirassi un bel paesaggio sempre in movimento. Nel locale attrezzato che ho a disposizione posso leggere, riposarmi, bere un caffè. Ma la cosa più importante è che ho del tempo libero per me stessa; questo è importante in una società come la nostra superconnessa e superstimolante: ho anche tempo di annoiarmi, il che non è necessariamente negativo. Quando sono a casa ho sempre un sacco di cose da fare (bucato, pulizie, pagare fatture ecc.) mentre quando sono lassù posso dedicare tempo ai miei pensieri. È come se vivessi per alcuni momenti racchiusa in una bolla fuori dal tempo.

Da qualche anno anche il pubblico, tramite iscrizione obbligatoria, può accedere alla torre della Cattedrale salendo la scala a chiocciola e conoscere da vicino il mondo del guet. Non la disturbano queste intrusioni notturne?

Certamente no, sono anzi un arricchimento per me e per i miei colleghi; rispondiamo alle domande che ci pongono e così possiamo far conoscere questa istituzione secolare a giovani e meno giovani, a losannesi e a turisti curiosi. Anche questa è una bella esperienza.


© Noura Gauper

Articoli simili